Athina Rachel Tsangari
Grecia, 2012
35 minuti
Benvenuti, nel chimerico regno dell'eclettica Athina Rachel Tsangari. La regista di Attenberg (2010), contattata dal collezionista d’arte Dakis Joannou (per il progetto DesteFashionCollection), dirige e sceneggia con l'ausilio della disegnatrice Aleksandra Waliszewska un'opera stilosa e graffiante (totalmente diversa dal succitato film e quindi, dal recente stereotipo di matrice ellenica), che ci introduce inaspettatamente in un universo surreale, spalancandoci le porte di una crepitante magione gotica del Settecento arroccata sugli scogli di un'isola nell'arcipelago delle Cicladi.
Grecia, 2012
35 minuti
Benvenuti, nel chimerico regno dell'eclettica Athina Rachel Tsangari. La regista di Attenberg (2010), contattata dal collezionista d’arte Dakis Joannou (per il progetto DesteFashionCollection), dirige e sceneggia con l'ausilio della disegnatrice Aleksandra Waliszewska un'opera stilosa e graffiante (totalmente diversa dal succitato film e quindi, dal recente stereotipo di matrice ellenica), che ci introduce inaspettatamente in un universo surreale, spalancandoci le porte di una crepitante magione gotica del Settecento arroccata sugli scogli di un'isola nell'arcipelago delle Cicladi.
Estrinsecamente, è "la capsula" che tiene imprigionate sei giovani donne dall'aspetto ceramico (tra queste, la sokuroviana Isolda Dychauk) succinte in ricercati abiti dal taglio collegiale; sei discepole (o replicanti) alla corte di una dominatrice matriarcale (Ariane Labed, già protagonista in Attenberg) che, costituito un'ordine improntato su un'insolita dottrina iniziatica alla (ri)scoperta della natura femminile, finisce per stabilirne i rispettivi e brevissimi cicli esistenziali.
Cinema eterogeneo contaminato da moda e videoarte, sovrimpressioni animate e suggestivi ammiccamenti orrorifici (rievocanti in parte il mito del vampirismo - più precisamente della "vampira" - con istintivi rimandi al miglior Jean Rollin, in particolar modo per quanto concerne l'epilogo); "la capsula" rappresenta innanzitutto, metaforicamente, il corpo. E solamente poi, quello spazio ogivale che lo procrea tenendolo serrato al suo interno (a testimonianza immediata, le fantasiose inquadrature iniziali, nelle quali le "replicanti" si (ri)destano da un sonno imprecisato, dalle cavità più disparate dell'antico palazzo) e come tale, assume valenza penetrale rappresentando il grembo femminile, da sempre fonte inesauribile di vita e rinascita. Trattasi però di un corpo vacuo e primigenio, privo di cognizioni e ancora ignaro della propria natura; nell'attesa d'essere erudito, di acquisire la sapienza e al contempo, sospeso in un'a(e)ssenza che la Tsangari trasla magnificamente mediante un movimento asincrono (memorabile l'approccio alla danza) e l'utilizzo di accentuati slow-motion durante i quali, questo movimento, sfiora l'impercettibilità non solo visiva, ma anche acustica, accoppiando con ingegno a tale tecnica, il caratteristico crepitio del vinile sul giradischi che ha cessato di riprodurre da tempo il proprio suono. I corpi, divengono così oggetto d'impulsiva e reciproca esplorazione e la Tsangari si prepara all'esame; li trasfigura e ne attua una scomposizione svelandone la celata essenza. Plasma una visione radicale e archetipa della femminilità (che trova indubbiamente il maggior estro creativo in alcune sequenze, come il prim(itiv)o confronto tra le adepte/ossesse, con la testa roteata di 360°) per la quale, la donna, è raffigurata come un'interminabile surrogato derivante dal prototipo originale, attraverso una temporalità che si scompone di ricorrenti tappe (prove) e fasi cicliche che finiranno per determinare di volta in volta, tra le discendenti, il consecutivo passaggio alla carica istruttoria. Esemplare, a riguardo, la sequenza manifesto del confessionale, vero anfiteatro di ele(va)zioni e penitenze dove le allieve entrano in competizione tra loro, attraverso l'esternazione di sentimenti fino a quel momento acquisiti come la rabbia e il desiderio, la paura e la gelosia, ma ancora inconsapevoli della loro reale natura femminea, che verrà rivelata solo in seguito; al tempo della successione, allo scadere del loro ciclo vitale, della loro "inesauribile" scomparsa: "The last thing I will teach you is to lack".
