8.8.13

Tracce #8 | Transiti distopici

Transit (Giannis Gaitanidis)
Grecia, 2007
26 minuti


Rarissimo, questo short-film diretto da tale Giannis Gaitanidis; sia per totale mancanza d'informazioni in rete (IMDB a parte, si può visionarne qui una registrazione da una tv locale), sia come esempio abbastanza atipico, se puntellato specificatamente all'interno di quella nuova cinematografia greca, che negli ultimi anni ha saputo distinguersi grazie ad opere di spiccata originalità. Atipico, ma nemmeno del tutto estraneo agli scentrati lavori di Lanthimos e soci, come visione di una Grecia inabissata, non solo economicamente.
In Transit assistiamo a un asfissiante cammino in un futuro distopico: due donne, inizialmente accompagnate da un vecchio (che ci lascerà per strada), sperdute e disidratate in un'arida e sconfinata landa finchè, la comparsa di un altro sopravvissuto, dividerà le loro strade. Una rinuncia, abbandonando anche la più remota probabilità che possa ancora esistere un luogo incontaminato e decide di restare con l'uomo, in attesa di essere sopraffatta dalla fame. L'altra invece, continua il suo viaggio ancorata alla speranza, ma giunta (dopo un interminabile percorso tra relitti di varia natura) nei pressi di un aeroporto, può solo constatare che la necessità alla sopravvivenza, ha risvegliato nell'uomo gli istinti più selvaggi...
Fantascienza politica o post-apocalittica? Il film di Gaitanidis, seguendo solo alla base queste ultime coordinate (la pandemia), sembra inizialmente molto più interessato ad addentrarsi in un cinema dominato da un'assenza tipicamente garreliana (quella de La Cicatrice Interiore per intenderci) attraverso una messa in scena asciutta come la terra che ne invade gli spazi desertici. Eccetto poi scivolare, in un finale forse sfruttato (l'ammiccamento ad un mondo cannibalico/zombificato), ma ugualmente inquietante e sostanzialmente profetico di decadenze socio-politiche. Lungimirante metafora sulla drammatica condizione economica in cui la Grecia sprofonderà negli anni a venire. E forse, ben osservando, sottotraccia già emerge una certa corrente di pensiero (vedasi la sequenza della decisione dell'abbandono e, dell'abbandonarsi consapevolmente alla morte dove "scopare e nutrirsi" restano le ultime cose da fare), che sarà conferma, rappresentando definitivamente il "modus operandi" dell'attuale new-wave greca.

9 commenti:

  1. Grazie, lo avevo già notato su filmskillet.com, ma non avevo avuto modo di vederlo. Sì, si può interpretarlo come una metafora della "decadenza socio-politica" della Grecia o del società tutta. Il finale l'ho trovato anch'io scontato, già visto, ma in complesso l'ho trovato un corto notevole, meritevole dei riconoscimenti che ha avuto.
    Devo però contraddirti su un piccolo dettaglio: non ho visto coyote, ma solo un cane inselvatichito. Devo farlo notare: è identico al mio cane :)

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    1. Hai fatto benissimo a farmelo notare bombus, in effetti era un passaggio più che altro per interpretare lo sciacallaggio in generale. Vabbè, tanto in questi giorni ho la testa altrove... Grazie a te :)

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  2. Effettivamente è abbastanza atipico ed effettivamente il finale mi sembra un po' troppo telefonato, però è minimalista, riflessivo e, insomma, ha tutte le carte in regola per farmi annotare questo regista tra quelli da tenere d'occhio: anzi e soprattutto, non l'ho nemmeno trovato troppo simbolico o simbolista, elementi di cui un certo cinema contemplativo si deterge e per i quali non posso che provare, spesse volte almeno, un fastidio non da poco.

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    1. In effetti, anche se il finale è scontato però non stona con tutto lo sviluppo antecedente e in fin dei conti ci stà. Hai ragione, minimalista e riflessivo è il termine giusto, vedremo se questo Gaitanidis ci riserverà sorpese per il futuro...

