30.10.13

Echi #8 | Il poema afro-cristologico di Catherine Samie

"Io sono l'abbondanza. Io dono, e mai smetterò di donare. Ai miei seni e al loro latte non c'è fine. I miei bambini adorati e ribelli loro prendono, prendono senza dare nulla in cambio. Tagliano le mie ossa per farci carbone. Dilaniano la pelle del mio viso. Sputano su di Me e nella loro ignoranza cacano su di Me.
Marciscono su di Me e mi profanano. 
Hanno trasformato il mio corpo in un deserto. 
Perdonali perché non sanno quello che fanno.
Perdonali perché sono affamati, tanto affamati.

27.10.13

Chantal Akerman in the seventies #2 | News from Home

Chantal Akerman
Francia, Usa, 1976
84 minuti

Notizie da casa, è l'ultimo docu-film di Chantal Akerman tra quelli realizzati durante la sua permanenza a New York e di certo, il più autobiografico del periodo, in quanto gli scatti della metropoli, composti nell'estate del 1976 sempre con il sostegno di Babette Mangolte, fanno da sfondo alla voce fuori campo della regista, mentre legge le lettere che la madre le inviò dal Belgio, tra il '71 e il '73. Scritti, da cui emergono molte cose sulla vita famigliare di Akerman (la crisi economica, la malattia del padre, compleanni, vicissitudini di parentado) e che svelano inoltre, un crescente, quasi ossessivo, stato d'apprensione da parte della madre. Non è da escludere dunque, che questo impaziente desiderio di riabbracciare la figlia il prima possibile, possa aver contribuito a un probabile ritorno anticipato di Akerman in Belgio.

24.10.13

Chantal Akerman in the seventies: part #1 | Hotel Monterey

Chantal Akerman
Belgio, Usa, 1972
59 minuti

E' iniziato alla fine degli anni sessanta, per la precisione nel 1968 con Saute ma Ville, il decennio più interessante della regista/artista Chantal Akerman (nata a Bruxelles nel 1950), conosciuta dai più (specialmente nell'ambiente femminile) per quello che oltre ad essere riconosciuto come il suo capolavoro, rimane forse il più autentico film femminista della storia del cinema: Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles.

16.10.13

Tracce #12 | Ombre e silenzio

Oigo tu Grido (Ahendu nde Sapukai)
Pablo Lamar
Argentina, Paraguay, 2008
11 minuti


«Ahendu nde sapukai è un tentativo di permettere al cinema di compiersi nella sala di proiezione. Lo spettatore è molto importante e credo possa avere una partecipazione attiva e creativa. Non dobbiamo fargli fare una passeggiata ma un vero e proprio viaggio».
- Pablo Lamar


13.10.13

Sudoeste

Eduardo Nunes
Brasile, 2012
127 minuti


Alle prime luci del mattino, Clarissa muore dando alla luce Clarissa, la quale viene cresciuta dalla levatrice (una sorta di fattucchiera) in una baracca sul mare, nascosta agli occhi della civiltà, finchè un ragazzino curioso scopre della sua esistenza. Clarissa fugge per seguirlo, per scoprire assieme a lui (e per sempre, con lui) le meraviglie di un mondo a lei sconosciuto; solca le acque accompagnata dal suo cane, approda sulla terraferma e ne contempla gli spazi, il tempo, l'universo estatico che l'assorbe e che la induce a un torpore che ben presto si tramuta in sonno, sogno, eternità...

12.10.13

Echi #7 | Carole Laure: decantazione scatologica

"La via del regresso si esplica sotto forma di emetismo autoindotto, coprofagia e trance libidinosa. Sweet Movie è visione escrementizia, ed i suoi protagonisti sono il polifosfato organico degli autoritarismi; l'innalzamento patriottico diviene erezione, il quotidiano vissuto come pantomima totale"

- Angelo Iocola - Il rasoio e la luna / guida al cinema surrealista (nocturno dossier n°81)


Miss Monde '84, astro decadente: dal luccichio del fallo aureo del miliardario Mr. Kapital, al delirio surrealista della comune di Otto Muehl.
Carole Laure conturba e si contorce; sprofonda in un lavacro di fluidi dolciari e umori corporei, diffondendo così, un nuovo e stuzzicante slogan: "Provami, sono deliziosa!"... Lei o la cioccolata?

10.10.13

La Belle Bête

Karim Hussain
Canada, 2006
110 minuti


Quei pochi che hanno avuto modo (e coraggio, soprattutto), nel corso degli anni, di accostarsi al visionario cinema di Karim Hussain (classe 1974), avranno di certo compreso dell'importanza che l'onirico ha nei lavori del canadese, il suo affidarsi ai sogni/incubi personali per poi concretizzarli senza limitazioni (e forzature) dietro la cinepresa; disturbare (indubbiamente, se pensiamo a quell'esordio iconoclastico qual'è Subconscious Cruelty, 1999), ma con un'eleganza inecceppibile che lo diversifica all'istante dalla canonicità di un sottogenere (il gore) che mai come in quel periodo si rigenerava di eccessi provocatori e granguignoleschi, attraverso le pellicole (soprattutto provenienti dalla Germania) di autori quali Schnaas, Bethmann e ai quali, il nome di Hussain veniva spesso, ma a torto affiancato.

6.10.13

Geminis

Albertina Carri
Argentina, Olanda, 2005
79 minuti


L'insostenibilità di una scoperta atroce che porta inevitabilmente allo sconvolgimento della middle-class, alla disgregazione della famiglia e alla frattura della mente. Un trauma che genera l'annullamento della memoria e che al contempo, produce un meccanismo difensivo atto a sopportare quell'insostenibilità senza il quale, il dolore avrebbe probabilmente lacerato il cuore di una madre.
C'è una similarità di fondo tra Geminis e The Cement Garden - Il Giardino di Cemento (1993): entrambi trattano un argomento incandescente come l'incesto ed entrambi colpiscono nel cuore del nucleo famigliare, annientandone l'ordine morale e psichico.

4.10.13

Echi #6 | Reygadas e la Luce

“Penso che la maggior parte di ciò che oggi chiamiamo cinema non sia cinema. È teatro filmato o, peggio, letteratura illustrata. Questo, credo, non è il vero cinema. Il cinema dovrebbe essere molto più vicino alla musica. La musica non rappresenta niente, vuole soltanto trasmettere un’emozione. Odio l’idea che un film stia in effetti raccontando una storia! L’importante in un film è cosa prova lo spettatore, non la narrazione. Amo il cinema quando è inquadratura di un albero, o inquadratura del cielo, che narrano per sola giustapposizione, per suono...

2.10.13

Zephyr (Zefir)

Belma Bas
Turchia, 2010
93 minuti


L'undicenne Zefir, figlia unica e profondamente segnata dall'assenza di una madre alla continua ricerca di se stessa, trascorre l'estate nella casa dei nonni, ai piedi delle montagne del nord della Turchia, nell'attesa che la donna ritorni da uno dei suoi viaggi per riportarla in città. Le sue giornate sono scandite da continue scorribande per le colline circostanti, spesso in compagnia di un ragazzino del luogo o aiutando il nonno nella raccolta di funghi e bacche, ma il più delle volte da sola, assai più propensa a interagire con la natura e intenta a seppellire resti di animali di varia specie nel bosco. Quando finalmente la madre fa ritorno, le confida però di dover ripartire per un lavoro di volontariato all'estero e questa volta, forse, per sempre. Dopo la delusione iniziale, Zefir, determinata a non lasciarla andar via, decide di seguirla, fino ad arrivare alla cima di un'imponente altura, dove spesso la donna si ritirava in solitudine...