7.3.14

Digressioni #3 | Il Grande Vuoto

La Grande Bellezza (Paolo Sorrentino)
Italia, 2013
135 minuti

Al di là dell'estetismo barocco e surreale, degli affreschi pittorici, dei palazzi monumentali, delle carrellate sopraffine, dei plein-air sinuosi e avvolgenti, delle discusse citazioni felliniane ma allo stesso modo, anche bunueliane (Il Fantasma della Libertà, Il Fascino Discreto della Borghesia).

E di altri fattori più discutibili, nonchè disfunzionali, come una sceneggiatura claudicante, in continuo vacillare tra sacro e profano; poetico e "macabro" (inteso come mostrazione di una realtà insignificante, scialba, esibita fino alla nausea) se non addirittura inesistente, in quanto inutile alla rappresentazione di questo Nulla tristemente elogiato, e che di conseguenza lasciano alquanto perplessi anche sul reale interesse critico che sta sotto a queste produzioni(1). Al di là, comunque, di quanto suddetto, nel film che quest'anno ci ha rappresentati in America (e nel mondo) aggiudicandosi l'ambita statuetta (ma possiamo considerarla realmente una vittoria?) emergono fondamentalmente due vocaboli, che a mio avviso colpiscono nel segno: Vuoto (il maiuscolo è d'obbligo) e povertà. La prima è la voce dell'inconsistenza (per dirla in sintonia con gli instancabili programmi Mediaset - visti i soldoni spesi/gettati in co-produzione, distribuzione, battage pubblicitari, etc.) e affiora nel monologo "funerario" di quel Jep Gambardella (Tony Servillo) dal perenne sguardo trasognato, che in ricordo del suo amore di gioventù vede il soffitto trasformarsi in mare, quando in realtà intrappolato nella decadenza morale che lo circonda. Ed è un Vuoto di relitti, di macerie, di fumo illuminato dalle luci del superfluo; è il Vuoto esistenziale che si addensa all'interno delle mura antiche, delle porte romane al sorgere del sole, di quella meravigliosa cornice che ancora resiste all'avanzare del tempo e che è l'unica, vera, Grande Bellezza. Una bellezza remota perchè occultata dallo sciame della mondanità contemporanea e del suo futile esibizionismo attraverso feste, trenini, passerelle, gossip, imitazioni ed elogi effimeri, opulenza, ipocrisia, ritrovi da salotto tra una generazione altolocata di pseudo-intellettuali disperati, alla deriva, che odorano già di morte come "L'odore delle case dei vecchi".
E questo Vuoto non può che generarla, la morte (la firma marmorea in apertura, "Roma o morte" è già presagio della disfatta). Quella metaforica (oltre che fisica) e che ricorre costantemente in questo teatro del grottesco. E' la morte dell'arte, prima di tutto, e al contempo dell'infanzia, obbligata a cospargere (e cospargersi) di cromatismi per cancellare il grigiore della noia; è quella dell'economia; del consumismo frenetico. E' quella definitiva della politica (del comunismo), di una sinistra imborghesita e bendata che ad oggi non sa più dove andare a sbattere la testa. E Gambardella, più di chiunque altra "salma" che popola questa triste fauna notturna, realizza, commuovendosi di fronte alle istantanee di una vita immortalata day by day, che è giunta l'ora del ritiro da quella scena sfarzosa nella quale lentamente affondava, ancor più degli altri, tanto da mirare a diventarne lo stesso distruttore: "Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire". Ma ecco che paradossalmente, è con l'inaspettata apparizione della centenaria Suor Maria, sul cui volto deturpato dal tempo traspare l'imminente sopraggiungere della fine terrena, che udiamo la seconda frase importante: "Ho sposato la povertà. Ma la povertà non si racconta, si Vive" (anche qui il maiuscolo è d'obbligo). E questa è la voce della realtà, purtroppo invisibile(2), che è poi quella in grado di farci riassaporare il gusto delle cose semplici e che veramente conta, nella, e per la Vita. Una realtà che nel film di Sorrentino si palesa in modo significativo solamente al tramontare, in quanto, come poc'anzi espresso, celata dietro quella scenografia artefatta finora esibita, ma finalmente in procinto di svanire come un soffio al vento in direzione del Colosseo. E' la realtà di quella Grande Bellezza che Gambardella non riusciva a vedere: "Cercavo la grande bellezza, ma non l'ho trovata". Ora che l'orizzonte è nuovamente terso, quel ricordo del primo amore diviene oltremodo chiaro, e automaticamente si liberano le idee, le ispirazioni; si può tornare a vivere realmente.

