5.11.13

Rivoluzioni #2 | Themroc (Il Mangiaguardie)

Claude Faraldo
Francia, 1973
105 minuti

<Spenti i fuochi delle barricate, nei salotti post-sessantottini si sprecarono le pellicole che sposavano "slogan" a "simbolo", scegliendo per i propri strali l'impervia via dell'apologo visionario. La società, l'idea stessa di metropoli "capitalistica" dominata da Regimi post-orwelliani, era uno dei bersagli favoriti da questa cinematografia che sposava didascalici "surrealismi" con sinceri (per quanto spesso ingenui) afflati libertari.> (1)

Come scrive Andrea Bruni nel dossier nocturniano guida al cinema della follia, I Cannibali (1969) di Liliana Cavani rappresenta, forse il primo e uno dei maggiori esempi di quanto riportato qui sopra, E' l'emblema di una tendenza che da lì in poi, avrebbe dilagato, espandendosi a macchia d'olio attraverso opere coeve quali Il Seme dell'uomo di Ferreri o le visioni del Godard più sinistro e sinistroide (Weekend); un cinema dove la follia "dal privato dilaga nella sfera pubblica mettendo in crisi il sistema". Un sistema, che in terra francese viene ferocemente sovvertito nell'inclassificabile ed eccentrico Themroc, (mis)conosciuto qui da noi come, Il Mangiaguardie. II film di Faraldo rappresenta uno dei casi più anarchici e originali di rivolta contro le istituzioni politiche imposte; sfonda con la devastante forza di un macigno la cupola della società capitalista/perbenista e ne abbatte le regole; la morale; il linguaggio. Themroc è "la morte del linguaggio": civile; cinematografico. La primaria originalità del film, sta infatti nel suo inscenarsi mediante una decostruzione linguistica dove la parola è soppiantata da borbottii sordi e incomprensibili, vocaboli soffocati da un gutturalismo primigenio (per tutto il film, non esiste un dialogo di senso compiuto). L'opprimente autorità costituzionale mostra i suoi primi segni di cedimento al passaggio di una metropolitana; l'insofferenza del protagonista (un inarrestabile e virulento Michel Piccoli, asfissiato dalla sua soporifera esistenza da operaio in una fabbrica di vernici) verso una società tentacolare scaturisce nel sottosuolo e deflagra, all'esterno, sprigionandosi in urla belliche che anticipano l'inizio dell'insurrezione. L'uomo, dopo essersi barricato nel suo appartamento, sfonda la parete rivolta sul cortile della residenza popolare e concupisce la giovane sorella attirando l'attenzione, non solo dei condomini, ma in particolar modo di un'ardente Francesca Colussi, che non esita un istante a mollare l'imbelle marito per trasferirsi nell'inconsueta ed invitante alcova. L'intervento della polizia ovviamente non risolverà nulla (un gendarme verrà addirittura cucinato allo spiedo), ma alimenterà solamente gli istinti primordiali che riemergono fremebondi. Le mura domestiche, diventano così l'antro fumogeno di una volontaria regressione paleolitica; l'homo-erectus si libera e rilascia, tra riesumi di pratiche antropofaghe e orge collettive incitanti il sesso libero, pandemie ideologiche che si diffondono provocando un contagio che travalica i confini residenziali e si estende oltre, portando al progressivo crollo di tutte le strutture organiche. Gli echi sonanti del nuovo linguaggio libertario abbracciano una realtà totalizzante e cosmopolica e le nuove regole, sono presto indette: re(pro)gredire alla più totale indipendenza, liberarsi da un potere coattivo e sovvertirne le regole limitanti dei diritti o dell'espressione personale... Un capolavoro: Scomodo? Anticonformista? Estremamente datato? Sicuramente, ma meritevole di maggior visibilità oggi, più che allora, in quanto visione indiscutibilmente necessaria per scuotere dal torpore, tutte quelle coscienze quotidianamente imbonite dal lesivo tam-tam politico/mediatico.

(1) Andrea Bruni - La fossa dei serpenti (guida al cinema della follia) / Nocturno dossier n°77

7 commenti:

  1. ce l'ho da un po', mi sa che è arrivato il momento:)

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    1. Mai come ora, questo è il momento. Riesuma ;)

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  2. Adoro questa rubrica. Prima la Cavani, ora Faraldo, che però conosco solo di nome, ma il pezzo sul linguaggio ("Themroc è "la morte del linguaggio": civile; cinematografico. La primaria originalità del film, sta infatti nel suo inscenarsi mediante una decostruzione linguistica dove la parola è soppiantata da borbottii sordi e incomprensibili, vocaboli soffocati da un gutturalismo primigenio (per tutto il film, non esiste un dialogo di senso compiuto") pare far troppo al caso mio, e appena arriverò a casa, tra la Akerman e quant'altro, avrò di che recuperare. Grazie visione, bellissimi e almeno apparentemente sorprendenti recuperi, soprattutto per la loro politicità, che vedo contamina anche la recensione, la quale, solo per questo pezzo ("Un capolavoro: Scomodo? anticonformista? Estremamente datato? Sicuramente, ma meritevole di maggior visibilità oggi, più che allora, in quanto visione indiscutibilmente necessaria per scuotere dal torpore, tutte quelle coscienze quotidianamente imbonite dal lesivo tam-tam politico/mediatico") meriterebbe 105 minuti di applausi.

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    1. Grazie Yorick! Come per il film della Cavani, anche questo non potrà che entusiasmarti. Sono pellicole che per la sua politicità, vanno assolutamente viste e riviste, soprattutto in tempi come quello che stiamo vivendo. E che non vengano a dire (come qualcuno nella tv dei falsi moralismi) di "non alimentare riesumando quel periodo"... Le prossime incursioni in questa sezione penetreranno ancor più a fondo e non oso immaginare a cosa ne verrà fuori quando riuscirò a scrivere dei due film di Makavejev (Sweet Movie / W.R: i misteri dell'organismo)... Altrochè!

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    2. Makavejev. Ecco un altro regista di cui sono ignorante. L'avevo giusto adocchiato qui, http://cinevisioni-directors.blogspot.it/2011/05/dusan-makavejev.html. Vedrò di recuperare anche lui, anche se ormai la lista è fittissima (consigli troppe perle, ahimè), e la trilogia della Akerman è in cima, visti i tuoi scritti.

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  3. Credo che solo un francese potesse ideare un film come questo. Peccato che questo tipo di cinema sia praticamente invisibile. Bisognerebbe davvero recuperarlo.

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    1. Eh, i francesi spaccano! E in confronto ad altri, il film di Faraldo è anche abbastanza reperibile, ovvio, attraverso i consueti "canali" a cui noi ci affidiamo ;) Comunque, se eri attirato da "I Cannibali", andrebbe recuperato anche questo, si.

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