21.2.15

The Poacher Woman of the Montafon (Die Wilderin von Montafon)

Evamaria Schaller
Germania, Austria, 2011
21 minuti

Non è una casualità, che The Poacher Woman of the Montafon, presentato all'ultimo IFFR all'interno del programma Follie surrealiste, trovi adeguata collocazione dopo la segnalazione di Oilfields Mines Hurricanes. Con l'opera di Altenried, infatti, è possibile riscontrare analogie, soprattutto per quanto riguarda la simbiosi naturalistica e la riacquisizione di uno spazio intimo, connaturale alla propria individualità, o che possa ricomporne i frammenti. Nell'operato performativo di Evamaria Schaller, i tagli sono evidenti (Handarbeiterin, verschwestern), e nel caso dell'inscrutabile docu-film/performance preso in osservazione,
l'interazione con la Natura emerge da un desiderio di profonda solitudine (dichiaratamente espresso), che la body-artist originaria di Graz, (ri)cerca attraverso l'estrema compenetrazione con un'ambiente congeniale come può esserlo lo scenario mozzafiato delle Alpi austriache; le cui montagne, i fiumi e i boschi, dominano totalmente l'immagine con i loro suoni fin dalle prime inquadrature. L'idillio pittoresco, è intercalato da suggestivi momenti nei quali la Schaller si prodiga in azioni che ripercorrono una formazione artistica, principalmente fondata sulla mortificazione della carne (date un'occhiata ad alcuni suoi lavori: Ruptura, Muscheln, hitwonder, hautlos) e che per certi aspetti, ricorda le esibizioni di artiste più note quali Gina Pane e Marina Abramovic. A frazionare ulteriormente i suddetti istanti, di spiccata matrice surrealista (come l'atto di premersi - penetrare/fondersi - a ridosso di un albero avvolgendosi con un rotolo di nylon, o fuggire nuda per il bosco, braccata come un cervo), subentra in gioco questa figura, ispirata a eventi reali, della bracconiera di Montafon, attraverso una serie di riprese found-footage girate in super 8/16, che a livello estetico, ne esaltano indubbiamente la fascinazione. E i continui close-up che stringono su quel composito intreccio di arbusti/animali/lana/carne, non fanno altro che conferire al film quell'aura ancestrale, che sembra veramente la rievocazione di un passato arcano, e a tratti, persino inquietante... Assolutamente da scoprire, qui.

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