(1) Oramai, appare certo che lo spettatore italiano venga costantemente preso per i fondelli. Perchè se anche la sera dopo la prima assoluta, i "media che contano" insistono imperterriti nel loro triste elogio, quasi esclusivamente limitato al variopinto mondo di canzonette e balli da varietà televisivi, scusatemi, ma quanto cercato di analizzare finora crolla miseramente. E allora si, che in questo caso restano solo gli squarci decadenti di un'Italia, destinata a rappresentare in tutto il mondo... il Grande Vuoto.

(2) Cerchiamo di soffermarci un attimo per ricordare che in Italia, non mancano autori validissimi ma praticamente sconosciuti ed invisibili (grazie come sempre al potere dei "media che contano"). Gente come Frammartino, Minervini o Diritti, con i loro film hanno saputo raccontare con spirito veramente onesto, la realtà dell'Italia più profonda e rurale; la realtà che conta.


17 commenti:

  1. Oddio, ma come ho scritto quel commento? Non si capisce niente, sembra scritto coi piedi. Lo riformulo, scusa.

    ViS, sai già cosa pensi di questo film, inutile ribadirlo. Voglio solo sottolineare un paio di cose. Prima tra tutte che questo post è uno dei pochi, se non l'unico, che mi sia capitato di leggere con interesse riguardo "La grande bellezza", di cui ormai ho la nausea. Nell'ottica del blog, questo è solo apparentemente un pesce fuor d'acqua, ma, come dicevo in Facebook, mi sembra anche essenziale: ultimamente ti leggo vacillare tra il Vuoto (del minimalismo) e il Pieno (del surrealismo), e un'analisi come questa era necessaria per inquadrare la prospettiva dalla quale, ultimamente, guardi il cinema. Per cui complimenti. Sentiti. Perché questo gioco che fai - riempire il vuoto senza renderlo pieno - mi piace e mi convince molto. In secondo luogo, e senza entrare in valutazioni di merito (hai fatto benissimo ad approcciarti al film e a non farti approcciare da esso, e questo è uno dei punti di originalità della recensione: leggi le altre e ti accorgerai che non sono altro che lunghe motivazioni sul perché sia un capolavoro o perché faccia schifo: roba davvero noiosa e priva di interesse), mi sento in dovere di difendere quella sinistra imborghesita o, meglio, la sinistra che Sorrentino intende rappresentare ma che, di fatto, non rappresenta. Mi viene in mente, a tal proposito, la situazione che portò de André a scrivere "Amico fragile": mi sembra abbastanza rappresentativa, ma non entro in merito. Dico soltanto che per quanto vorrebbe esserlo, Gabardella non è de André. Anzi, Gabardella è fondamentalmente un fascista e il film non fa altro, col suo spietato monumentalismo, che veicolare questo fascismo di fondo, che alla fine glorifica chi si è stancato dell'umanità pur essendone parte integrante e trovo infine familiarità in un'istituzione di potere (la chiesa), come giustamente noti tu; inoltre, i primi piani di Gabardella, in cui emerge dalla folla, mi ricordano molto da vicino l'idea dell'uomo che non si emancipa ma vorrebbe emancipare gli altri, che vorrebbe condurli alla salvezza col suo diktat (e difatti nel film si assiste a una messa in scena non tanto dell'uomo ma del suo ideale, che Sorrentino si guarda bene dal porre in contrapposizione con qualcosa di forte e, insomma, dal relativizzare, direi anche vista la situazione di democraticizzare, tutta la morale che ne esce, tant'è che a conti fatti "La grande bellezza" mi sembra più un'apologia moralista che un film di denuncia), dell'uomo che sente di essere un super-uomo non nietzschiano ma dannunziano - superiore per stirpe o elezione, non per altro. Questo aspetto, l'ho trovato parecchio fastidioso e, purtroppo, è stato spesso mistificato nelle varie recensioni lette nei quotidiani. Peccato.

