2.10.13

Zephyr (Zefir)

Belma Bas
Turchia, 2010
93 minuti


L'undicenne Zefir, figlia unica e profondamente segnata dall'assenza di una madre alla continua ricerca di se stessa, trascorre l'estate nella casa dei nonni, ai piedi delle montagne del nord della Turchia, nell'attesa che la donna ritorni da uno dei suoi viaggi per riportarla in città. Le sue giornate sono scandite da continue scorribande per le colline circostanti, spesso in compagnia di un ragazzino del luogo o aiutando il nonno nella raccolta di funghi e bacche, ma il più delle volte da sola, assai più propensa a interagire con la natura e intenta a seppellire resti di animali di varia specie nel bosco. Quando finalmente la madre fa ritorno, le confida però di dover ripartire per un lavoro di volontariato all'estero e questa volta, forse, per sempre. Dopo la delusione iniziale, Zefir, determinata a non lasciarla andar via, decide di seguirla, fino ad arrivare alla cima di un'imponente altura, dove spesso la donna si ritirava in solitudine...
Ancora una volta, la Turchia convince con uno stile ben modellato e solido, grazie al continuo emergere di autori talentuosi che, seguendo chiaramente l'impronta lasciata da uno dei primi esponenti di questa new-wave, Reha Erdem, riescono a realizzare in continuità, pellicole di straordinaria sensibilità e ammaliante fascino estetico. Ennesima conferma, è questo debutto al lungometraggio di Belma Bas (classe 1969) dopo Poyraz (Boreas), short-film presentato al 59° Festival di Cannes. Zephyr è il classico gioiellino (o pietra preziosa, sarebbe più confacente al caso in questione) da festival; essenziale, contemplativo, ma soprattutto, intenzionato a penetrare ancora una volta in quello stretto rapporto tra uomo e natura, già ampiamente delineato dalla cinematografia d'appartenenza (e non solo), evidenziandosi forse, tra le opere che meglio si accostano proprio a Bes Vakit, del citato Erdem, in quanto ne risvela, oltretutto, l'incantevole paesaggistica immortalata da Mehmet Y. Zengin.


In Zephyr, la mancanza della figura materna è il tronco fondamentale da cui estirpare soddisfacenti osservazioni tant'è, che i segnali dell'abbandono definitivo ci vengono esposti fin da subito, attraverso rapidi frammenti premonitori (una chioma di capelli galleggiante - un'occhio animale) che sì, fanno immediatamente presagire a un evolversi arcano, se non preoccupante degli eventi, ma che a posteriori spiazzano, facendoci precipitare (letteralmente) in un finale "da restarci secchi". L'assenza della madre, viene ricercata da Zefir attraverso l'immersione in una natura compensatrice e contemplatrice, pronta a colmare gli irrequieti stati d'animo della giovane. Una natura preminentemente animale, nella quale Zefir trova il maggior antidoto alla desolazione del cuore tramite il contatto con quelle forme di vita, anche le più infinitesimali che, al contrario della madre, sono costantemente presenti (come la chiocciola "casalinga", guscio protettivo, "ventre materno") e che affollano le sue giornate, dedicandosi inoltre alla loro sepoltura nel momento del trapasso, mediante un rituale portato a termine, di volta in volta, con precisa metodicità (la fossa, i rametti in legno, le pietre). Un procedimento agreste, talmente radicato da cui oramai risulta difficile svincolarsi, un segno di rispetto per quella Natura che funge a ruolo di Madre e che trova compimento nella terra e nel suo infinito ciclo di vita e morte. Per tutto il film, l'importanza della maternità assume significati metaforici; dal latte con cui, con amorevole dedizione viene svezzato il vitello orfano, allo stesso latte, che Zefir beve ogni sera prima di coricarsi. Ecco dunque, che risulta alquanto illuminato quell'abbraccio bucolico con l'animale/madre, che scruta attentamente Zefir durante la sua ultima cerimonia d'inumazione; quasi fosse lì ad aspettare, pazientemente, che quell'ultima pietra posata, determini il definitivo distacco dalla vera genitrice e forse, anche da una realtà che piomba all'improvviso, talmente tragica, per poter essere elaborata con piena coscienza.