Un'autentica visione post-surrealista...
Benvenuti.
Un'autentica visione post-surrealista...
Benvenuti.
Ciao Frank,
RispondiEliminadevo essere sincero...a volte sbircio la tua pagina mubi, sperando (e riuscendoci svariate volte;) di trovare qualche perla nascosta...beh, inutile dirti che, quando ho notato le cinque stellette a The Capsule (che tra l'altro già conoscevo, ma presto dimenticato a causa della scarsa reperibilità), mi si sia riaccesa la scintilla...
Poi scrivendoci... La tua rece (l'ho letta un po' superficialmente dato che il film lo devo ancora vedere) sembra essere molto curata ed entusiasta...e la leggerò ancora meglio dopo la visione;)
Dalle immagini traspare una certa regia fredda e asettica (come piace a me;) e un carattere fortemente surrealista, dici bene...
Ho notato anche un riferimento al vampirismo di Rollin (io nel Pc ho soltanto
Le Viol de Vampire, e ti volevo chiedere quale sia per te il migliore Rollin) sul quale però non posso esprimermi, dal momento che non ho visto nulla dell'autore francese.
Mi fa piacere, inoltre, riscontrare la presenza della candida e faustiana Isolda Dychauk.
Concludendo, un mediometraggio che sembra essere assolutamente nelle mie corde; con ciò ti chiedo se hai la possibilità a
passarmelo, e, se così non fosse, se la Tsangari è facilmente contattabile.
Ciao Frank!
P.S. Anche se con ritardo, volevo farti i più sentiti complimenti per il post su Cerdà. Conoscevo questo autore di nome e solamente per Aftermath (che mi ero promesso di non vedere mai, temendo le peggiori e gratuite brutalità). Dopo aver letto il tuo post, come già successo con Garrel, mi sono immerso immediatamente nella triplice visione con risultati ultra soddisfacenti...mi sono piaciuti moltissimo tutti e tre: l' esordio è abbastanza originale ma è un prodotto ancora acerbo, Aftermath mi è piaciuto tantissimo e non me lo aspettavo; un film nel quale non ci ho trovato spettacolarizzazione da quattro soldi o voglia di scandalizzare anzi, mi è parso un lavoro alquanto sofferente, malato..personalmente mi ha convinto un po' meno il finale, che, sempre parere personale, ho trovato un po' troppo gratuito ed eccessivo. Ma la vera folgorazione è stato Genesis, un capolavoro. Cerdà è bravissimo a coniugare l'elemento orrorifico (i sogni e i flashback di Tosar sono abbastanza disturbanti) con quello poetico (il soggetto sembra essere stato estirpato da un film di Kim Ki-Duk).
Un' altra domanda, mamma mia come mi accollo ;), una semplice curiosità, ti piace il cinema di Weerasethakul e, se sì, qual è il tuo film preferito del thailandese?
