16.2.15

Oilfields Mines Hurricanes

Fabian Altenried
Germania, 2014
122 minuti

Salpa viaggia a bordo di una vecchia Golf II verso una destinazione ignota, alla ricerca di qualcosa che non troverà mai. Egli percorre un mondo nel quale ogni altra presenza umana sembra essersi estinta, o meglio, esiste, ma totalmente estranea alla dimensione embrionale che ingloba quest'uomo dalla personalità frammentata. L'unico corpo/organismo che lo accompagna, è un pesce primitivo (una Salpida Maxima - qui) che costui porta come una protesi sul mento e con il quale può interagire, nel corso del suo viaggio involutivo...
Se si dovesse pensare a un'ipotetica lista dei film più stratificati e impenetrabilii dell'ultimo decennio, Oilfields Mines Hurricanes, strabiliante progetto collettivo della Schuldenberg Foundation (sostanzialmente, in soldoni, un road-movie sperimentale), svetterebbe con molta probabilità in testa. L'ermeticità, però, non esclude per forza l'attrazione verso un'opera seducente che il sottoscritto considera senza dubbio tra le più ingegnose viste negli ultimi mesi, tanto che alla fine, per quante volte si possa fruire del capolavoro di Fabian Altenried, non se ne verrebbe mai completamente a capo in maniera pertinente, ma si finirebbe soltanto per inanellare ogni formulazione nell'indissolubilità del tessuto organico che lo riveste. Se è vero che possiamo individuare nei ghiacciai islandesi, e nell'evento "apocalittico" raccontato nel prologo (lo stormo di uccelli che congelatosi in aria precipitò al suolo, generando poi gli embrioni di Salpida) la stazione/origine di partenza per il viaggio migratorio di Salpa, è altresì impossibile stabilire un tempo, oltre a quello filmico, per un termine effettivo del suo percorso, nè tanto meno, un preciso spazio d'arrivo. D'altronde, la struttura concettuale dell'opera stessa lo convalida, ispirandosi all'audace composizione per organo Organ²/ASLSP (As SLow aS Possible) di John Cage (qui), una delle esibizioni musicali più lunghe in assoluto (si parla di 639 anni, ma lo stesso Cage, è sempre stato elusivo sulla reale durata del pezzo), iniziata nella chiesa di Sankt-Burchard ad Halberstadt, in Germania, nel 2001. E la sua decostruzione in quattordici episodi (intervallati dal regolare movimento di una carrellata su un paesaggio boschivo) concepiti individualmente in fase di sceneggiatura (alla quale hanno collaborato complessivamente diciotto autori, dove ognuno di loro introietta nel personaggio di Salpa una parte di sè, un lato della propria personalità) equivale alla frammentazione di Salpa stesso, come individuo. L'azzeccata scelta, infatti, di concentrare l'intero film esclusivamente su un unico personaggio, escludendo (e celando alla vista) il resto della società rafforza il concetto delle molteplici identità incanalate in Salpa, tanto da elevarlo a plausibile simulacro di un'umanità post-moderna alla deriva (più che sia, in balia delle connessioni tecnologiche), che pare avvicinarsi all'estremo punto di non ritorno. Il viaggio, assume quindi la visione metaforica di una tentata fuga circolare dove ad ogni capitolo/episodio (ogni casello autostradale*), assieme alle coordinate il viaggiatore/l'uomo si destruttura, perdendo un frammento della propria individualità. Salpa circola, fluttua, sopravvive nella più completa autonomia (aspira addirittura all'auto-riproduzione), ermeticamente avvolto un involucro placenteo invisibile al mondo esterno, immaginabilmente composto della stessa trasparenza gelatinosa di quell'organismo planctonico che ne accompagna (quasi fino a dominarne gli impulsi e le azioni, come una sorta di eylmer henenlotteriano**) l'alienante peregrinare e con il quale, testa continuamente la possibilità di una simbiosi. Interazione, che sembra ovviamente trovare maggior adattamento negli spazi naturalistici di volta in volta esplorati; luoghi, che sono l'equilibrato contrapposto al progresso mediatico (penso all'embematica sequenza del bagno/lavaggio col fango, di fronte agli schermi multicolore invasi dagli show televisivi). La natura, infatti, non può che rivelarsi congeniale alla necessità di (ri)generazione; un tuffo costante alla ricerca di un contatto quasi primordiale con elementi vitali quali l'acqua, la terra, le piante. Per Salpa, equivale ad assumerne le caratteristiche, le naturali proprietà e probabilmente, proprio nella riscoperta di suddette aree naturalistiche egli potrà ricomporre i frammenti di un'identità perduta, e (ri)costruire così, un nuovo spazio abitabile.

