6.10.13

Geminis

Albertina Carri
Argentina, Olanda, 2005
79 minuti


L'insostenibilità di una scoperta atroce che porta inevitabilmente allo sconvolgimento della middle-class, alla disgregazione della famiglia e alla frattura della mente. Un trauma che genera l'annullamento della memoria e che al contempo, produce un meccanismo difensivo atto a sopportare quell'insostenibilità senza il quale, il dolore avrebbe probabilmente lacerato il cuore di una madre.
C'è una similarità di fondo tra Geminis e The Cement Garden - Il Giardino di Cemento (1993): entrambi trattano un argomento incandescente come l'incesto ed entrambi colpiscono nel cuore del nucleo famigliare, annientandone l'ordine morale e psichico.
Con la sola differenza, che il film di Andrew Birkin indaga, e svela il rapporto incestuoso, tra l'altro con un formalismo impeccabile (ben distante dall'estetica della Carri), ma senza mai scoperchiare totalmente quel "vaso di pandora" che al contrario, in Geminis, emana umori esiziali fin dal principio, per poi espellere il seme della catastrofe alla luce del giorno e in un finale, che resta forse, il vero motivo per cui valga la visione del film. Il secondo, dopo Los Rubios (2003), di Albertina Carri, a quanto pare molto stimata in terra argentina e dalla critica internazionale ma che ovviamente, da noi resta ancora un nome qualunque. C'è però da precisare che chi scrive, pensa che l'attenzione del produttore Pablo Trapero abbia in qual modo contribuito a favore della giovane regista la quale, se osserviamo con tutta obiettività, non spicca certo per eleganza anzi, il suo cinema (in netta contrapposizione alla silenziosa ruralità filmata da un Lisandro Alonso) sembra pervaso da una dozzinalità di fondo che nel film successivo, La Rabia (2008), emerge con maggior prepotenza, rischiando più volte d'inciampare nel grottesco involontario se non peggio, in una compiaciuta trivialità che a conti fatti, fa sorgere più di qualche dubbio sui reali intenti autoriali. Al momento, questo rimane comunque un dettaglio sorvolabile in quanto, la vera forza di Geminis risiede nell'efficace stratificazione di un evento disfunzionale destinato ad esplodere, o implodere, visto che la corruzione, questa volta origina dall'interno, consumandosi tra quelle mura domestiche invalidanti. Una (de)costruzione che riesce egregiamente ad insinuare nello spettatore quello stimolo di morbosa curiosità per cui l'occhio, deve prima scorgere, e poi vedere, necessitando infine, d'esser adeguatamente ripagato. Alla Carri (e al sottoscritto) interessa quindi arrivare direttamente al capolinea, senza tanti orpelli (una durata maggiore avrebbe sicuramente smorzato l'attesa), cogliendo alla perfezione il fabbisogno dello spettatore e conducendolo direttamente ad un epilogo enfatico che sfocia, con impeto lancinante, in un urlo soffocato e in un abbraccio che destabilizza i corpi e la mente. Ecco allora, che le macerie di un'integrità famigliare formatasi nell'illusione, strisciano a terra come un'appendice claudicante, verso un baratro, che si fa abisso della propria memoria. Qui, risiede la vera potenza di Geminis. Oltre non si può rivelare, bisogna solamente accostarsi, cautamente, dietro la porta di una stanza... e scrutare.

4 commenti:

  1. Uhm, ora capisco cosa intendevi quando parlavi di lasciare la tristezza ai film che piacciono tanto a noi :p
    Scherzi a parte, mi attira (e come potrebbe non essere?), nonostante quell'amatorialità che scade nel grottesco. Ho fatto un giretto in internet per cercare qualcosa di più riguardo questo "Gemini" e, oltre alla presenza della Banegas, già vista nel riuscito "Infanzia clandestina", mi pare tutto oscuro, però non puoi citare Lisandro Alonso senza pensare che io sbavi :D

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    1. Altro che tristezza, qui c'è disperazione totale! :p
      Le scivolate nel grottesco comunque sono molto più evidenti nel lavoro successivo "La Rabia". "Geminis" è più equilibrato, nonchè migliore, proprio come film. Alonso l'ho usato come paragone, perchè praticamente è l'altra faccia dell'argentina, quella agreste, contemplativa. Qui, all'opposto viene mostrato il degrado che si cela dietro la facciata tutta "rose e fiori" (e feste, matrimoni, ecc, ecc.) della famiglia medio-borghese. Nulla di minimal stavolta, classico autoriale, però il finale spacca di brutto!
      L'attrice che citi, qui interpreta la madre... Com'è questo "Infanzia Clandestina"?

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    2. Uhm, questa cosa del disvelamento della facciata, dell'esteriorità, effettivamente, ha molto di quell'autorialità in voga tra i Sessanta e i Settanta: un motivo in più per vedere questo "Gemini"!
      A ogni modo, "Infanzia clandestina" è un bel film, politico ma soprattutto indagatore della formazione dell'individuo (il bambino ha due nomi differenti, vive due vite differenti etc.), delle idiosincrasie rivoluzionarie. Certo, molto distante dalla nostra sensibilità cinematografica, però bello, da vedere secondo me.

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    3. Eh, in effetti si. C'è una somiglianza con alcune pellicole di quel periodo e non solo politicamente, secondo me, ma anche attraverso un certo manierismo con cui si arriva al culmine degli avvenimenti. "Infanzia Clandestina" sembra comunque un film molto interessante, me lo segno volentieri!

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