Alla prossima Frank...giuro che sarò più breve :)
Ciao Pietro, ammazza che mega commento! è più lungo dell'articolo :D
EliminaMa non farti assolutamente problemi, ci mancherebbe, scrivi quanto vuoi che tanto lo spazio qui è inesauribile ;)
Allora, iniziando a risponderti ti dirò che in parte mi sorprende questo tuo ampio interesse per certe opere e, specialmente, certi nomi quali appunto Rollin e Cerdà. Dato che mi è sembrato di capire, da alcuni tuoi commenti passati nel blog di Caden che l'horror, fondamentalmente, non ti attirasse (correggimi se sbaglio). E questo, penso sia dovuto al fatto che in entrambi i casi citati, il genere non è mai trattato in termini stretti poichè, la componente horror, nella maggior parte di questi film non è (quasi) mai portante, ma funge da tassello (funzionale, certo, se inserito a dovere) all'interno di un ingranaggio composto da vari elementi solitamente più rilevanti, e di conseguenza, difficilmente risulta fine a sè stesso. Ovviamente apprezzo molto questa tua inclinazione al suddetto stile di film (che personalmente adoro), il chè ci trova in ottima sintonia. Riguardo a The Capsule, le immagini trasmettono chiaramente l'atmosfera che permea l'opera e ti dirò che se apprezzi il surrealismo (in questo caso, l'elemento cardine) il film non potrà che entusiasmarti. Ti avverto subito che contattare la Tsangari non è la giusta via, ma per info ti invio una mail ;)
Per rispondere alle altre tue domande invece: visto che già c'è l'hai, di Rollin ti consiglio di iniziare proprio con "Le Viol du Vampire", sul quale avevo scritto tempo addietro (se cerchi nell'archivio vai su aprile e trovi due articoli). È il suo esordio, ma tuttora lo considero uno dei suoi lavori più riusciti, e si ritorna al discorso poc'anzi fatto, in quanto l'horror (a differenza di lavori successivi) non prevale assolutamente, ma è abilmente miscelato alla componente surrealista. Un altro suo film che mi sento di consigliarti è "La Rose de Fer" (1973), tra le cose più originali realizzate, è forse il suo lavoro più minimalista ed è inoltre uno dei pochissimi in cui l'elemento horror è proprio assente (se non per l'ambientazione: un cimitero). Personalmente, il mio capolavoro rolliniano è "La Morte Vivante" (1982), ma non so quanto tu possa apprezzarlo, perchè in quel caso la componente orrorifica è pareccho presente, soprattutto sotto l'aspetto gore, è sicuramente tra i suoi film più sanguinari...
Anche il cinema del tailandese (non farmi scrivere il nome, ti prego :D) mi entusiasma parecchio. Finora ho scritto solo di un suo film (Syndromes and a Century) e così, a impulso ti direi che è proprio tra le sue cose che preferisco. Tra gli altri, ho apprezzato molto anche Blissfully Yours e Tropical Malady... Hai visto qualcosa di suo?
Grazie per l'intervento Pietro, ci aggiorniamo allora :)
Analisi interessantissima, proprio come mi aspettavo. Sono sempre più curioso di vedere questo film, anche perché le immagini che si vedono in giro suggeriscono una regia molto potente e una carica immaginifica suggestiva e non banale. È interessante notare poi come la new wave greca sembri capace di virate inaspettate rispetto all'inquadramento per molti versi limitante di questo movimento che è andato a costituirsi negli ultimi anni.
RispondiEliminaUna domanda che c'entra fino a un certo punto: non mi pare che in passato tu abbia scritto a riguardo su queste pagine, ma cosa ne pensi del Faust di Sokurov?
È una delle visioni che ho più amato negli ultimi anni, un film terreno, sporco, viscerale ma che allo stesso tempo riesce a tracciare parabole speculative elevatissime. Probabilmente si tratta di uno dei pochi casi in cui un festival internazionale (Venezia) ha premiato davvero il film migliore tra quelli in concorso.
Ciao e a presto. :)
Ti ringrazio per i complimenti Otis, gentilissimo!
EliminaCome scrivevo a Pietro, dalle immagini già traspare chiaramente tutta la carica espressiva dell'opera, che vista la sua eterogeneità, considero un'opera completa a tutti gli effetti (c'è ne sarebbe molto altro da scrivere, l'ho visto altre due volte e ogni visione apre a nuove riflessioni) , quindi, non limitata all'esclusivo ambito cinematografico e non a caso, per la videoinstallazione mi pare venga proiettata in diverse tipologie, come vera e propria esperienza d'interazione diretta. Riguardo all'andamento della new-wave greca, mi sembra di percepire comunque un'attenuazione dello stile con la quale si è imposta. Visti i trascorsi, la Tsangari dimostra di essere in qualche modo un'outsider all'interno del circuito e, ad attenta osservazione, The Capsule in particolare sembra seguire piuttosto da vicino i lavori della Kotzamani, attraverso i quali, potrebbe emergere un possibile cambio di rotta per la tendenza ellenica.
