Benjamin Naishtat
Argentina, Francia, Germania, Uruguay, 2014
79 minuti
Un elicottero che sorvola un'area urbana ad accesso limitato, dalla quale vediamo innalzarsi i fasci fumogeni causati da un probabile incendio, è solamente il primo di una serie di campanelli d'allarme che il ventisettenne Benjamin Naishtat aziona per questo suo esordio al lungometraggio (dopo un paio di corti che avevano ottenuto consensi favorevoli) con l'intento di tratteggiare una parabola distopica sul cedimento delle sicurezze nell'odierna società di un'Argentina capitalista;
Argentina, Francia, Germania, Uruguay, 2014
79 minuti
Un elicottero che sorvola un'area urbana ad accesso limitato, dalla quale vediamo innalzarsi i fasci fumogeni causati da un probabile incendio, è solamente il primo di una serie di campanelli d'allarme che il ventisettenne Benjamin Naishtat aziona per questo suo esordio al lungometraggio (dopo un paio di corti che avevano ottenuto consensi favorevoli) con l'intento di tratteggiare una parabola distopica sul cedimento delle sicurezze nell'odierna società di un'Argentina capitalista;
cinta, apparantemente protetta nelle aree verdeggianti dei suoi quartieri, dove qualsiasi principio di disfunzionalità che vada a infrangere l'ordine stabilito delle cose, innesca il caos, generando inquietudini e paure alquanto irrazionali tra gli abitanti. Se l'idea che fonda la base di questa Storia della paura è una rilettura, a suo modo anche originale, delle ansie alimentate in ognuno di noi da temuti catastrofismi del nuovo millennio (se la tecnologia si ferma, già siamo nel panico), è un vero peccato questa non venga poi sviluppata nella maniera più efficace, cercando d'instaurare proprio nello spettatore, innanzitutto, le stesse sensazioni ansiogene che investono le menti dei personaggi coinvolti. Ed è il coinvolgimento, sotto ogni prospettiva, forse la lacuna più evidente in quanto viene a mancare qualsiasi stimolo empatico verso ognuno di questi individui e soprattutto, quella coralità a legare le varie vicende, che francamente, ci si aspettava già dopo venti minuti dall'inizio. Naishtat, invece, sembra accontentarsi di abbozzacchiare procedendo per frammenti (o nell'essere più precisi, seguendo una costruzione che si delinea come un'onda a dente di sega* - forse, tra gli aspetti più interessanti persiste proprio quell'indovinato incedere sonoro/tensivo strutturato ripetutamente per accumuli) atti ad innescare più che altro suggestioni (e qualche citazione lampante: Weerasethakul, ma in modo particolare von Trier, con una scena che sembra il riflesso speculare di Melancholia), anche intuitivamente azzeccate come la pioggia di fango (che tra l'altro rievoca quella delle rane in Magnolia) o i rifiuti che bruciano al crepuscolo, senza però mai giungere a un efficace compiutezza del tutto. Anche perchè, in fin dei conti, non sussistono avvenimenti realmente drammatici a spiegazione dell'eccessiva ondata di fobia collettiva, tanto più che fondamentalmente, ci muoviamo nei binari del thriller. Historia del Miedo è quindi cinema che a un primo contatto lascia residui d'incertezza e che purtroppo, non riesce a formarsi con circolarità (per quanto i frangenti più panoramici richiamino, alla lontana, il Tejùt di Benedek Fliegauf o la sospensione di certe produzioni svedesi - i film della coppia Hellström/Ganslandt, ad esempio), inceppandosi, al contrario, come gli ascensori dei caseggiati sotto i continui black-out, fino alla saturazione pressochè permanente di un'oscurità, che solamente le nostre paure più profonde, hanno generato.
*In musica, è un tipo di forma d'onda non sinusoidale che graficamente assomiglia ai denti posti sulla lama di una sega. "La convenzione usuale è che l'onda a dente di sega salga verso l'alto con il passare del tempo e poi scenda bruscamente". Il film sembra svilupparsi seguendo ripetutamente questo schema.
*In musica, è un tipo di forma d'onda non sinusoidale che graficamente assomiglia ai denti posti sulla lama di una sega. "La convenzione usuale è che l'onda a dente di sega salga verso l'alto con il passare del tempo e poi scenda bruscamente". Il film sembra svilupparsi seguendo ripetutamente questo schema.
