12.2.14

Viva la Muerte

Fernando Arrabal
Francia, Tunisia, 1971
86 minuti

"Fernando Arrabal è autore di un teatro geniale, brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio. Un potlatch drammatico in cui i rottami delle nostre società avanzate si carbonizzano nel festoso recinto di una rivoluzione permanente. Eredita la lucidità di un Kafka e l’umore di un Jarry; per la sua violenza viene paragonato a Sade o ad Artaud. Ma probabilmente è l’unico ad aver portato lo scherno così lontano. Gioiosamente ludica, ribelle e boema, la sua opera è la sindrome del secolo del filo spinato: una forma di rimanere in guardia" - Dictionnaire des littératures de langue française (Edizioni Bordas)

Premessa: per chi si disgusta facilmente, è consigliata l'interruzione della lettura.
Co-fondatore con "l'ultimo alchimista" Alejandro Jodorowsky e l'illustratore/scrittore Roland Topor del provocante Movimento Panico (a tutti gli effetti il secondo, più importante manifesto surrealista dopo quello fondato da Andrè Breton), Fernando Arrabal esordisce dietro la macchina da presa con questo Viva la Muerte, opera esplicativamente autobiografica in quanto Fando(1), il ragazzino affetto da tubercolosi, che vagheggia un ritorno del padre arrestato dai franchisti per le sue ideologie anarchiche, altri non è che l'alter-ego, "d'arrabal" (scritto come ama firmarsi nelle sue opere). D'altronde, basta rivolgere uno sguardo all'infanzia dell'artista originario di Melilla, perchè si riscontrino immediatamente le stigmate di un passato, anche più recente, turbolento (il tentativo di suicidio del padre, il carcere, la delazione materna, la malattia, l'esilio in Francia) che lo ha indubbiamente segnato nel profondo. E' quindi più che comprensibile l'impeto iconoclastico che attraversa quest'opera prima (a mio avviso la migliore, la più artistica, benchè in molti preferiscano il successivo Andrò come un Cavallo Pazzo), il suo personale "lunedì"(2); viscerale, pericolosamente sovversiva, avanguardista sotto tutti gli aspetti (da notare tra l'altro uno dei primi utilizzi del videotape per le sequenze "oniriche", virate poi in un caleidoscopio di cromatismi psichedelici) tanto che le valse il blocco della censura per un anno, prima della sua ridistribuzione integrale nelle sale. In Viva la Muerte, tutta la memoria di Arrabal si riversa come un'irrefrenabile eiaculazione(3); come un torrenziale getto, liberatorio di fluidi organici e biologici sulla vita/le vite, che compongono questa inconsueta triade dagli eloquenti risvolti edipici (il contrastato ed ossessivo amore nei confronti della madre/zia - gli istinti "peccaminosi") nella quale Fando, rappresenta la libera via all'immaginario producendo una (sur)realtà che lo vede costantemente diviso tra sacro e profano, spirito e carne. Nelle sue visioni, la figura di quella sensuale zia, così tentata dal masturbarlo sotto la doccia e pronta a farsi da lui fustigare per essersi denudata di fronte a un crocifisso, è chiaramente il contraltare della figura materna, capace di manifestarsi tanto come apparizione divina, quanto come una mantide ossessa pronta a defecare sulla testa del padre imprigionato (tra i momenti più "squisitamente surrealisti" dell'incalzante critica sociopolitica) o a rivoltarsi nelle frattaglie di un bue (sequenza che da sola, meriterebbe ad Arrabal il posto d'onore nell'olimpo dei surrealisti, fosse altro per riconoscenza di primato in quanto, sia Cavallone, che Gianfranco Mingozzi nel suo Flavia the Heretic, riproporranno qualcosa di simile), per poi improvvisarsi artefice di un'improbabile operazione tassidermica. Tutto, in Viva la Muerte si fa dicotomo e non per ultimo, proprio l'epilogo della sequenza al macello, contrapposta all'intervento chirurgico che successivamente restituirà a Fando, la possibilità di rincontrare, probabilmente, suo padre. Deliri visivi, ma assolutamente necessari ad Arrabal per esorcizzare il dolore della perdita parentale, degli orrori generati dal regime franchista (e resterà memorabile l'incipt disegnato da Topor, con i corpi torturati e smembrati nei modi più surreali, accompagnati da una nenia infantile che diverrà poi, il motif trainante di tutta la poetica arraballiana) nonchè, modello esemplare per il prosieguo della sua folle corsa... comme un cheval fou.

(1) Il personaggio di Fando era già stato messo in scena da Arrabal nell'opera teatrale Fando y Lis (1955), ripresa successivamente da Jodorowsky, per l'ononima trasposizione cinematografica (1968).
(2) Una frase ormai nota di Arrabal: "se Dio ha creato il mondo in sette giorni, io ho fatto sette film, dopodichè mi sono riposato"
(3) Riferendosi al Movimento Panico, Arrabal definisce l'incontro tra lui, Jodorowsky e Topor: "un atto equiparabile a un titanico orgasmo, a una pantagruelica eiaculazione".

12 commenti:

  1. ViS, non so cosa commentare: è un recensione meravigliosa, delle più piene di spunti e riflessioni reflessive che abbia mai letto nella blogosfera. Perdonami, ma questa volta passo davvero. Torno a commentare col film sottomano.

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    1. Gentile come sempre, Yorick, grazie! A ogni modo rivedilo, anche io lo ricordavo come un qualcosa con intenti meno politici. Invece è interessante proprio perchè seppur nel suo palesarsi smaccatamente surrealista, sotto cela una realtà ben concreta, vissuta oltretutto direttamente sulla pelle del regista... Se vuoi evitare lo sbatti di cercarlo, te lo porto io quando ci vediamo.