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    1. Commentone, Yorick! Innanzitutto grazie, perchè pur conoscendo la tua opinione, questo commento per me vale come un'altra recensione, un'appendice esemplare per concludere definitivamente su questo benedetto film. Sono contento perchè pur non avendolo apprezzato (e ne comprendo benissimo i motivi, che poi sono gli stessi che io critico, alla leggera ovviamente, perchè come giustamente hai colto, per quanto mi riguarda non è proprio il tipo di film da cui farsi approciare) ne hai comunque espresso il tuo parere, che condivido. Come già ti accennavo via mail (ma è giusto riportarlo anche qui, per chiarificazione a chi si appresterà alla lettura) il film non mi è dispiaciuto o meglio, l'ho apprezzato sotto il profilo estetico (penso che tutto si possa criticare, al di fuori della tecnica e del gusto visivo di Sorrentino) e soprattutto, per le rappresentazioni a mio vedere "surrealiste" (ricche di metafore su cui pescare a piene mani), cioè quel "Pieno" di cui parli e con il quale, effettivamente, mi piace riempire "il Vuoto" del cinema che generalmente noi, tendiamo a preferire. Come avrai intuito del film non approvo il contenuto di fondo, non almeno come viene mostrato. Apre varchi a svariate riflessioni, questo è indubbio, ma alla fine della fiera, alla massa non interessa. Ne sono prova le recensioni a cui fai riferimento nonchè, i servizi mediatici proposti la sera dopo la prima assoluta - non voglio entrare nel merito, ma dai giornalisti ho udito vere e proprie aberrazioni, credimi - e tutto questo ti da di che pensare. Concludo con un annedoto, sempre riguardo all'approccio della "popolazione che conta" a determinate sequenze "incomprensibili?": la sequenza della rappresentazione artistica (la ragazza nuda e bendata) dal mio punto di vista una delle metafore più palesi sulla nostra attuale condizione politica. Ebbene, mi hanno personalmente raccontato di gente che allo scoccare di quella scena ha repentinamente cambiato canale... Eh, ma poi al lunedì ci sono i salotti della "informazione politica"!
      A ogni modo, Yorick, ultimamente sento la mancanza di una recensione iper-minimalista, è obbligo rimediare :)

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  2. parli del "Nulla tristemente elogiato", non sono molto d'accordo, a me il Nulla non sembra elogiato, viene rappresentato, e l'elogio è negli occhi di chi lo vede (mi ricordo di Magritte "Ceci n'est pas une pipe"), intendo dire che non bisogna confondere rappresentazione ed elogio, secondo me.

    del film ricordo una scena che mi ha impressionato molto, quando Verdone torna a Nemi e lo dice a Jep, quello è un capolavoro di battuta e interpretazione

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    1. Ismaele, l'elogio sarà anche negli occhi di chi lo vede, ma credo sia innegabile l'attribuzione ai media televisivi nell'alimentare quotidianamente questo Nulla (che fondamentalmente, diciamocelo chiaro, nel film di Sorrentino si può anche congelare essenzialmente nello sfarzo dei primi dieci minuti), innalzandolo oltre gli effettivi meriti e portando automaticamente lo spettatore medio (scosso come una centrifuga dal continuo tam tam) all'applauso. Capisco che il Nulla, qui, è rappresentato ma di fondo, lo è anche da chi, di potere, ne è propenso al suo incremento per proprio tornaconto, e sta di fatto che resta una rappresentazione elogiativa. Per questo non credo nell'onestà di queste produzioni e nemmeno di Sorrentino (nel caso di questo film) a dirti il vero. A tal proposito pure a me, torna in mente quella celebre frase di Bene che certamente conoscerai: "non bisogna informare i fatti, ma sui fatti".
      Riguardo alle interpretazioni non mi esprimo, l'aspetto attoriale nel cinema, onestamente è quello che mi interessa di meno. A ogni modo la battuta di Verdone è senza dubbio una delle più significative. Lui però non mi piace nei ruoli più impegnati, lo preferivo un tempo.