Ciao Frank,
RispondiEliminati scrivo qui solo perché volevo riempire questa pagina ''speciale'', perché fu proprio il 21/11/14 che incappai per la prima volta nel tuo blog (anche se non ricordo come :)
Comunque, volevo dirti che ho seguito il tuo suggerimento ed ho visionato, tra ieri e oggi, ''Diabel'' e ''On the Silver Globe''. Mi hanno letteralmente stravolto! Mi si è ripresentata dinanzi l' infinita potenza di Possession e TTPotN (su quest'ultimo...ho compreso solo ora che esordio-capolavoro è (stato).
Possession rimane lì su, inamovibile. Però questi altri tre Zulawski che ho avuto modo di vedere, li reputo dei veri e propri Capolavori. Questo mi fa decisamente annoverare Zulawski tra i miei registi del cuore. Con lui ho capito che il Cinema può andare Oltre. Non so come dire, è come se avessi (ri)scoperto l' Amore. 'OtSG' penso sia il concentrato di tutta la rabbia decennale accumulata da 1977 al 1987. Ecco, nel 1987 Zulawski ha vomitato la bile dei torti subiti e nel finale lo puntualizza di persona, con quella cristologica (l'euforia mi fa diventare anche dissacrante :)apparizione riflessa nello specchio:
"A causa della decisione del Viceministro della Cultura, del Vicesegretario di Stato per il Cinema Polacco, la produzione del film "Sul Globo d'Argento" è stata fermata nella primavera del 1977. A quel tempo la troupe del film stava in riva al Mar Baltico. Allo stesso tempo, il set cinematografico, con oggetti di scena e costumi che hanno richiesto due anni per la produzione, erano stati finalmente creati ed erano attesi dalla troupe del film in Braslavia, nella Bassa Slesia, nel Distretto del Lago di Masuria e nelle montagne del Caucaso. Tutte queste decorazioni, costumi e oggetti di scena sono stati distrutti. I dipendenti dello studio cinematografico : truccatori, costumisti, sceneggiatori, hanno conservato nei magazzini e nei loro appartamenti, qualunque cosa siano riusciti a salvare. Sto finendo questo film pensando a loro. Nel frattempo il piccolo dramma di questo film e il grande e speriamo onorabile dramma della nostra vita, continueranno ad intrecciarsi in un mosaico comune di voli di successo e di atterraggi di emergenza. Il mio nome è Andrzej Zulawski, e sono il regista del film "Sul Globo d'Argento"."
Ora, son consapevole del fatto che non tutti i film di Andrzej siano del calibro di quei quattro però, volevo chiederti se ci fossero altre visioni imprescindibili o che meritano davvero tanto.
Una curiosità: ma le TRASCENDENZE qua sotto...prevedi di scriverci più di una semplice rece o altro? E quel Nymph (che era l'unico che non avevo individuato, ma che segnai ca. 3 anni fa in una lista, insieme a tutto il cinema di Pen-Ek Ratanaruang, di cui alla fine non ho visto più nulla) lo reputi una visione necessaria o, semplicemente, ti ha colpito personalmente e, di conseguenza, non lo consiglieresti a chiunque?
Una domanda: chi è per te il miglior regista italiano contemporaneo, e di quelli passati chi è il tuo favorito? In questi giorni ho visto Le Quattro Volte di Frammartino (ho anche visto Alberi, Il Dono) e secondo me è lui...ovviamente gusti personali ;)
Ah, domani dovrei vedere Satantango...il tuo rapporto con Tarr?
Ciao Frank!
