14.12.13

Tracce #14 | Dalle profondità del dolore

Krakatau (Mariusz Grzegorzek)
Polonia, 1986
10 minuti

"28, VIII, 1883. Anno della più grande esplosione registrata nell'isola di Krakatau. Causata da un'onda marina dell'altezza di 8 metri che ha ucciso 35.000 persone tra Java e Sumatra. I suoni del disastro si sono sentiti in Australia per un raggio di 5.000 km. In molte regioni della Terra, la temperatura è salita improvvisamente. Alcuni anni dopo l'esplosione, gli osservatori dell'Inghilterra e Stati Uniti notarono dei magnifici tramonti di color blu e la luna che diventava verde."
Impressionante cortometraggio found footage del misconosciuto Mariusz Grzegorzek, originario di Cieszyn (Repubblica Ceca), regista soprattutto di lavori teatrali e televisivi. Krakatau si forma principalmente attraverso immagini di repertorio, sottoposte ai tipici processi che solitamente caratterizzano queste produzioni avant-garde: degradazione della pellicola, inversioni al negativo, bruciature e quant'altro. I frammenti della storica catastrofe (il testo riportato qui sopra, che scorre poco prima dei titoli di coda), irrompono con forza disturbante, intersecandosi con le immagini di una donna (Katarzyna Bargiełowska) internata nell'umida cella di un'ospedale psichiatrico. Dopo aver rivissuto alcuni flashback di un presunto passato (forse la sua infanzia), la paziente viene improvvisamente colta da una spaventosa crisi psicotica, proprio mentre l'immagine di un aereo sprofonda nel mare. L'impatto è violentissimo; le acque si sollevano, i muri della cella sono sconquassati dal movimento tellurico, il corpo cerca disperatamente riparo. E l'imponente sinfonia del De Profundis, ci accompagna impetuoso fino all'ultimo fotogramma, dove il volto della donna, impresso a pieno schermo (sembra di rivedere quello di Isabelle Adjani in Possession), urla tutta la sua sofferenza. "Out of the depths of sorrow: dalle profondità del dolore" recita il brano dei Dead Can Dance; una frase, che sintetizza alla perfezione quest'opera inesplorata. Qualcosa che merita assolutamente di essere riscoperto, e divulgato. Devastante!...  qui

8 commenti:

  1. Inquietante. Non ti prende alla gola, ti toglie direttamente la terra sotto i piedi. Mi ha fatto tremare, mi ha letteralmente destabilizzato. Il che è strano, perché il found footage, solitamente, mi coinvolge davvero poco, ma questa dialettica interno/esterno, con quest'esterno che si ripercuote all'interno ("il corpo cerca disperatamente riparo...") è straziante e bellissima allo stesso tempo. Grazie per la segnalazione, ViS!

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    1. Stesse impressioni mie quando lo vidi la prima volta. Destabilizzante, hai ragione, penso sia l'aggettivo più corretto per definire tale lavoro. Di solito nemmeno a me il found foutage entusiasma più di tanto, ma questo Krakatau è un caso eccezionale... A proposito di found foutage: sai che non mi è dispiaciuto affatto Redemption? Anzi, credo d'averlo apprezzato forse più di te. Grazie ancora!

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    2. Davvero? Uhm, pure in Facebook mi è stato fatto notare questa mia eccessiva tiepidezza nei confronti di "Redemption". Boh, mi sa che davvero mi sbaglio di brutto lì...

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    3. Oddio, niente di memorabile intendiamoci, ed ero alquanto prevenuto prima della visione (quello che sbaglia sono sicuramente io, ma i residui di "Tabu" si fanno ancora sentire ;). Diciamo però che ho apprezzato molto il primo segmento e in modo particolare l'ultimo, quello sulla Merkel, credo più che altro per quelle decorazioni ottiche che si sovrappongono alle immagini e che fanno molto avant-garde anni '60. Sul segmento berlusconiano (ma anche quello sull'ex premier francese) invece, è meglio stendere un velo pietoso. Uno scherzo, sicuramente, come hai scritto sul post.

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    4. Curioso che proprio su Berlusconi si debba stendere un velo pietoso... :p

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    5. Guarda caso XD

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  2. "L'impatto è violentissimo; le acque si sollevano, i muri della cella sono sconquassati dal movimento tellurico, il corpo cerca disperatamente riparo." Magari mi sbaglierò, ma a me sembra che i due fatti, l'esplosione del vulcano e l'esplosione di follia, siano completamente separati. Il regista ha voluto fare un'analogia tra due eventi sconquassanti e l'ha fatta molto bene.

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    1. No, hai sicuramente ragione tu, Obsidian. Mi sono espresso male io, non specificando intanto che con il "movimento tellurico" intendendevo quello della cinepresa e il "cercare riparo" era inteso come il ricercare una condizione di serenità interiore; sfuggire a quella "esplosione di follia". Ma è chiaro che sono due tempi scollegati. Anzi, ti dirò che mi piace pensare che proprio l'evento catastrofico, possa aver successivamente innescato la follia della donna. E sotto quest'ottica, l'analogia fatta dal regista acquisterebbe ulteriore efficacia.

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