7.6.13

Tracce #4 | I Cavalli di Zoltán

Elégia (Zoltán Huszárik)
Ungheria, 1965
19 minuti


Balázs Béla Studio è la scritta che campeggia in apertura di questo cortometraggio d'avanguardia diretto dall'ungherese Zoltán Huszárik e d'impulso, il primo pensiero corre a quel Béla Tarr, "autore di armonie". Paradossalmente, curiosando scopro che una connessione effettivamente esiste, perchè i primi lavori amatoriali del regista di The Turin Horse, catturano l'attenzione proprio di questo studio cinematografico sperimentale (fondato nel 1959 in omaggio al teorico cinematografico ungherese Balázs Béla, per l'appunto) il quale decide di finanziare quello che sarà l'esordio di Tarr: Családi tűzfészek (Nido di famiglia, 1979). Le coincidenze con il maestro magiaro terminano quì, ma volendo, altre assonanze possono emergere dalla visione di Elégia: i tradizionali volti della popolazione che scalfiggono lo schermo, le campagne, una stradina infangata che ricorre più volte.
Elégia segna una svolta importante nella filmografia di Huszárik (composta quasi totalmente da cortometraggi, esclusi Szindbád e il testamentario Csontváry) perchè viene considerato il principio per nuove forme di espressione mai adottate prima di allora all'interno del panorama cinematografico ungherese, che approdano anche con un certo ritardo rispetto ad altri paesi dell'est Europa. Un film d'avanguardia a tutti gli effetti dunque: montaggio frenetico, alternanza tra dipinti rupestri (richiami alle opere di Sergei Paranajov), immagini di repertorio e deformazioni ottiche. Spesso e giustamente definito un "poema cinematografico" e/o un "capolavoro sinfonico", l'opera di Huszárik si delinea attraverso frammenti di filmati che ritraggono il mondo equino e la sua interazione con l'essere umano, dall'inizio dei tempi fino ai giorni nostri e lo si può suddividere in tre fasi. Nella prima parte possiamo ammirare questi magnifici animali nella loro più totale libertà, al galoppo tra le verdeggianti praterie, mentre rapidi flashback irrompono ritraendone, in vari contesti storici, il loro servizio a favore dell'uomo. Immagini nostalgiche di un paesaggio rurale che passano davanti ai nostri occhi e riflettono sguardi accomunabili (quello della contadina, del vecchietto e del cavallo), rassegnati ad un destino già scritto nel tempo. La seconda parte ci mostra un mondo in antitesi con con quello visto finora e per i cavalli, è giunto il momento di un confronto con la società urbanizzata (la grande città, i mezzi di trasporto, la vita notturna), una palingenesi sociale a cui dovranno sottostare impotenti. Il cavallo non viene più visto come parte integrante della natura, ma come esemplare utilizzato esclusivamente a scopo d'intrattenimento (il circo, l'ippodromo). Da questo momento in poi, il ritmo della pellicola cresce progressivamente, sia per tempi di montaggio che per sferzate sonore e si riscontra un eccedere anche nell'utilizzo delle alterazioni visive, mostrandoci un cavallo bianco che sembra sdoppiarsi, liquefandosi nell'oscurità, metafora della perdita di una propria integrità attraverso i tempi. Sequenza che serve d'aggancio all'ultima fase; un perturbante assolo di batteria, preludio funereo che accompagna questi animali in corteo, accoratamente destinati al macello. La stroboscopica luce di una fotocamera a scatti li immortala per l'ultima volta, riversi sul pavimento, impressi come sulle pareti di quelle grotte che li ritraevano nell'antichità. E In chiusura, una desolante galleria di attrezzature usurate (cinghie, ferri di cavallo), sfoggiano sopra le lucide teche di vetro nei musei dell'era moderna... Lirico!
Potete guardarlo quì

6 commenti:

  1. Gli ungheresi sono cineasti fenomenali. Riescono a essere al contempo toccanti e riflessivi, distaccati ed emotivamente empatici. Pian piano, mi sto facendo strada in questa cinematografia enigmatica, dolorosa, lacerante. Questo "Elégia", poi, è fenomenale. Bellissima segnalazione, grazie visione.

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    1. Immaginavo che potesse piacerti! Comunque un contributo me lo dai anche te, questa tua passione per Tarr e per il cinema ungherese, con i relativi approfondimenti non fanno che stimolarmi alla ricerca di ulteriori film e autori. Guarda caso proprio oggi ho scoperto un altro bellissimo corto, polacco, ma molto tarriano secondo me: http://www.youtube.com/watch?v=LSFLpGg1Kdk
      Prova a darci un'occhiata, sono curioso di sapere che ne pensi...

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    2. Tarriano è dire poco, caro visione. Bellissimo corto, strano che Ghezzi non ne abbia mai parlato. Peccato per la musica, però: orrenda.

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    3. Vedo che concordiamo anche sulla musica :) Hai pienamente ragione, si può proprio dire che è l'unica nota dolente.

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  2. mi è piaciuto, poi quella martellata mi ha fatto male:(

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    1. Purtroppo, il crudele destino riservato a molti animali... Posso dirti comunque che sono un mezzo animalista quindi quella martellata è come se me la fossi presa io.

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