Ciao, hai fatto bene a scrivere qui, gli spazi vuoti servono a questo ;)
EliminaSecondo me, Zulawski ha espresso il massimo delle sue potenzialità proprio nel decennio 70/80, concordo quindi che i film citati siano i migliori (almeno stando anche ai miei gusti), con in vetta "Possession". Il suo esordio però dovrei rivederlo per esprimere un giudizio definitivo, è passato troppo tempo. Conosco si, i trascorsi sulla lavorazione di OtSG, era sicuramente il suo progetto più ambizioso, anche perchè ispirato a un trittico letterario (the lunar trilogy) scritto agli inizi del novecento da un suo prozio (Jerzy Zulawski), e penso che, visti i successivi problemi di realizzazione, questo motivo abbia influito oltremodo all'esplosione di quel furore devastante che emerge nel film. Mancano ancora al mio appello però lavori come "L'importante è amare" e altri (quelli più incentrati sull'erotismo), realizzati negli anni a venire e che onestamente, non hanno mai attirato più di tanto la mia attenzione. Al momento, l'unico altro suo film a mio avviso meritevole e che posso consigliarti è "La Sciamana" (1996), perchè in qualmodo ritorna sugli stessi temi di "Possession" e "Diabel", anche se con risultati chiaramente inferiori: https://mubi.com/films/szamanka
Le "trascendenze" qui sotto, da un lato rappresentano una sorta di icone, paradigmatiche dello stile perseguito. Dall'altro, sono anche quei film il cui primo impatto è stato a dir poco fulmineo, e la memoria li ha automaticamente incasellati come visioni predilette; praticamente sono quei film (eccetto "Stellet Licht"), sui quali vorrei scrivere mille cose ma che probabilmente, come ti spiegavo l'altra volta, non troverò mai la forza di fare. "Nymph" ci rientra appieno, lo si potrebbe definire la risposta tailandese all'Antichrist di von Trier, e ovviamente non posso che consigliartelo, dopo la sfilza di titoli sull'horror destabilizzante che mi hai elencato l'ultima volta :) Del regista, successivamente ho visto anche questo, parecchio asettico e minimalista, ti piacerà: https://mubi.com/films/ploy
Sulle ultime domande credo non esista una risposta veramente determinante. Il cinema italiano poi, il sottoscritto l'ha vissuto nel corso degli anni come una vera e propria mutazione (ed effettivamente, è/è sempre stato, un territorio mutevole e irregolare), tanto che alla tua domanda potrei rispondere facendoti il nome di un Antonioni, come allo stesso modo di un Fulci; entrambi hanno rappresentato, in egual misura, due fasi fondamentali del mio percorso, indipendentemente dalla netta opposizione stilistica.
EliminaAll'interno del panorama contemporaneo più sperimentale che piace a noi, invece, il discorso si complica oltremodo; potrei risponderti anch'io Frammartino (nella sua totalità), ma è altresì vero che mi è capitato di assistere ad singole opere di italiani ancor più sconosciuti o emergenti, che Frammartino lo sotterrano con gli alberi che ha filmato. Non è facile (e in tutta onestà non lo trovo nemmeno conveniente) stabilire ora, in un periodo tra l'altro di fertile movimento a livello "underground" come questo, un nome. Bisogna attendere.
Tarr rientra senza dubbio tra i giganti, ma personamente (e a distanza di tempo), il mio rapporto con lui non lo si può definire proprio idilliaco. I suoi primi film non li ho apprezzati granchè e a conti fatti, il suo lascito (The Turin Horse) rimane decisamente il mio preferito. Certo, per un vero appassionato "Satantango" è un'esperienza imprescindibile, perchè che ti cambia inevitabilmente la visione sul cinema (ricordo ancora l'effetto che mi restituì quando lo vidi la prima volta; talmente enorme da pensare istintivamente al "Solaris" di Tarkovskij come quell'isola che si materializzava nell'epilogo). Però, se posso consigliarti, non lo valuterei proprio come prima visione della filmografia tarriana (sempre se non hai ancora visto niente di lui). Ma per l'appunto, proprio vista l'imponenza, mi ci accosterei in seguito e, magari, non prima di aver affrontato qualcosina di Tarkovskij... Come sei messo con quest'ultimo?
Grazie Pietro, a presto!
Eccomi Frank!
RispondiEliminaAndando in ordine...Allora, su Zulawski ormai è chiaro, andiamo d'accordo ;) Riguardo agli altri film del polacco vedrò di seguire il tuo consiglio su La Sciamana. Ho sentito parlar bene anche di L'importante è amare da te citato, Amour braque e La femme publique...anche se le mie priorità per ora son altre...
Sulle trascendenze...si, avevo intuito il loro scopo paradigmatico e vedendo i film (che film!) posso capire anche quello che ti hanno dato e la difficoltà nel 'trattarli'.
Tra loro mi manca appunto Nymph e L'Apollonide con cui ho una storia alquanto lunga...lo conosco da tempo ed è sempre stato in cima tra i titoli da visionare, però, per non so quale motivo, son sempre stato restio alla visione. Che dici vado? ;) Per quanto riguardo Nymph, l'ho già messo a scaricare (e la voglia di vederlo sale di giorno in giorno) ma la versione che ho trovato è divisa in due parti (e si vede pure male accidenti) mentre i sottotitoli no; quindi per la seconda parte sarà un po' scomodo.
Mi segno anche Ploy ;)
Riguardo al cinema italiano...volevo sapere un po' cosa ne pensavi dato che io sono proprio ignorante in materia (escludendo qualche regista post 2000).