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    2. Secondo me la critica di francesco verte molto sulla non-interpretazione, invece. Scusate se mi intrometto, ma era d'obbligo. Il film, come giustamente nota ViS, è un film Mediaset, e la Mediaset si associa a Berlusconi. Chi è Berlusconi? L'ultimo comunista o, meglio, l'ultimo piduista che, a quanto pare, ha letto così approfonditamente Marx da riconoscere i comunisti prima che si mostrassero. Insomma, l'unico che crede ancora che il comunismo esista o sia esistito. L'analisi di ViS, in questo senso, è molto intelligente, quindi spiazza: come un film contemplativo, mostra senza dire, mette in scena senza motivare (perché dire, perché motivare? Chi scrive ha di meglio da fare che motivare e, soprattutto, ha così tanta fiducia nel prossimo da lasciare che sia lui stesso a interpretare, a capire, a raccapezzare. Credo sia una cosa molto democratica da fare e che, in fin dei conti, non si faccia più. Peccato, ma non importa). Ma cosa mette in scena? Mette in scena la Mediaset e la sinistra imborghesita. Ovvero la sinistra denigrata, e l'interesse di denigrare la sinistra - guarda caso - è eminentemente berlusconiano, quindi proprio della Mediaset. L'analisi di ViS mi ha colpito proprio per questo, come dicevo sopra: perché è più democratica del film e, anzi, mostra, senza dirlo o palesarlo eccessivamente, la dittatura ideologica che sottende alla stessa pellicola, che non si scaglia contro la borghesia ma contro la sinistra imborghesita, lo ripeto. In questo senso, l'elogio triste è frutto di una visione disincantata e davvero distante dall'ottica Mediaset-berlusconiana e, anzi, porta alla luce l'idiosincrasia che non solo sottende ma addirittura struttura l'intero film. Dire che si tratti di rappresentazione e non di elogio mi sembra essere frutto di una prospettiva se non reazionaria quantomeno neutra, innocua o innocente.

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    3. Tanto di cappello!
      Ormai abbiamo sfondato nell'esplicito, e penso che con questa dichiarazione si possa tranquillamente chiudere la parentesi "Grande Bellezza" :)

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    4. provo a "difendermi" dall'accusa di reazionario, elencando un paio di cosette:

      - Sorrentino agli Oscar non ha ringraziato Medusa (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/07/cinema-muccino-sorrentino-ingrato-con-medusa-ma-berlusconi-la-sta-facendo-morire/905705/)
      - forse dobbiamo criticare Bertolucci solo perché "Io e te", che mi è piaciuto molto, è stato prodotto da Medusa? (queste critiche riguardavano quelle se pubblicare con Einaudi, che è di Berlusconi)

      Denigrare la sinistra imborghesita, che è quella che fa le cose di destra e ci frega malamente, visto che qualcuno sopporta meglio se lo colpiscono certi e non altri, non mi sembra una cosa così brutta, anzi...

      ai prossimi film:)




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    5. "ai prossimi film": mi fa piacere che ci siamo già ritrovati con "Import/Export" ;)

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  3. Anonimo15:49

    "Capisco che il Nulla, qui, è rappresentato ma di fondo, lo è anche da chi, di potere, ne è propenso al suo incremento per proprio tornaconto, e sta di fatto che resta una rappresentazione elogiativa. Per questo non credo nell'onestà di queste produzioni e nemmeno di Sorrentino"...non è necessario aggiungere altro.
    Carmelo Bene comunque diceva (citava) quella frase sui fatti intendendola in senso opposto, cioè purtroppo "la stampa informa i fatti e mai sui fatti" e non che bisogna informare i fatti...sarebbe stata un'improbabile incitazione da parte sua :D

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    1. Per la miseria, rombro! Mi cospargo il capo di cenere, quel "non" è stato un tremendo errore di trascrizione, provvedo a una correzione istantanea.
      A ogni modo, avevo come la sensazione che citando Bene saresti sbucato dall'ombra, e in questo caso il tuo intervento è stato provvidenziale :D

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    2. Comunque la citazione deriva da Derrida...

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    3. Lo so, però mi piace associarla alla figura di Bene, con quel suo modo di esprimersi, e di esprimerla. Grande!

