20.11.13

Tracce #13 | Pedro Costa: territorio e spazio

Juventude em Marcha - Colossal Youth (2006) chiude il trittico iniziato con Ossos (1998) e No Quarto da Vanda (2000) sull'esplorazione del quartiere capoverdiano di Fontainhas, periferia di Lisbona. Con un rigore formale mai raggiunto prima, Pedro Costa scava per la terza volta in quel territorio a lui particolarmente vicino (una bidonville che si sta lentamente spopolando, novemila anime in attesa di essere trasferite in nuovi, asettici appartamenti); ne dilata i tempi, ne riconfigura gli spazi e la restituisce al nostro sguardo straniato, ed estasiato, da tale plasticità.
"Fontainhas è la mia terra, il mio territorio, quello che potrei dire che nel corso del tempo sia diventato, in un certo senso, il mio studio. È il luogo in cui sono stato adottato. È lì che ho potuto fare davvero molto, ed è lì che mi sono salvato da tante cose, per esempio, dal fare film normali. Quel territorio mi ha consentito di praticare qualcosa di molto vicino alla vita, qualcosa che m’interessava e che aveva a che fare con la storia, l’antropologia, l’archeologia... Ma un giorno quel territorio è collassato e si è distrutto. Le persone che stavano lì sono state spostate altrove, e oggi è uno spazio vuoto. Si tratta di un luogo a cui sono molto legato sentimentalmente. Ma è diventato troppo astratto per poterci lavorare. Così, oggi, abbiamo un nuovo problema, che è insieme un limite e una motivazione: non abbiamo uno spazio. Per me il territorio è lo spazio. È concreto, è reale, ci accomuna tutti..." - Pedro Costa 
Tutto il cinema di Costa è intriso di seduzione diafana che permea, e permane, sottopelle. In particolar modo questo trittico, di cui Colossal Youth ne rappresenta sicuramente lo zenit; per assenza ed immobilità, un equivalente dell'ultimo Ming-liang (Stray Dogs), giusto per intenderci; per fattore emozionale, tanto quanto il Bartas di The Corridor. Chi scrive, deve ancora ridestarsi da tale visione ed elaborare, ma prevale la certezza, di essersi trovato di fronte a un'opera portentosa che, quantomeno, si meriterebbe l'epiteto di capolavoro solamente per l'estratto qui sotto. Una traccia, degna di ampliamento e su cui sarà necessario tornare, in futuro (magari dopo le proiezioni dell'imminente Torino Film Festival), con una recensione dettagliata. Per ora, accontentiamoci di far girare il disco...

4 commenti:

  1. Diomio che regista, anch'io avevo pensato di scrivere qualcosa e avevo pure abbozzato un post per la sezione pieghe, ma è uno dei quei cinema che vanno presi con tutte le cautele del mondo. Aspetto curiosissimo la tua recensione, sarà una bomba!

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    1. Hai ragione, è un cinema che richiede un approccio estremamente oculato, ma se riesci a penetrarlo, vieni ripagato alla grande. Personalmente, dei suoi lavori finora visionati, Colossal Youth è quello che mi ha entusiasmato maggiormente. Tu hai visto qualcosa di suo?

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    2. Vidi "Ossos", m'impressionò. Ho cercato di riapprocciarlo, ma senza grandi successi: è un regista che mi fa paura, molto - e non so spiegarmi il perché, anche perché "Ossos" a ben vedere è un film molto "classico", non trovi?

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    3. Molto classico. L'ho visto una sola volta e in effetti mi ha lasciato qualche dubbio. Anche se, come scrivevo nel post, a ripensarci successivamente c'è qualcosa che nonostante tutto, a lungo andare penetra... Comunque avremo tempo di parlarne, ci vediamo domani :)

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