*Nel processo di ripresa, il percorso conduce in realtà da Berlino a Halberstadt. A ogni episodio corrisponde un diverso casello autostradale, nei pressi dei quali sono state effettuate le riprese.

**Elmer o "e.y.l.m.e.r", è il parassita protagonista del delirante Brain Damage, capolavoro gore diretto nel 1988 dal geniaccio Frank Henenlotter.

14 commenti:

  1. no va be questo lo voglio a tutti i costi !!! *:* dimmi che si trova perlomeno sub eng *_*

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    1. Immaginavo ti attirasse, in effetti dovrebbe essere nelle tue corde... Va be, scrivimi una mail :)

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  2. Ciao, ho letto la tua ottima recensione e devo dire che con questo titolo mi hai veramente conquistato;)...per questo ti volevo chiedere se il film è reperibile in qualche modo. Ciao!!
    Pietro

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    1. Ciao Pietro, ti ringrazio per l'interesse!
      Al momento, però, il film non è reperibile attraverso i comuni canali, almeno finchè non verrà distribuito, mi spiace. Per info più dettagliate, puoi sempre scrivermi una mail, se ti va...

      P.S. Bel nick (Le Gars), omaggio a Dumont?

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  3. Ciao, volevo soltanto avere la conferma che la mia mail ti fosse arrivata;)
    Un saluto

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    1. Hai fatto bene a lasciare un messaggio qui, altrimenti non mi sarei accorto della mail che, stranamente, google ha segnalato come spam. Per questo non la trovavo... Te la rispedisco io.

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    2. Ci dev'essere qualche problema, non riesco a inviarti la mail, mi segna come errore... Hai un altro indirizzo per caso?

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  4. Emh...ok. Prova a questo: pietrojoker96@libero.it

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    1. Fatto, dovrebbe esserti arrivata...

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  5. Ciao Frank! È andato tutto bene;)
    Il film l' ho già scaricato.
    Comunque ti ho mandato una mail più dettagliata. Spero non l abbia segnalata come spam..dimmi se ti è arrivata:)
    Ciao! e tante grazie!!

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    1. Ciao Pietro, in effetti ieri avevo trovato una tua mail, ti avevo anche risposto con l'altro mio indirizzo... Torno a inviartela :)

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  6. Ciao Frank!
    Finalmente sono riuscito a vedere il suddetto film;) Bhé, il lavoro di Altenreid (e delle trentasei mani alla sceneggiatura) mi ha veramente sorpreso, sinceramente non credevo di avere fra le mani un' opera così singolare, così inclassificabile...singolare e inclassificabile proprio a causa del suo radicale sperimentalismo, che difficilmente può far avvicinare OMH ad altri lavori cinematografici, lo definirei (superficialmente/erroneamente) CinemArte (contemporanea) per la sua natura incomprensibile, per l' elevata dose di surrealtà, ma anche, e soprattutto, poiché tratto lui stesso(OMH) dall' Arte (in questo caso musicale).
    Guarda, sinceramente, non riesco (ancora) a trovare le giuste parole per questo capolavoro...d'altronde non ho ancora mai scritto una vera e propria recensione, e iniziare da OMH mi sembra un po' inopportuno e sconveniente (per me) ;)
    Comunque sia non posso non ringraziarti nuovamente per avermi dato la disponibilità di poter visionare quest'opera.
    Grazie e complimenti per l'ottima rece che mi ha aiutato a visione ultimata ;)

    A presto!!

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    1. Ciao, ti capisco benissimo, non è facile trovare immediatamente, a visione ultimata (ma anche non solo in quel momento) le parole addatte a descrivere un film così singolare. Di sicuro non lascia indifferenti, OHM, e a pensarci bene non trovo affatto errata la definizione che le hai dato; CinemArte. In fin dei conti, il cinema è già di per sè arte, a maggior ragione quando si spinge nei territori della sperimentazione, di qualunque tipo essa sia. L'importante è viverlo (fruirne, metabolizzarlo, scriverne) tenendo sempre a mente la sua naturale concezione perchè il più delle volte, le immagini comunicano meglio di qualsiasi parola, o di qualsiasi testo (storico, filosofico, ecc). Mi fa piacere comunque il tuo apprezzamento, spero quindi che il "piccolo sacrificio" da me suggerito (ma onesto, è importante ricordarlo) per il recupero, sia valso la pena ;)
      A risentirci, Pietro!

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  7. Hai perfettamente ragione quando dici " L'importante è viverlo (fruirne, metabolizzarlo, scriverne) tenendo sempre a mente la sua naturale concezione perchè il più delle volte, le immagini comunicano meglio di qualsiasi parola, o di qualsiasi testo (storico, filosofico, ecc)".
    Certamente che ne è valsa la pena!! Grazie

    A presto Frank ;)

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