Un po' sentivo che mi avresti risposto con Antonioni (che mi ispira tanto), Fulci invece non lo conoscevo, pensa un po'...
Comunque la cinematografia nostrana del XX secolo mi incuriosisce assai e la esplorerò soltanto al momento giusto. Fellini, Antonioni, Pasolini, Ferreri, Bertolucci su tutti, senza dimenticare la prima metà del secolo.
Di nostrano ('antico') mi sono imbattuto in 'Umberto D.' e 'Dillinger è morto' (a parer mio due capolavori).
Sul discorso del panorama nostrano sono perfettamente d'accordo...son stato 'superficialotto' dal momento che io, il 'sottosuolo' non lo conosco affatto.
E' che col nome di Frammartino ti ho spinto da quelle parti...mentre mi riferivo in generale al cinema più emerso, ma non credo che tu ne abbia visionato molto non essendo propriamente nelle tue corde.
Su Tarr...Allora, personalmente, col magiaro, non sono 'a secco'. Ho visto Nido familiare, Öszi almanach, Kárhozat, Sátántangó, Le armonie di Werckmeister, Prologo in Visions of Europe, A london férfi e Viaggio nella pianura ungherese.
RispondiEliminaCome detto, oggi ho visto ''Satantango''. Inizio col dire che lo reputo inferiore a Werckmeister harmóniák (il mio preferito, anche se ho aspettative altissime per TTH). Detto questo, il 'colosso' del '94 non mi è sembrato il Capolavoro Assoluto che molti sostengono. Il film è senza dubbio un'opera unica, una sorta di musa ispiratrice per tanti altri registi, meraviglioso dal punto di vista prettamente estetico (e assolutamente nelle mie corde...b/n, piani-sequenza, nichilismo (esistenziale) etc.); però c'è qualcosa che non me lo fa annoverare tra i 'miei' film (come invece mi aspettavo). E non è la durata, che ho trovato sì eccessiva (sono del parere che se il film fosse durato molto meno, in tanti ne avrebbero parlato come un Tarr 'più normale') ma mai realmente sfiancante. Non so, la durata mastodontica è una peculiarità che ammiro specialmente, però qui l'ho trovata un po' gratuita. In 'Heimat' o in 'Death in the land of encantos' (questo sì, un capolavoro assoluto) invece, più giustificata.
Non vorrei ti arrivasse che il film non mi sia piaciuto, anzi...diciamo che, probabilmente, le aspettative erano troppo alte. Sicuramente arriverà una revisione ;)
Volendo tracciare una piccola personale classifica tarriana, giusto per farti capire un po' meglio...1 Wh e il Prologo 2 Satantango 3 A london ferfi 4 l' Almanacco 5 il Nido 6 Damnantion e il 'medio-docu nichilista' con Mihaly Vig.
A te manca qualcosa di Béla?
Capitolo Tarkovskij...faccio mea culpa...non ho visto nulla del russo. TI dico semplicemente perché. L'ho sempre visto come qualcosa di troppo grande e ho sempre pensato che potesse essere uno fra i miei registi preferiti; di conseguenza il volontario e paradossale allontanamento.
La situazione è (quasi) analoga al discorso sulle revisioni, le trascendenze etc...non mi sento mai abbastanza pronto. Nel caso mi decidessi, mi consigli di seguire cronologicamente la sua filmografia o altro?
Ciao Frank!
Mi sono scordato di dirti che ho rivisto l'ultimo Capolavoro reygadasiano PTL. Ti avevo già detto che la mia prima visione fu un po' approssimativa e poco esauriente...solo ora ho capito che cosa mi ero perso! Sinceramente non so quale preferisco tra Luz Silenciosa e PTL, anche se opterei per il primo, una vera e propria folgorazione. Stellet Licht lo aggiungo alla lista delle difficoltose seconde visioni ;)
RispondiEliminaInoltre volevo chiederti se mai avessi provato a interpretare il finale di 'Diabel' (anche se Zulawski non è poi così tanto da interpretare. Ma da vero zulawskiano quale sei, magari ne sai una più del...diabel ;)
Pietro, ti rispondo con più calma domani, chè ora sono un pò indaffarato, pardon ;)
RispondiEliminaCi mancherebbe...tranquillo ;)
RispondiEliminaEccomi qui Pietro,
RispondiEliminariguardo i film di Zulawski da te citati, infatti, al momento ho altre priorità anch'io, vedremo in futuro.