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  4. Ti dico la verità, non ne potevo più di sentir parlare de La Grande Bellezza. Negli ultimi giorni, tutti, ma proprio tutti, anche chi che del cinema non se ne è mai interessato, si sono sentiti in dovere, non si sa perchè, egocentrismo forse, oppure semplicemente per moda, di dire la loro banale quanto inutile opinione sul film di Sorrentino. Ed ecco che arriva questa tua interessantissima riflessione. Ancora una volta ti sei distinto dal gregge con questa analisi, a cui tutto interessa tranne che esprime un giudizio bello/brutto sul film, come ha fatto notare yorick in Fb. Tanto di cappello. Specialmente di fronte ad una frase come questa su cui concordo in pieno: "Ed è un Vuoto di relitti, di macerie, di fumo illuminato dalle luci del superfluo; è il Vuoto esistenziale che si addensa all'interno delle mura antiche, delle porte romane al sorgere del sole, di quella meravigliosa cornice che ancora resiste all'avanzare del tempo e che è l'unica, vera, Grande Bellezza.".
    Per me il film lo si può riassumere in questa affermazione di Jep: "SULL'ORLO DELLA DISPERAZIONE NON RESTA CHE FARCI COMPAGNIA, PRENDERCI UN PO' IN GIRO". Io, seppur pieno di difetti, l'ho apprezzato moltissimo, e poche volte sono uscito dal cinema così emozionato. La forza secondo me sta nell'atmosfera che Sorrentino riesce a creare. la "Dolce vita" si chiudeva con Marcello inginocchiato sulla spiaggia che si rendeva conto che la sua vita non valeva niente eppure poi si alza e decide di continuare quella vita. Qui c'è jep, trent'anni dopo nella stessa situazione.... Che prova ancora a vedere il mare sul soffitto. Mi è bastata una scena del genere, un'immagine così potente per amare il film... Io son terra terra, mi conosci...riesco a scorgere molto meno nei film rispetto a te e Yorick. Ma queste riflessioni, queste vostre recensioni, per me sono linfa vitale. Non si smette mai di imparare e crescere, leggendo questo blog.

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    1. Commentone anche il tuo, Vittorio! E di quelli veramente gratificanti, non possono che far piacere e stimolarti a continuare. Conoscendo la tua passione per Fellini, era facile intuire il tuo entusiasmo anche per questo film. La nota curiosa, è che tra te e Yorick, in quest'occasione mi sento come l'ago della bilancia, meglio così, se in futuro dovreste mettervi a discutere potrò tranquillamente fare da mediatore :D
      In riferimento a questa frase, che in tutta sincerità non mi sento di condividere "Io son terra terra, mi conosci...riesco a scorgere molto meno nei film rispetto a te e Yorick.", ricorda che l'mportante non è scorgere a tutti i costi, o centrare più o meno il senso ma è la passione che ti spinge nell'esplorazione del cinema, e l'emozione che esso può procurarti. E questa è una caratteristica che ti premia e di cui dovresti tener conto, perchè mi sembra d'avertelo già detto, le recensioni che scrivi, sono scritte con il cuore, fidati! Ora passo a leggere la tua recensione su "Giulietta degli Spiriti"...

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  5. Il commento è splendido e talmente onesto che alla fine non si riesce nemmeno a capirne il giudizio.
    Ma purtroppo, ho scritto un post al riguardo, vedo che anche qua, sia nella rece che nei commenti si continua a parlare di quello che è avvenuto "fuori" dal film. E in qualche modo questo fuori è entrato nella valutazione dello stesso.
    Io non ho visto nessuno speciale, nessun tg, nemmeno la premiazione degli Oscar.
    A me, come sempre, interessa solo il film che come sai ho trovato magnifico.
    Ma la tua rece è davvero perfetta, e come analizzi le due tematiche per te principali non si può dir niente.
    Ma lascia perdere quanto si è parlato de LGB, non lasciamoci condizionare da questo Frank.

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    1. Grazie Caden! Ma guarda che principalmente anche io la penso come te, il lasciarmi condizionare è proprio l'ultima delle cose. Per me questa è stata una parentesi, esclusivamente dettata dalla curiosità, alla fine. Tanto che infatti, LGB l'ho visto solo ora, e anche la tua "poesia" (perchè è scritta talmente con passione che non si può chiamarla recensione, davvero!) l'ho letta solo in questi ultimi giorni. Se hai sbirciato i commenti qui sopra avrai capito che il film l'ho apprezzato a metà (confezione egregia, tematica di fondo che invece continuerà a lasciarmi dei dubbi) e diciamo che quel "fuori" a cui ti riferisci, è stata proprio l'occasione per divertirmi un pò a punzecchiare tutto il sistema che (e ci) ruota attorno, e non solo cinematograficamente. Tutto qui ;)

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    2. Ti sei spiegato perfettamente.
      Non ho niente da dire, tutto fila e torna.
      E grazie!

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