Mentirei se ti dicessi che Faust è un grandissimo film. La verità, è che avendolo visto solo una volta, all'epoca della sua uscita, ne ho un ricordo talmente affievolito che al momento non sarei in grado di valutarlo obiettivamente. A ricordo si, ne rimasi abbastanza colpito (anche se di Sokurov ho preferito sicuramente altro, tipo "Arca Russa", o "Madre e Figlio" - l'unico su cui ho scritto, tra l'altro), soprattutto dalla carica visionaria e dalle allucinate deformazioni ottiche ma, come detto, dovrei rivederlo ora per formularne un giudizio oculato.
A risentirci presto :)
Il tuo post su Madre e Figlio lo lessi ai tempi della pubblicazione e mi trova più che d'accordo con te. Io amo moltissimo Sokurov (in particolare proprio Madre e Figlio, Moloch e Faust), credo sia uno dei registi viventi più talentuosi e sono anche convinto che un posto nella storia del cinema se lo stia ritagliando film dopo film; paradossalmente, però, il film per cui è più noto – Arca Russa – è anche quello che mi colpisce meno al di là della prodezza tecnica del piano sequenza ininterrotto. Anche se prima o poi dovrei concedergli una seconda visione.
EliminaOra la smetto di andare "off topic", ché The Capsule merita tutta l'attenzione, anche qui tra i commenti.
Ciao.
Io credo che Sokurov se lo sia già ritagliato, uno spazio importantissimo nella storia del cinema, se non altro all'interno del panorama autoriale russo, dal mio punto di vista come erede più diretto del cinema di Tarkovskij. A ogni modo, considerando la ricca filmografia alle sue spalle, di lui ho visto veramente pochissimo, inoltre c'è tutta la serie delle elegie che sembra interessante e, insomma, prima o poi dovrei approfondire con più intenzione.
EliminaVai tranquillo, che Gli OT come questi sono più che legittimi, poichè non tolgono nulla all'argomento che fondamentalmente ci interessa; il cinema ;)
Ciao!
Allora, innanzitutto ti confermo che sì, l'horror non mi appaga più di tanto...ma, come tu stesso hai argutamente intuito, mi riferisco a quell' horror in cui la componente orrorifica è unica e imprescindibile...allo stesso modo, e, paradossalmente, potrei anche affermare che l'horror risulti tra i miei generi preferiti. Mi spiego...quello che cerco in questo (purtroppo abusato) genere, è quel carattere intimo, personale e, soprattutto, psicologico che rende un horror un' opera sì inquietante, ma tragicamente umana, un' opera dalle molteplici sfumature, non un' opera che si prende gioco dello spettatore con eccessivi (seppur ottimi) effetti speciali, gore gratuito o con miseri e dilettanti shock, o che mira soltanto al lucro, ma un horror che violenti lo spettatore, lo faccia soffrire visceralmente e lo (tras)porti, psicologicamente, nell' inferno filmico.
RispondiEliminaOvviamente, ho fatto una troppo netta e sempliciotta distinzione, e so anche che il discorso non può riguardare un cultore e buon gustaio come te;) dal momento che alla prima categoria da me descritta appartengono quegli horror prettamente commerciali che guardano ad un pubblico più adolescenziale.
