28.5.14

Echi #16 | Il film elettronico

La Leggenda di Kaspar Hauser (Davide Manuli)
Italia, 2012
95 minuti

Kaspar Hauser: sul misterioso Fanciullo d'Europa, finora sono stati scritti più di 3.000 libri, 14.000 articoli, e realizzati quattro film. A partire dal lontano 1915 con l'ononima opera di Kurt Matuli, passando per quella che ad oggi resta la versione più nota, L'Enigma di Kaspar Hauser (1974) diretto da Werner Herzog, fino ad approdare (letteralmente) all'originalissima e convulsa rilettura di Davide Manuli, promettente autore di un cinema italiano (ancora troppo) sommerso, qui alla sua seconda ed eccelsa prova dopo Beket (2008).

Quindi, tagliando subito la testa al toro, indirizzo qui, chiunque voglia approfondire sulla storia originale di Kaspar Hauser. Ciò che al momento interessa, è "la leggenda" rielaborata da Manuli, che prevede un luogo x, e un mare y, dove il cinema convenzionale si disintegra come un'asteroide, spargendo i suoi polverosi frammenti in un suolo riverberante (una Sardegna ritratta nella stessa monocromaticità dell'opera d'esordio) che assume geografie lunari, nel quale convivono disparati (e disperati) personaggi (lo Sceriffo e il Pusher - un immenso Vincent Gallo - la Duchessa, il Prete, la Veggente, il Drago) che sembrano affiorare da realtà distanti, o passate. L'androgino Kaspar (interpretato dalla theater actress Silvia Calderoni) al contrario, figura plastica (corpo latteo, tuta con la scritta UFO, cuffie e ciuffo biondo platino alla Alberto Camerini che fu) sospinta dal mare come un alieno precipitato per la prima volta sulla Terra, viene salvato dallo Sceriffo (e ucciso dal pusher - a conti fatti, Gallo è la guida ad eventi e destini e a tal riguardo, la prima inquadratura è metaforica), nutrito a pane ed acqua ed educato a suon di musica elettronica verso una fantomatica carriera da DJ. E qui risiede il cardine; l'opera di Manuli "sinterizza" particelle tecnologiche in un universo di (im)materia argentea destinato ad annullare qualsiasi spazio-temporalità (la Sardegna, come il Paradiso, non possono che avere la stessa conformazione) e generi, diffondendo gli echi sincopati (anche di reminiscenze beniane, nel monologo del Prete di fronte a un Kaspar letargico) di un cinema che non può che suonare come autentico urlo di ribellione. Il corpo attoriale si trasforma in macchina pulsante di vibrazioni uditivo/sensoriali (strabiliante la performance della Calderoni nel momento del risveglio all'interno della gabbia), addirittura scosso da convulsività di origini telecinetiche dove il verbo "io sono Kaspar Hauser", risuona ossessivamente in loop, come i samples di matrice electro-house che compongono l'ipnotica soundtrack dei Vitalic. Lo stepposo scenario si tramuta in un frenetico Dj set dove la musica da sintetizzatore diventa quindi il corpo essenziale, inarrestabile; cinema elettronico, palpitante e magnetico come nemmeno il film sul DJ berlinese Paul Kalkbrenner (Berling Calling, 2008) per esempio, nella sua naturale concezione, è riuscito ad esserlo.
Ritorna alla mente, che all'epoca dell'uscita di The Driller Killer (1979) di Abel Ferrara, lo slogan riportava "Questo film deve essere suonato a volume alto": frase più che appropriata  anche per questo La Leggenda di Kaspar Hauser. Quindi, trovo sia fondamentale concludere con l'inserimento degli estratti dei tre passaggi a mio avviso più suggestivi. Cinema da ascoltare, innanzitutto.

L'arrivo di Kaspar Hauser

La morte di Kaspar Hauser


Kaspar in Paradiso

15 commenti:

  1. "L'opera di Manuli "sinterizza" particelle tecnologiche in un universo di (im)materia argentea destinato ad annullare qualsiasi spazio-temporalità e generi, diffondendo gli echi sincopati di un cinema che non può che suonare come autentico urlo di ribellione." Interessante, credo di aver pensato più o meno la stessa cosa, guardandolo. Del resto, un film come questo, dall'impianto tecologico-elettronico frastornante, non poteva che attirare la tua attenzione (ricordo ancora le discussioni sull'utilizzo del sonoro in "Noche" che facemmo a Torino). A me, onestamente, è piaciuto abbastanza, ma non ha entusiasmato: è un buon film e mi rende felice il fatto che sia italiano, ma boh - è come se, di fatto, non lo trovassi così scardinante, così radicato e radicale com'è invece il cinema che adesso cerco. Viene in mente, a questo proposito, "Su re", altro buon film che, però, manca di qualcosa...