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    2. Appena recuperato, credo di darmici già stasera (ho recuperato anche "Arcana", BTW). Comunque, quando vieni, porta un disco rimovibili che ho un bel po' di filmoni impersi da passarti :D

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    3. Ho rivisto anche "Arcana", ma a differenza di VLM l'impatto è stato leggermente minore della prima volta. Mi sa che apprezzerai maggiormente il film di Arrabal, comunque mi saprai dire. Il disco rimovibile è sempre pronto per le trasferte, vai tranquillo ;)

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    4. Onestamente non posso dire che mi sia piaciuto, ma questo credo sia dovuto al fatto che, in sostanza, credo mi sfugga un buon 60% dell'intera opera, com'è logico che succeda con un film surrealista. Di fatto, però, non definirei VlM un film surrealista, anzi penso che di fatto sia un film intrinsecamente realista, il cui realismo, però, è vissuto non nell'esterno ma nell'interno, nella psiche del ragazzino che in qualche modo filtra la rappresentazione del reale. Quello che mi ha infastidito è appunto questo: VlM è, per i miei standard, un film eccessivamente psicanalitico, denso di stratificazioni e simbologie che, per così dire, irrealizzano l'inconscio che filtra la realtà (quindi la realtà stessa), perché appunto inoculate nel ragazzino e non sue proprie (quando gioca col burattino, per esempio. Che va a far calare in mezzo alle gambe...) fin quasi a trasformarlo in una sorta di voyeur (se noti, il bambino più che guardare spia). Boh, mi ha lasciato perplesso, ecco tutto.

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    5. Peccato, perchè la tua è senza dubbio un'analisi molto profonda, fin troppo forse, per un film come questo in cui la forza maggiore personalmente risiede "nell'esterno". Hai ragione e concordo sul definirlo realista "nell'interiorità" di Fando, ma a mio modesto parere risulta eccessivamente psicanalitico proprio per il fatto di concentrarsi troppo su questo aspetto. Il bello di VlM, io c'è lo vedo nel libero sfoggio visivo di Arrabal, in questa esplosione surreale, scaturita proprio dalla suo vissuto reale... Non so se ho reso in parte l'idea.

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    6. Altroché, se l'hai resa. Purtroppo, come sai, con la psicanalisi ho delle ritrosie che non mi permettono di apprezzare a fondo un film che, almeno in parte, si imperni sulle sue dinamiche. Dopodiché il lato che sottolinei tu mi è piaciuto non poco, anzi - e forse da parte mia MOLTO INGENUAMENTE - c'è trovato dei semi - ALMENO VISIVI* - di quello che poi Raya svilupperà in BNE.

      * Da notare tutte le precauzioni (in maiuscolo, appunto) del caso. Arrabal con Raya c'entra poco o niente, ma di fatto l'effetto visivo è molto simile. Almeno IMHO.

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  2. Sapevo che Mingozzi si era ispirato a Cavallone, ma non sapevo che prima ancora ci fosse stato un Arrabal. A questo punto non posso più tirarmi indietro. Resta solo il problema del convincere la mia Lei a guardare un'altra scena "di mattatoio" (ho già rischiato il divorzio dopo quel Fassbinder.. qual'era?.... mi sembra "un anno con 13 lune"...)

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    1. Uhmm... Forse ho qualche dubbio sulla reale ispirazione di Mingozzi; "Flavia" è del '74, e anche "Maldoror" dovrebbe essere su per giù di quell'epoca (stando quanto hai riportato sul tuo post, riferendoti a una probabile proiezione in Turchia nel '75). Sono quasi certo che entrambi, si siano proprio ispirati al film di Arrabal. Riguardo al tuo "problemino" non saprei che dirti... Forse, la scena del macello potrebbe anche non essere tra le più disturbanti, paragonata ad altri momenti. Con Fassbinder invece non ho un gran rapporto, diciamo che non l'ho ancora approfondito a dovere.

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  3. Anonimo15:48

    BUONGIORNO ALLA VOSTRA ATTENZIONE
    Vi invio questa prova in seguito ad un servizio che mi ha reso signore quando ero alla ricerca di un prestito di denaro.
    Voi che siete alla ricerca di prestito di denaro, non so come voi annunciare la mia gioia poiché essendo io anche alla ricerca di prestito, sono caduto sul sig. chiamato Gerome Dubus
    un uomo di affari. Mi ha assegnato un prestito senza avere preoccupazioni. Particolarmente a me, ho ricevuto la mia domanda di credito senza protocollo e sono completamente soddisfatta. La ragione che la spinge a pubblicare quest'avviso su Facebook e che questo signore continua sempre a fare meraviglie ad gente che è realmente nella necessità. Allora ho deciso di annunciare quest'opportunità a voi che non avete il favore delle banche o che avevano dovuto fare a prestatori disonesti che non fanno che approfittare della personalità di altra; avete un progetto o una necessità di finanziamento, potete scrivergli e spiegargli la vostra situazione; vi aiuterà se è convinto della vostra onestà la sua posta elettronica è: dubusgerome@gmail.com Ps: È della serietà, burlone astenersi
    Grazie di fare passare il messaggio.

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    1. Ma vai a incentralperk!

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    2. @Venus Coralis: le consiglierei vivamente di orientare le sue proposte da un'altra parte. Questo non è proprio il luogo adatto per simili messaggi, totalmente estranei al contesto del blog che, sottolineo, e sia ben chiaro, intendo mantenere lindo e professionale. Quindi da ora in poi, è cortesemente pregato/a di astenersi lei, dal ripresentarsi in questo spazio con messaggi di questo tipo.

      @Yorick: Non le cancello il commento perchè sono contro il fascismo ;)

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