Volendo esprimermi invece sulla seconda tipologia, posso (riba)dirti come quest' horror qui sia un cinema che amo alla follia. Per farti capire meglio ti farò degli esempi... "Possession" non è solo uno dei miei "horror" preferiti, ma uno dei miei film preferiti in assoluto. Stessa cosa vale per "Antichrist". Altri personali esempi possono essere: il kubrickiano "Shining" così come i polanskiani "Le Locataire" e "Rosemary's Baby", "Eraserhead" (se si vuole definire un "horror"). Come vedi sono tutti titoli ai quali la denominazione "Horror" calza parecchio stretta. Amo profondamente anche altri titoli più recenti come "Dans ma peau"della deVan,''Kotoko'', ''Haze'', "The Living and the Dead" di Rumley, ''Kill List'', "Calvaire", ''Vinyan'' di Du Welz, ritengo un "film del cuore" anche "Session9", visto due volte in altrettanti giorni e molto più profondo di quello che si pensa. Includerei anche il meraviglioso "Amer", "Inseparabili" di Cronenberg, "Angst" "Miss Zombie" di SABU, "Trash Humpers" di Korine, 'Twentynine Palms'(solo per il finale...mamma mia non te lo scordi più). Tra i più commerciali ho apprezzato invece 'The Babadook' (Friedkin lo ha definito il film più terrificante che abbia mai visto), 'The Black Swan', 'Il Silenzio degli Innocenti', ''The Others, ''The Sixth Sense'', ''El Orfanato'' (tanto caro a Caden).
Ripeto, pensare al 90% di questi film come horror è completamente sbagliato e tu questo lo sai meglio di me, però volevo citarti alcuni dei miei pseudo-horror preferiti (non so se mi sono spiegato bene prima, riguardo alle caratteristiche che prediligo nell' horror...fattori molto personali), peccando di ignoranza e sbeffeggiando un genere che ha in realtà infiniti ammiratori...Pardon.
Non voglio però dimenticare la mia esperienza con l'horror d' altri tempi...proprio oggi ho visto 'Vampyr' di Dreyer, gli altri sono 'La caduta della casa degli Usher', 'Nosferatu' di Murnau, 'Il gabinetto del dr.Caligari', ''Il golem''(l'ho scaricato da poco e lo vedrò a breve), il capolavoro di Browning ''Freaks'', mi sovviene inoltre qualche lavoro della Deren(Meshes of the Afternoon su tutti, ma anche Witch's Cradle)...ispiratrice, negli anni successivi, di David Lynch (uno dei miei registi preferiti) e il suo 'horror della mente'.
RispondiEliminaInutile dirti che mi mancano Miike e Sono (ma loro li recupero a breve) e poi, ovviamente, i veri cult anni '70-'80 (i film di Hopper, Romero, Craven, Raimi, Carpenter, Argento, Bava) e ancora più addietro Hitchcock.
Sinceramente ora mi sto concentrando su un altro tipo di cinema, quindi non so quando e se visionerò le filmografie di questi autori, però non si mai...
Riguardo a Rollin mi hai convinto, quindi inizierò con 'Le Viol de Vampire' per proseguire con 'La Rose de Fer'. 'La Morte Vivante' passa, per ora, in secondo piano, anche se un po' mi stuzzica.
Capitolo Weerasethakul...ti ho chiesto le tue impressioni sul regista thailandese proprio perché oggi ho concluso la sua filmografia, o almeno la più famosa (mi manca giusto il primo lavoro e l'ultimo presentato a Cannes quest'anno).
Ti dirò che Apitchatpong entusiasma molto anche me. Parecchio tempo fa vidi lo Zio Boonmee -perché vinse la Palma d'Oro- e mi piacque subito anche se mi lasciò un pò spaesato; era un cinema nuovo per me. Ultimamente l' ho rivisto e l'effetto è stato grandioso. In questi giorni ho visto 'Blissfully Yours' che potrebbe essere il mio preferito, a seguire ho visto 'Tropical Malady' il suo lavoro più astruso che reputo minore (forse proprio perché il primo a trattare il tema mistico-spirituale sulle vite precedenti), 'Syndromes and a Century' (complimenti per la bellissima recensione) mi è piaciuto tantissimo, mi ha lasciato interdetto (la seconda parte si allontana parecchio da quello a cui AW ci aveva abituati, soprattutto dal punto di vista registico-scenografico-sonoro). Dopodiché ho esperito -per la seconda volta in vita mia- l'atemporale ''Mekong Hotel'', la sua opera più inafferrabile.
Antologico il suo modo di dividere i suoi film in due parti disgiunte ma connesse. Un grande Autore contemporaneo.
Alla faccia del breve ahahah
Ciao Frank!
