4.6.13

Polytechnique

Denis Villeneuve
Canada, 2009
77 minuti


Sfogliando tra i miei archivi mi sono imbattuto in questo vecchio post, scritto più di un anno fa e che vale la pena rispolverare.

"Hai degli spiccioli?"
"Non molti...."

...E di colpo un'assordante rumore di spari, urla, una ragazza si copre l'orecchio sanguinante, intorno a lei il silenzio, solamente interrotto da un flebile acuto...
Inizia così lo stupendo film di Villeneuve, che ripercorre i drammatici istanti del massacro all' Ècole Polytechnique di Montreal, avvenuto il 6 dicembre 1989, nel quale un ragazzo sicuramente misogino decide di entrare all'università armato di fucile e sterminare il più alto numero di ragazze possibili...
Realizzato in uno splendido bianco e nero e strutturato su vari piani temporali che riprendono l'evolversi dei personaggi. Preciso e diretto come una saetta (grazie anche alla breve durata, 77 minuti), Polytechnique è un vero pugno allo stomaco da non lasciare indifferenti!
Il film è stato realizzato 6 anni dopo Elephant, similare per tema trattato e durata, ma decisamente inferiore come forza d'impatto, il film di Gus Van Sant (troppo sopravvalutato a mio avviso) non regge il confronto. Polytechnique, dalla sua, parte già con una scena fortissima (la sparatoria nell'aula delle fotocopiatrici), l'azione è già iniziata e serve per introdurci subito nella vita dei due protagonisti principali. A tal proprosito, è interessante soprattutto notare come il film inizi e si concluda con due lettere, che fanno da colonne portanti a tutto lo svolgimento narrativo. La prima, elaborata per anni nella folle mente dello sterminatore, racchiude tutti i suoi pensieri e motivazioni che lo porteranno, da lì a breve, al suo atto di (auto)distruzione e "liberazione".

(Vorrei farvi notare che oggi commetterò suicidio. Non è per questioni economiche perché ho aspettato fino ad esaurire tutti i miei risparmi rifiutando qualsivoglia lavoro, ma è per questioni politiche. È perché ho deciso di mandare le femministe che da sempre mi hanno rovinato la vita, al Creatore.
Per sette anni, la vita non mi ha arrecato alcuna gioia e poiché ormai ne ho abbastanza, ho deciso di mettere fine all'esistenza di queste streghe.
Quando ero più giovane ho tentato di entrare nelle forze armate come cadetto, in questo modo avrei avuto anche la possibilità di entrare nell'arsenale
e precedere Lortie nella sua incursione. Mi hanno riformato perché...sociopatico. Pertanto ho dovuto aspettare fino ad oggi per poter eseguire il mio piano.
Nel frattempo ho continuato i miei studi, senza grosso impegno dato che non mi hanno mai davvero interessato, anche perché sapevo già in anticipo
quale sarebbe stato il mio destino. Anche se i media mi etichetteranno come "pazzo assassino, io tendo a considerarmi una persona razionale che è stato costretto ad adottare misure estreme....) 


La seconda lettera, scritta nel bellissimo finale dalla studentessa protagonista scampata al massacro, è indirizzata alla madre del suo attentatore e rimetterà in discussione le motivazioni della strage:

(Le scrivo perché, oggi, per la seconda volta nella mia vita, ho paura. La prima volta è stata quando ho incontrato suo figlio. Suo figlio mi ha mostrato quanto odio può esserci in questo mondo. E mi ha segnato per sempre. Lui è morto, io sono viva. Lui è libero, io no. A volte mi verrebbe voglia di urlare da sopra i tetti
tutto il dolore che ho provato e non solo fisicamente. Ogni giorno penso a Stephanie che è morta tra le mie braccia. Penso a tutti i miei amici che quel
giorno sono morti e sono stati feriti. Penso alle donne di tutte le età che sono state ferite nella loro anima... L'amore mi ha portato un dono. Un figlio cresce dentro di me. Desidero con tutto il cuore che questo bimbo sia felice, ma ho paura. E sono stanca di aver paura. devo imparare di nuovo ad avere fiducia
e a dare alla vita un'altra possibilità, così da potermi alzare in piedi da sola. E resterò in piedi con le mie forze. Se avrò un maschietto, gli insegnerò come si ama. Se sarà una femminuccia, le dirò che il mondo le appartiene!)