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  3. Seguo con piacere il tuo blog, assieme a molti altri e devo dire che è assai carico di ispirazioni e cerco la maggior parte di ciò che proponi, anche se non trovo tutto. Spesso giro le tue rece e i tuoi suggerimenti su una pagina facebook co-gestita (Vintage movie collection) che si propone di divulgare cinema dimenticato soprattutto, ma anche recente, comunque sempre di un certo spessore. Ovviamente non dico che tali considerazioni sono le mie, sono solo un osservatore "ignorante" nel senso puro del termine: non ho conoscenze tecnico-cinematografiche, non ho studiato nulla, ma ho all'attivo più di 5000 film visti, dei quali posso dare delle interpretazioni personali. Nel tuo blog riscontro uno stile identico ad un altro che seguivo "oltre il fondo" sei per caso la stessa persona?
    Ora a noi... direi che in questo splendido corto riscontro molto materiale che mi ha riportato al più recente "The road", ma anche allo storicissimo (meraviglioso!) "Fine agosto all'hotel Ozon", passando per certe suggestioni, soprattutto nei paesaggi, che mi han fatto pensare a "sacrificio" di Tarkovskij...
    Un saluto, continua così!

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    1. Ciao, mi fa veramente piacere che la lettura di questo blog sia di tuo interesse, stimolandoti verso la ricerca di nuovi orizzonti visivi. Lo scopo primario ovviamente è quello, e un commento come il tuo, è una grande soddisfazione per chi scrive. Conosco il blog di cui parli, che purtroppo ha chiuso, ma non sono io il suo fondatore. Lui credo sia stato tra i primissimi a scrivere nel web di un cinema così (in)visto, è una grande mancanza. Riguardo al film, ho colto anch'io riferimenti a "The Road" ma Tarkovskij però mi era sfuggito, complimenti per l'occhio, effettivamente ci sta. "Fine agosto all'hotel Ozon" invece non lo conosco, come vedi non ha importanza la conoscenza diciamo "tecnica", ma conta soprattutto la passione e la cultura cinematografica che uno si forma nel tempo (e i tuoi 5000 film visti lo confermano). Un sentito grazie è doveroso, e se vuoi, linkami pure qui la tua pagina Facebook, passo a leggerti più che volentieri :)
      A presto!

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  4. grazie anche a me fa ultra piacere sentire che i feedback sono positivi. sì il cinema è anima, cuore e mente prima che tecnicismi e così lo vivo io assieme alla musica che seguo (essenzialmente punk-dark-wave) e alla letteratura... mi sembrava il suo stile di scrittura e sì condivido con te la terribile mancanza, così come quella degli altri siti scomparsi prematuramente... il film che ti ho segnalato è un "must see" una perla per chi, come me, ma non solo, ama le tematiche "futuristiche" (nel senso lato del termine). E' meno crudo a livellio visivo, dopotutto siamo in piena era comunista anni 60 in repubblica ceca, ma l'analisi sociologica è al vetriolo, più forte di qualsiasi cannibalismo e schizzo di sangue di the road... lascia veramente senza parole e rimanda decisamente a Ballard come approccio. Non ti spoilero, ma se sei avvezzo, sai già a cosa alludo. Un saluto e ps la pagina è Vintage Movie Collection https://www.facebook.com/pages/VINTAGE-MOVIE-COLLECTION/125612384145648?fref=ts, co-gestita con amici torinesi... le cose pazzesche di FB... io sono bresciano e passando a commentare questo sito, mi hanno coinvolto attivamente visto che avevo parecchio da spendere... la cosa pazzesca è che fisicamente non ho ancora avuto modo di conoscerli, ma credo che conti più l'anima dopotutto no? ciao e continuerò a seguire ogni tuo passo, non mollare!

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    1. L'ho sempre detto in giro, che il cinema ceco di quell'epoca era una miniera d'oro, se poi scrivi che ci sono riferimenti a Ballard (grandissimo) non posso che attivarmi subito per un recupero di questo "Fine agosto all'hotel Ozon", mi hai veramente incuriosito!
      Grazie :)

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  5. Sì adoro il cinema cecoslovacco come dici tu è una miniera d'oro. Le tematiche trattate sono, per diversi versi, tangenziali a quelle del racconto "il mondo sommerso" di Ballard. Aspetto una tua recensione in merito!

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