Ti sei spiegato più che ottimamente Pietro, altrochè. Comprendo benissimo il tuo punto di vista perchè, sostanzialmente, la pensiamo alla stessa maniera. Era quello che avevo intuito e l'accuratissima scelta di titoli che hai elencato lo conferma saldamente. Anzi, non sai che piacere enorme constatare questa tua passione (e la cultura che conseguentemente ti stai formando) per certi film, soprattutto, se vai a citarmi capolavori immortali quali "Possession" di Zulawski (tra l'altro, quest'anno sarà in concorso a Locarno con l'ultima sua fatica: "Cosmos"!) che, come già scrissi in passato e più volte in altri commenti, non solo resiste nel tempo come la mia visione preferita in assoluto ma, probabilmente e a conti fatti, come l'opera più totale e disturbante finora realizzata. L'ho sempre sostenuto nel corso degli anni senza la più minima esitazione, e continuerò a farlo sicuramente (o perlomeno finchè non possa nascere qualcosa che lo trascenda, se non altro emozionalmente, ma il dubbio è forte), al di là di qualsiasi periodo influenzato da tendenze, stili o generi... Senti, a questo punto non sarebbe una cattiva idea quella di sentirci anche telefonicamente un giorno, perchè noto che le cose in comune su cui confrontarci sono parecchie, ovviamente, sempre se ti fa piacere... A presto!
EliminaPiacere mio Frank!
RispondiEliminaMi rende veramente contento sapere che condividiamo, fondamentalmente, la stesso pensiero su un certo cinema.
Su Zulawski...questo grandissimo autore lo devo ancora approfondire dato che ho visto solo l' esordio del 1971, l' allucinante "La terza parte della notte" (molto complesso, ma mi è piaciuto moltissimo, proprio perché mi sono lasciato trasportare dall' anima -e dal corpo- conturbante della pellicola) e, ovviamente, "Possession" il quale, anche se non al primo posto, posiziono anch'io in vetta alla mia personale classifica...infatti nella lista stilata nel precedente commento, l' ho voluto nominare per primo, proprio perché, seppur visionandolo solo una volta, lo reputo un film importantissimo e significativo per la mia vita e per un momento in particolare che ho vissuto quest'anno...un film che tengo e terrò sempre nel cuore, al quale mi ci avvicinai con tanta premura e senza alte aspettative, ma che mi restituì cento volte tanto. Per una revisione invece, non ho avuto ancora il coraggio, ma sento che arriverà...
Riguardo "Cosmos" si era parlato di un' anteprima a Cannes, poi sfumata; ma in fondo son più felice così...Locarno è meglio;)
Per tornare alla filmografia di Zulawski, nel Pc ho anche Diabel e Sul globo d' argento...tu gli hai visti tutti? Quali mi consiglieresti particolarmente?
Per la telefonata ci sto;non è affatto una cattiva idea, anzi mi farebbe piacere;)
Ciao Frank!
Ormai ho perso il conto di quante volte ho visto, rivisto, studiato "Possession", in entrambi le versioni, tagli, riedizioni, ecc. Per me quel film è un'autentica odissea, e nonostante ciò, a distanza di anni non trovo ancora il coraggio di scriverne, un giorno comunque ti racconterò con calma.... Quindi, nessuno meglio del sottoscritto può comprendere la tua trepidazione nell'avvicinarti nuovamente al film. È quel naturale fervore dell'attesa, che si insinua quando fruisci per la prima volta di un'opera che poi, magari inaspettatamente, ti restituisce emozioni altissime e di conseguenza, il solo pensiero che ad una seconda visione tali sensazioni possano affievolirsi, non avere più la stessa intensità, prolunga il tempo dell'attesa, durante il quale puoi(vuoi) mantenere vivo quel primo ricordo. Pensando a visioni degli ultimi anni, la stessa cosa l'ho provata con Hors Satan, visto e fulminato all'istante, ho trovato il coraggio di riaffrontarlo solo due anni dopo e fortunatamente, le sensazioni della prima volta sono rimaste intatte, anzi, l'ho apprezzato ancora di più ;)
EliminaSia Diabel che OtSG sono due filmoni di una potenza devastante! Magari Diabel è un tantino più fruibile (se così si può dire di un fulm di Zula), l'altro è proprio un capolavoro immenso, ma anche molto più complesso. Il mio consiglio è, comunque, di non lasciarli intorpidire nell'hd... Guardali :)
A presto!
