Lois Patiño
Portogallo, Spagna, 2015
23 minuti
"Presagi, figure, apparizioni... Gli alberi parlano, nel deserto, e la notte sembra ascoltarli. Montuose figure estatiche scolpiscono il volto della distanza... Ci sono tracce di anime nel paesaggio." - Teixeira de Pascoaes
Storie remote di confini in una terra di confine, quella tra Galizia e Portogallo, per la precisione la Serra do Gerês; zona montuosa che dall'Atlantico percorre attraverso il Minho, per lunghi tempi testimone del costante traffico/transito di contrabbandieri.
Portogallo, Spagna, 2015
23 minuti
"Presagi, figure, apparizioni... Gli alberi parlano, nel deserto, e la notte sembra ascoltarli. Montuose figure estatiche scolpiscono il volto della distanza... Ci sono tracce di anime nel paesaggio." - Teixeira de Pascoaes
Storie remote di confini in una terra di confine, quella tra Galizia e Portogallo, per la precisione la Serra do Gerês; zona montuosa che dall'Atlantico percorre attraverso il Minho, per lunghi tempi testimone del costante traffico/transito di contrabbandieri.
Affascinante paesaggio dal profondo contrasto di vegetazione e rocce che Patiño affresca, come un ingegnoso ornatista, chimerizzando i pensieri del succitato poeta portoghese Teixeira, quando in riferimento a tali elementi naturali (e alle "figure" coabitanti) scriveva: "disegno in aria le loro forme illuminate". Una "notte senza distanza" dal suggestivo impianto estetico, inscenata artificialmente mediante l'inversione in negativo dell'immagine (ed un'elevata accentuazione di toni e luci) allo scopo di rappresentare un'ambiente illusorio e dall'indefinito fluire temporale, che i decelerati movimenti di macchina contribuiscono oltremodo a dilatare. Una geografia dai tratti selenici, come già il videoartista originario di Vigo aveva mirabilmente idealizzato in Montaña en Sombra (2012), tra i cui solchi innevati emergevano, microscopiche, le evoluzioni sciistiche di uomini che quello spazio sembrava fagocitare. E lo stesso concetto d'assimilazione (che qui diviene quasi incorporazione dell'incorporeo) rivive ora, nelle pittoriche arterie rupestri che per secoli, nel silenzio della notte, hanno celato la presenza di questi contrabbandieri appostati sulla linea di confine, mimetizzati e inamovibili nella loro vigilante osservazione del territorio. Come nello stupendo Arraianos, del connazionale Eloy Enciso, trattasi quindi di figure rupicole riemerse da un passato che il tempo sembra aver isolato tra quelle montagne, alla stregua di spettri allo stesso modo destinati a scomparire nell'attesa di un comune processo naturale, quale può essere il sorgere dell'alba, ma che di fatto, l'artifizio estetico-paesaggistico elaborato da Patiño ne impedisce automaticamente il compiersi, a favore di una veglia notturna che tale processo, finisce qui per eternare.
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