Bonello è un regista molto interessante, quanto visto finora mi ha sempre lasciato forti sensazioni. "L'Apollonide" (appunto) e "De la guerre" su tutti, ma ti consiglio anche "Le pornographe" e "Tiresia" (quest'ultimo ha molto del cinema di Dumont). Nymph posso passartelo io (file unico) con i sub ita allegati, vai tranquillo ;)
Nel panorama di genere, Fulci era un artigiano, un visionario, un maestro (personalmente, IL maestro) dell'horror/gore made in italy (all'estero, negli States soprattutto, è considerato un'icona). Anche se generalmente con l'appellativo di maestro ci si è sempre riferiti ad Argento; erroneamente, parlando di horror, in quanto il genere di costui, anche se estremamante sanguinario, era tendenzialmente il giallo/thriller. Quindi nulla a che vedere con il cinema autoriale di Antonioni e gli altri nomi che hai citato; grande stima per Fellini, ci mancherebbe, ma il suo cinema si discosta un pò troppo dallo stile, atmosfere e tematiche che cerco. Diciamo che a lui, ho sempre preferito per esempio l'eccentricità di un Ferreri, o la potenza libertaria di un Pasolini. Bertolucci lasciamolo perdere, su di lui ho steso un velo definitivo da un pezzo, in quanto non c'è stato un suo film che sia riuscito a trasmettermi le emozioni che cerco; troppo classico (e pretenzioso, tra l'altro) per il sottoscritto. Al contrario, e andando nello specifico invece, Antonioni è stato senza dubbio un innovatore, un punto di riferimento essenziale (alla pari di Tarkovskij e di Bresson) per l'evoluzione di quello che, ad oggi, possiamo definire come cinema contemplativo; certo, un primo contatto con i suoi lavori potrà sembrare ostico, bisogna fruirne e lasciarli sedimentare per riprenderli successivamente, ma ti assicuro che nel tempo acquisterai una visione sempre più chiara sulla loro importanza, e ne verrai di conseguenza ripagato.
Approfitto quindi per collegarmi al capitolo Tarkovskij al quale, a questo punto, ti consiglierei di avvicinarti senza più alcuna esitazione (hai già visto quasi tutto Tarr, più di quanto ho visto io, dunque hai già meritevolmente superato una certa soglia!), proprio perchè è un autentico fondamento, per certo cinema contemporaneo. Combinazione, stanotte su Fuori Orario (dall'una circa) trasmettono "Nostalghia", io ne approfitterei. Dopodichè guardati questo corto: https://vimeo.com/83227599 (uno dei più poetici che mi è capitato di vedere l'anno scorso) e noterai quanto l'opera omnia del maestro russo continui a vivere, ispirando molte delle produzioni odierne, anche le più brevi e sommerse ;)
Ahaha.. No Pietro, non ho mai analizzato Diabel (inoltre ne ho fruito solo una volta, pochino direi:), e a tal modo non mi reputo affatto un zulawskiano, poichè dell'autore l'unico film su cui mi sono veramente scervellato è stato "Possession" ;)
a presto!
Grazie per le info su Bonello...mi sono segnato i titoli ;) Per Nymph...beh, mi faresti un gran piacere, grazie!
RispondiEliminaMolto bello ed esaustivo e tutto il paragrafo sui vari registi...le mie priorità, allora, saranno sicuramente Antonioni, Tarkovskij e Bresson ;)
Eh, lo so...''Nostalghia'' l'ho adocchiato da qualche giorno, ma non sono sicuro che riesca a fare quell'orario stanotte :( (non posso neanche registrarlo).
Comunque sto cominciando a scaricare i film di Tarkovskij ;) Vedrò senz'altro anche il corto da te segnalatomi ;)
Ah Frank, per Antonioni e Tarkovskij, ti volevo chiedere se è meglio seguire un ordine preciso e quali sono le visioni che non devo assolutamente saltare.
RispondiEliminaGrazie ancora
Ciao!!
Mah... io raramente seguo un percorso prestabilito, vado a sensazioni, istinto e così via. Diciamo che con Antonioni potresti anche iniziare con la nota trilogia dell'incomunicabilità (L'avventura, La notte, L'eclisse), proseguendo con Deserto Rosso (il mio preferito) e via via con gli altri. Per Tarkovskij, invece, posso citarti quelli che non devi assolutamente perderti: Solaris, Zerkalo (Lo specchio), Stalker, Nostalghia, e Sacrificio ;)
EliminaCiao!
Ok, grazie di tutto Frank ;)
RispondiEliminaAlla prossima!