Pan (Anton Ginzburg)
USA, Uzbekistan, 2014
6 minuti
Partendo dalla suggestiva esplorazione di un tempio islamico avvolto in un silenzio tombale (il sonoro è completamente assente) nello stato dell'Uzbekistan (una volta repubblica dell'Unione Sovietica), l'artista newyorkese ma originario di San Pietroburgo, Anton Ginzburg, costruisce un'originale indagine sull'interazione tra le tecnologie di riproduzione attraverso il tempo. In Pan, la materialità della pellicola cinematografica si pone a confronto con l'immagine video di una tv analogica (ma il rapporto può valere anche per il digitale), che ne diffonde i propri segnali di crominanza.
USA, Uzbekistan, 2014
6 minuti
Partendo dalla suggestiva esplorazione di un tempio islamico avvolto in un silenzio tombale (il sonoro è completamente assente) nello stato dell'Uzbekistan (una volta repubblica dell'Unione Sovietica), l'artista newyorkese ma originario di San Pietroburgo, Anton Ginzburg, costruisce un'originale indagine sull'interazione tra le tecnologie di riproduzione attraverso il tempo. In Pan, la materialità della pellicola cinematografica si pone a confronto con l'immagine video di una tv analogica (ma il rapporto può valere anche per il digitale), che ne diffonde i propri segnali di crominanza.
Il proiettore 16mm che a metà film scopriremo svelare i mosaici dello spazio architettonico inizialmente contemplato ne riflette la storicità, certamente ambientale, ma più significatamente a livello evolutivo. Veniamo di conseguenza espulsi dall'arcaicità di quel temp(i)o, per essere catapultati all'interno di una dimensione puramente astratta. Ci ritroviamo così immersi in un contemporaneo che si forma come uno spazio liquido e multicolore, come se l'uomo stesso, nel corso del tempo, avesse perso la propria materialità, allo stesso modo dell'immagine infissa nei fotogrammi d'origine.
Black Rain White Scars (Lukas Marxt)
Austria, 2014
9 minuti
Con questo breve capolavoro che è Black Rain White Scars (fosse altro per l'evocazione apocalittica del titolo), rientriamo in territori più prettamente contemplativi, in quanto il perturbativo (letteralmente, da perturbazione atmosferica) lavoro dell'austriaco Lukas Marxt, trova adeguata collocazione in quel filone di cortometraggi che vivono di un solo piano sequenza a camera fissa (Light Horizon, Nictè). La location è la città di Hong Kong; la visionaria porzione di uno scenario architettonico, composto da grattacieli e strutture avveniristiche che si ergono dinnanzi all'obiettivo. Un occhio dallo sguardo aquilino (grande attenzione ai particolari - le luci degli appartamenti che si accendono, la gente che si muove al loro interno) posizionato a una certa distanza sulla sommità di un'altura, e in attesa di svelare segnali sinistri provenienti dal cielo che sembrano preludere ben oltre, che l'avvicinarsi di un semplice temporale, poichè la tempesta magnetica che presto osserveremo inglobare nell'oscurità quel paesaggio urbano, assume piuttosto le fattezze di un'imminente catastrofe dai richiami biblici. Al contrario di Pan, però, qui il suono (magistralmente ideato da Jung an Tagen) si rivela fondamentale, in quanto annuncia il cambiamento atmosferico in atto, agendo sulla percezione dello spettatore come un autentico segnale d'allerta... Gioiellino!
Austria, 2014
9 minuti
Con questo breve capolavoro che è Black Rain White Scars (fosse altro per l'evocazione apocalittica del titolo), rientriamo in territori più prettamente contemplativi, in quanto il perturbativo (letteralmente, da perturbazione atmosferica) lavoro dell'austriaco Lukas Marxt, trova adeguata collocazione in quel filone di cortometraggi che vivono di un solo piano sequenza a camera fissa (Light Horizon, Nictè). La location è la città di Hong Kong; la visionaria porzione di uno scenario architettonico, composto da grattacieli e strutture avveniristiche che si ergono dinnanzi all'obiettivo. Un occhio dallo sguardo aquilino (grande attenzione ai particolari - le luci degli appartamenti che si accendono, la gente che si muove al loro interno) posizionato a una certa distanza sulla sommità di un'altura, e in attesa di svelare segnali sinistri provenienti dal cielo che sembrano preludere ben oltre, che l'avvicinarsi di un semplice temporale, poichè la tempesta magnetica che presto osserveremo inglobare nell'oscurità quel paesaggio urbano, assume piuttosto le fattezze di un'imminente catastrofe dai richiami biblici. Al contrario di Pan, però, qui il suono (magistralmente ideato da Jung an Tagen) si rivela fondamentale, in quanto annuncia il cambiamento atmosferico in atto, agendo sulla percezione dello spettatore come un autentico segnale d'allerta... Gioiellino!
Hai veramente il dono della sintesi artistica amico .i tuoi commenti aprono sempre scenari mentali veramente trasversali e immaginifici
RispondiEliminaGrazie Valter! D'altronde è inevitabile, visto gli scenari emessi da certe perle filmiche...
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