In mezzo, Villeneuve tratteggia anche il profilo di un terzo personaggio, identificato in un'altro studente (l'eroe buono), che dopo aver tentato invano di salvare la vita ad una ragazza ferita a morte (la stessa della sequenza iniziale) e alle altre compagne, decide di fare un'ultima visita alla madre prima di suicidarsi sopraffatto dai sensi di colpa per non essere riuscito nel suo intento. Come accennavo all'inizio, Polytechnique è un film che indaga molto più a fondo di quanto non faccia Elephant, non si limita a "raccontare" il malessere giovanile odierno, ma entra in maniera decisamente più diretta e specifica su una delle possibili cause di questo malessere. In Polytechnique c'è una motivazione ideologica, indubbiamente sbagliata, ma c'è!  E poi c'è quella fotografia, glaciale come la neve che cade all'esterno della scuola, come lo sguardo del protagonista mentre gira armato per i corridoi illuminati al neon, ben deciso a portare a termine la sua "missione" e terribilmente impassibile di fronte alla folla sconvolta che fugge, che cerca di nascondersi sotto i banchi, che salta fuori dalle finestre urlando... Urla improvvisamente spezzate da lunghi e profondi silenzi, che fanno riflettere... Francamente tutto questo, in Elephant non l'ho visto.

11 commenti:

  1. Film potentissimo, che conferma il talento del regista.
    Finale pazzesco.

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    1. Un talento riconfermato nel successivo "La Donna che Canta", altro grande film.

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  2. un film così mette un regista nell'olimpo, se poi dopo fa "La donna che canta"...

    per fortuna che l'assassino di "Polytechnique" nel film successivo è il gemello buono...

    in "Polytechnique" ci sono molte cose eccezionali, quella che mi ha colpito di più è la sofferenza del sopravvissuto che si ammazza nel bianco, sconvolgente.

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    1. Si, bellissimo "La Donna che Canta", nel finale resti letteralmente spiazzato! Al contrario conosco poco dei lavori precedenti a questo, tranne "Maelstrom", che definirei un oggetto filmico alquanto indecifrabile e che non mi ha fatto una grande impressione.

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  3. "La donna che canta", ce l'ho in cantiere da un pezzo. Penso di averlo rubato a bombus, anzi quasi sicuramente l'ho soffiato a lui. Questo "Polytechnique" mi stuzzica, anche se sono un po' stanco di vedere morti ammazzati sullo schermo. Vedo di procurarmelo, dalla rece e dai commenti sembra non si possa fare a meno.

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    1. Ah, comunque anche secondo me "Elephant", come pressoché tutta la filmografia di Van Sant, è sopravvalutato. Anzi, Gus ultimamente mi sta pure antipatico: mi sembra un ragazzino ebefrenico con una mdp in mano.

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    2. L'impostazione non è classica e il film lavora comunque di sottrazione dunque, anche "i morti ammazzati" sono mostrati diciamo con un occhio solo. Secondo me potrebbero piacerti tutti e due, anche "La Donna che Canta".
      Con Van Sant non sono mai entrato in sintonia, quindi gioisco immensamente nel sapere che la pensiamo allo stesso modo ;)

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  4. Hai ragione, un vero pugno allo stomaco. Bellissimo, davvero. Io, però, ho apprezzato anche "Elephant", sicuramente meno profondo, ma mi sono sempre piaciuti i film, o i romanzi, che raccontano gli stessi fatti secondo diversi punti di vista!

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    1. Apprezzo pure io quel tipo di storie, ma con Van Sant proprio non c'è feeling: non c'è stato un suo film che mi sia piaciuto. E sinceramente, lo reputo comunque un regista "commerciale" che vuol darsi un tono autoriale a tutti i costi, ma che alla fine risulta eccessivamente stucchevole e forzato. A grosse linee, un pò come Sodenberg, altro regista a mio avviso sopravvalutato e che tanto per dirne una, ha avuto il coraggio di mettere le mani su quel capolavoro che è Solaris... Naturalmente opinione del tutto personale e contestabilissima :)

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  5. Avevo visto Elephant e personalmente mi era sembrato una boiata assoluta (se non ricordo male vinse pure Venezia). Questo non l'ho ancora visto ma mi intriga la scelta del bianco e nero, che dovrebbe riuscire a dare un pizzico di drammaticità in più.

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    1. Elephant ha preso addirittura due premi a Cannes: Palma d'oro e premio per la miglior regia, quando si dice!
      Ad ogni modo Polytechnique lo straccia su tutti i fronti ed è vero, il bianco e nero, oltre che azzeccatissimo, contribuisce nel rendere il tutto più intenso.

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