Porca miseria, il 'lavoro' che hai fatto tu con ''Possession'' è encomiabile...si può dire che oramai lo conosci come le tue tasche ;)
EliminaComunque sì, hai individuato e descritto perfettamente la posizione in cui mi trovo (ci troviamo) ad affrontare per la seconda volta certe opere. In più l'hai fatto col migliore esempio possibile...''Hors Satan''. Può sembrare uno scherzo, ma ti giuro che la situazione in cui ti sei trovato, la sto vivendo anch'io...Hors Satan (una delle opere che preferisco) l' ho visto ormai quasi un anno fa ma, come per Possession, non mi ci sono più riavvicinato...spero di emularti con i 'due anni', e non farlo aspettare più del dovuto ;)
Riguardo a Zulawski...seguirò il tuo consiglio...entro la fine di questo mese dovrei visionarli ;)
Ciao Frank,
RispondiEliminainnanzitutto complimenti per l'acuta ed interessantissima analisi del film. Ho apprezzato molto questo "The capsule" soprattutto per la realizzazione di uno stile assurdo che vanta svariate interpretazioni possibili, tra cui un'interessante matrice psicologica, anche se a parer mio forse poco evidenziata. Lo vedo un po' come una variante di Svankmajer molto più complessa, simbolica e surreale, ma noto che su questo film ci troviamo molto d'accordo; sicuramente un'opera meritevolissima di visione e di innegabile apprezzamento, specie per la sua splendida e coinvolgente estetica.
A presto. :)
Grazie a te paxy!
EliminaSai che le aspettative sulla "capsula" erano alte, e sono soddisfatissimo del risultato. Credo anch'io in effetti che l'aspetto psicologico sia poco evidenziato, però trovo che la Tsangari abbia saputo giocare egregiamente di simbolismi e riferimenti accuratamente azzeccati e questo, come giustamente hai evidenziato, porta automaticamente a una molteplicità di interpretazioni. Fa piacere anche a me comunque, che questo film ci abbia entusiasmato all'incirca alla pari (pensando ad altre opere influenzate da un certo surrealismo, che abbiamo condiviso e sulle quali, invece, abbiamo ricevuto sensazioni diverse).
Alla prossima :)
Buongiorno!
RispondiEliminaUna dritta su come trovarlo puoi darla, visto che sembra impossibile?
Grazie in ogni caso
Emmeggì, è impossibile trovarlo per il semplice motivo che ancora non circola. Per ora il suo circuito è infatti limitato a festival, rassegne, mostre e quant'altro. Per poter vedere certi film (con l'intenzione poi di scriverne) ci sono due alternative: o contattare direttamente registi e/o produttori con la speranza che ti facciano avere una visione privata. O semplicemente aspettare, con pazienza, una possibile distribuzione.
Eliminaciao..intanto complimenti per il blog.. dopo aver visto l'interessante Attenberg, vorrei sapere, se possibile , dove recuperare questo mediometraggio.. grazie
RispondiEliminascusa ma ho visto solo ora il post precedente al mio che poneva la stessa domanda..ciao
RispondiEliminaCiao, infatti stavo per scriverti indicandoti la risposta al commento sopra :)
EliminaGrazie per l'interesse comunque.
A tutti gli interessati: la produzione mi ha scritto oggi che stanno pensando a come rispondere all'elevato interesse circa il film. Consigliano di aggiornarsi fra un mesetto via facebook perchè stanno pensando a un modo per diffondere l'opera
RispondiEliminaLe richieste sono molte in effetti. Bene dai, speriamo si smuovi qualcosa.
Eliminamolto bene!!
EliminaOttimo articolo! Ma dove posso reperire il corto?
RispondiEliminaTi ringrazio! Se su google digiti bene titolo e anno, ora in rete c'è una fonte. Mi spiace, ma non posso linkare qui direttamente.
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