27.4.14

Tracce #18 | I fantasmi di Brisseau

La Fille de Nulle Part (Jean-Claude Brisseau)
Francia, 2012
91 minuti

Chiariamo subito che il cinema di Jean-Claude Brisseau non mi piace. Non mi piace questa rappresentazione del sesso spogliato della propria istintività; programmato come un copione accademico ed inscenato sotto il tavolo di un ristorante, nella stazione di una metropolitana o sul divano di un'elegante appartamento illuminato dai riflettori di una
Mise-en-scène che non (per)turba, e che non (per)dura.
E' un cinema insopportabilmente sofisticato, eccessivamente verboso, ridondante attraverso gli insistiti riferimenti artistico/letterari (Freud, Van Gogh, perfino Bergman - il cofanetto in bella mostra nella casa dello stesso Brisseau) nonchè carico di una certa pretenziosità, nell'esibire un erotismo (predominatamente saffico) che intende circondarsi forzatamente di aloni esoterici. La Fille de Nulle Part, credo possa suggellare la cosiddetta trilogia sull'orgasmo femminile che con Choses Secrètes (2002) innescò quel "potere dei sensi" talmente acclamato da condurre I Cahiers du cinema ad eleggerlo addirittura come miglior film di quell'anno. Analoga sorte è toccata per La Fille de Nulle Part, premiato con un discusso (e credo bene) Pardo d'oro alla penultima edizione del Festival del Film Locarno. A ogni modo, è probabilissimo che dei quattro film di Brisseau finora visionati e quindi, della sua poetica, il sottoscritto non ne abbia colto una mazza e sinceramente, poco importa. D'altronde, il sempre buon Davide Pulici definisce il cinema di Brisseau come "il classico esempio di qualcosa di così ambiguo e impenetrabile che qualunque grimaldello esegetico potrebbe dare l'impressione di fare breccia nel sistema"(*). Lascio dunque volentieri qualsiasi approfondimento di merito agli estimatori del suo cinema, ma c'è anche da sottolineare però, che non vanno sottovalutati punti di vista nettamente opposti (una penna come Locatelli, per esempio) ai quali non posso che accodarmi. A ogni modo, chiusa parentesi introduttiva, il vero motivo dell'articolo consiste nell'esaminare tracce, appunto, che anche in un film come La Fille de Nulle Part possono comunque affiorare lasciando un'impronta di originalità. Frammenti, che risiedono nell'azzeccata scelta di stilizzare la figura del fantasma; in questo caso, delle presenze che si annidano in casa Brisseau. Fantasmi di donne sospese, in abito lungo o avvolte in tuniche, che si affacciano inquietantemente in coppia (Shining docet) sulla soglia della porta, o che levitano imponentemente scrutando l'uomo dall'alto, in tutta la sua fragile mortalità. Ecco, bisogna ammettere che nel tratteggiare tali figure emerge uno stile non indifferente, specialmente per quanto concerne l'impatto terrifico, attualmente raro, anche all'interno di quel genere "paranormale" a cui Brisseau strizza l'occhio (tra l'altro, a circa metà film assistiamo ad un instant-shock che fa letteralmente sobbalzare). I fantasmi messi in scena dal regista, nella loro maestosità, inquietano, bisogna ammetterlo. E perfino l'unica sequenza strettamente erotica (la visione saffica) questa volta riesce efficace grazie ad una scenografia surreale che ricorda il miglior Rollin. A immagine stampata però, resta quella signora in nero, autentico "angelo sterminatore" che si materializza a Michael (Brisseau) come un avvertimento funesto in quanto, poche ore dopo, costui troverà la morte ad attenderlo nel cortile di casa. Dopo di che, spiace dirlo, ma il sipario può tranquillamente calare.

* Articolo di Davide Pulici tratto da "Fallo Davvero" - Nocturno dossier n°137 - pagina 56


7 commenti:

  1. Ammazza, ma che recensione mi scrivi? Sei un grande!
    Comunque, neanche a me il cinema di Brisseau piace e, anzi, mi infastidisce abbastanza: non solo il suo citare è ridondante, ma è anche fine a se stesso - qualcosa di davvero odioso, quindi, autorefenziale e, soprattutto, poco cinematografico. Certo però che 'sti fotogrammi invogliano alla visione...

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    1. In effetti i fotogrammi sono meravigliosi!! dei dipinti... (Onestamente il regista è la prima volta che lo sento rammentare :-P)

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    2. @Yorick: come ti dicevo ieri, una traccia di recensione buttata giù in fretta e furia, d'altronde "Ethic" non poteva aspettare ;)
      @Vittorio: bene, escludi quei tre "meravigliosi dipinti"... e il regista te lo puoi anche tornare a scordare :p

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    3. Vedi? Non posso farci niente, mi viene istintivo americanizzarlo :P

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  2. Anch'io non amo per nulla Brisseau: "Gli angeli sterminatori" l'avevo trovato orrendo sotto ogni punto di vista. Questo, però, a tratti ha un suo strano fascino. E poi c'è stata una scena (una delle prime apparizioni del fantasma) che mi ha fatto davvero paura, come non mi capitava da tempo con un horror. Interessante in parte anche la sceneggiatura, che (mi autocito) "straborda in varie direzioni e che nella sua confusione di registri (drammatico, comico, soprannaturale) alterna banalità esistenzialiste e interessanti riflessioni intellettuali e soprattutto emotive, con lunghi dialoghi e seducenti visioni incastonate in una scenografia minimalista". Certo, però, che è recitato da cani. E poi dove l'hanno girato, nella casa del regista/attore?

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    1. Hai ragione, credo anch'io che "Gli angeli sterminatori" sia il peggiore della suddetta trilogia (che comprendeva "Il potere dei sensi" e "A' l'aventure"). In questo, effettivamente qualcosa di salvabile c'è, comprese certe riflessioni intellettuali come fai notare, anche se complessivamente l'ho trovato troppo verboso. Se la scena a cui ti riferisci è quella in cui il fantasma, con un coltello in mano, sbuca alle spalle del regista/attore (tra l'altro direi quasi plagiata da una analoga in "L'esorcista III: The legion") ha fatto saltare dalla paura pure me! Confermo: la casa è proprio quella di Brisseau, recitazione pessima, concordo in pieno. Comunque Christian, se ne hai scritto lasciami il link che passo a leggere volentieri la tua opinione :)

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