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    1. Comprendo benissimo, d'altronde, a suo modo è anche differente da quel cinema radicale e minimalista che solitamente cerchiamo, ancor di più da quello che tu ora cerchi. Ovviamente, da un passato di formazione musicale a suon di "electro" dal quale provengo, un film del genere mi è facilmente entrato nel sangue. Bada però che sul fattore musicale ci sarebbe da discuterne (qui mi prolungherei troppo ma quando ci troviamo ricordamelo), perchè come ti accennavo a Venezia, anche nella "dance", ho una concezione parecchio difforme dalla massa, come per il cinema d'altronde, uno dei motivi, esempio, per i quali non mi ha entusiasmato un film come "Spring Breakers"... Pensa che "Su Re" l'ho cercato a lungo, ma inutilmente. E' un film che voglio assolutamente vedere, combinazione riesci a indirizzarmi verso qualche lido giusto?...

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    2. Purtroppo no, bisogna sperare che esca in DVD o che lo riproiettino su MyMovies. Comunque mi avevi raccontato del tuo passato elettronico, e ricordo bene anche la tua recensione su Spring breakers così come dei drammi che ne uscirono: a quanto pare i tuoi gusti non sono cambiati... e purtroppo nemmeno la massa :P

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    3. Da quello che so il DVD esista già, è che non volevo andare proprio a scatola chiusa. A proposito di "massa" e critiche: grazie per la risposta su FB... Ora stiamo a vedere ;)

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    4. Ah, cribbio! Non lo sapevo. Sto risparmiando per i due Brakhage della Criterion, ma un pensierino ce lo faccio. Comunque il tipo è un troll, voleva solamente rompere le scatole; infatti, non appena lo si è messo di fronte alla sua ignoranza, è sparito.

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    5. A questo punto lo compro pure io, è un pezzo che ci stavo dietro... Il tipo, sono convinto che apparirà nuovamente alla prossima recensione con influenze musicali, di qualunque stile esse siano, vedrai ;)

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  2. "Su Re" merita.
    io l'ho visto al cinema, ho preso anche il dvd, davvero un film unico.

    gli ultimi due film di Manuli hanno una cosa in comune, sono girati in Sardegna, come "Su Re", coincidenza

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    1. Si, lo so, e di Columbu avevo già visto "Arcipelaghi": oggetto strano, non mi aveva convinto molto.
      Comunque di "Su Re" ne ho letto sempre bene :)

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  3. visto oggi, indubbiamente particolare ma alla lunga è un po' troppo statico...comunque non è la seconda opera di Manuli ma la terza, nel 98 giro' l'introvabile ''girotondo,giro intorno al mondo'' che a questo punto sarei curioso di recuperare :D

    P.s - ti sono arrivati alla fine i sub ita di Szep napok che ti avevo inviato?? Nel caso da sabato scorso li ho pubblicati su asianword :D

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    1. Orpo, che svista! Grazie per l'informazione, ora che ci penso ricordo di aver letto su questo "girotondo...". Riguardo a Kaspar: più che altro sono rimasto coinvolto dall'atmosfera che, soggettivamente, si è venuta a creare nel connubio tra determinate sonorità, e determinate sequenze (tipo quella di un Vincent Gallo pentito, che piange sulla spiaggia, a mio avviso favolosa!).

      P.S. Mi sono arrivati si, e ti avevo anche risposto... ma evidentemente sono sorti problemi con l'invio (dall'account di posta del blog, ogni tanto succede). Grazie ancora, Dries :)

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    2. sono curioso di vedere se e cosa ne scriverai allora :D intanto se non l'hai gia' visto ti consiglio il thailandese MUNDANE HISTORY,la regista non sto a scriverla perchè sembra un codice fiscale, ma il film è un bomba che strizza incredibilmente l'occhio a reygadas...credo non serva aggiungere altro ! :D

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    3. L'ho visto. Altro grande film! Ne aveva scritto anche Yorick qui: http://emergeredelpossibile.blogspot.it/2013/09/mundane-history.html

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  4. Questo film me lo devo segnare, è parecchio che lo dico e non ho avuto l'occasione, la prendo adesso, sono curiosa di vederlo :)

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    1. Vai, prova! Se non altro per l'originalità ma soprattutto, perchè è italiano, dimostrazione che nel (sotto)suolo nostrano c'è ancora chi ha voglia di sperimentare, e tanto buon cinema :)

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