12 commenti:

  1. Purtroppo non potrò vederlo prima di novembre, ma dalla tua bellissima recensione mi sembra la versione estesa e virata sul drammatico di quel piccolo gioiellino che era Poyraz. Peccato non poter scoprire subito il finale da "restarci secchi". Anche se, leggendo tra le righe del post, forse l'ho intuito. Forse.

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    1. Poyraz devo ancora vederlo, ma l'ho già trovato. Riguardo al "finale da restarci secchi", potresti aver intuito giusto, ma non volevo svelare più del necessario ed è meglio così. Ti consiglio di gustarti tutto il film, così la sorpresa finale sarà una vera botta!.
      Posso chiederti come mai non puoi vederlo prima di novembre?.Non avrai mica intenzione di lasciarmi orfano delle tue recensioni per tutto il mese di ottobre, spero...

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    2. Sì, dove andrò (Corcovado, Costa Rica) non c'è la luce, figuriamoci un wi-fi. Un mese senza vedere un film, sarà dura. A novembre mi darò da fare e il primo film che vedrò sarà proprio Zefir. Trovato grazie a te :)

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    3. Cordovado?... ma è vicino casa mia! :D
      Scherzi a parte, fa buon viaggio e soprattutto, divertiti. Aspetto un tuo ritorno in bomba, mi raccomando ;)

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  2. Bellissima recensione di un film che pare immancabile tra le "cinevisioni" di ognuno. Come sai, col cinema turco mi sono sintonizzato da poco grazie a te e bombus, ed è una miniera a cielo aperto di gioielli come "C'era una volta in Anatolia", il già citato "Poyraz", "Le tre scimmie" e via discorrendo. Dalle immagini postate, poi, di questo "Zefir" si evince un'ambientazione suggestiva come poche (stupenda le profondità di campo!) e una trama che vira sulla solitudine esistenziale in maniera atipica rispetto cliché occidentali e occidentalizzanti. Lo vedrò sicuro.

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    1. Grazie Yorick! E' vero, i paesaggi sono tra i migliori visti finora in queste pellicole turche, infatti ho citato il film di Erdem (devi guardarti qualcosa di Erdem, assolutamente) perchè espone più o meno lo stesso scenario con la stessa intensità. Anche "Watchtower" però, si accosta benissimo, soprattutto per la sua cromaticità, nonchè per le tematiche sulla solitudine. Comunque, devo ammettere che con questo "Zefir" avevo fiutato bene e ora, aspetto le tue impressioni ;)

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    2. Segno anche Erdem allora, grazie. E lo metto in priorità, visto quell'"assolutamente"! "Watchtower", l'avevo segnato e anche provato a scaricare, ma i risultati sono stati lenti e, per ciò, disastrosi. Per quanto riguarda il tuo fiuto, credo di dubitarne meno io di te :p

      P.S. A breve mi becco "L'influencia"!

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    3. Guarda: "Bes Vakit" lo trovi facilmente, anche sottotitolato in italiano e anche "Kosmos". A mio avviso questi due sono i migliori di Erdem, comunque ti invio una mail.
      "L'influencia" ti entusiasmerà di sicuro, minimale fino all'osso, poi il regista, Pedro Aguilera, è praticamente il pupillo di Reygadas, vedi un pò te :)

      P.S. Riguardo a Korine, com'è "Julien Donkey Boy"? ... Appena recuperato!

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    4. Dipende se apprezzi il Dogma 95. Secondo me è poco koriniano, però è un buonissimo film. Hai visto "Spring breakers"?

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    5. Non ancora purtroppo, ma è in recupero.
      Il Dogma, se intendi quello sullo stile del von Trier anni '90, non mi dispiace affatto, una di queste sere allora guardo "Julien...". Grazie!

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  3. Uè Frank non è che mi dai indicazioni per trovare codesto Zephyr? :)

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    1. Heilà rombro, l'unico suggerimento che posso darti è quello di spronare il quadrupede, al momento non piove ;)

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