22.2.14

Bovines (ou la vraie vie des vaches)

Emmanuel Gras
Francia, 2011
61 minuti
 

Occorre sensibilità, innanzitutto...
Mesi addietro si era parlato del docu-film Bestiaire, nel quale il canadese Denis Cotè indirizzava il nostro sguardo verso quello dell'animale, ponendoci a un riflessivo confronto mediante una curatissima esplorazione di varie specie abitanti il Parco Safari di Montreal. Precedentemente però, i cugini d'oltralpe concepirono un'operazione simile con questo Bovines (la cui introduzione, da noi, suona semplicemente come: la vera vita delle vacche).

19.2.14

Antonioni e l'incomunicabilità #1: il silenzio

La Notte (Michelangelo Antonioni)
Italia, Francia, 1961
116 minuti

Con La Notte, il secondo segmento della cosiddetta "trilogia dell'incomunicabilità", Michelangelo Antonioni riprende, ed amplifica la sua poetica sul disagio esistenziale e l'alienazione dell'uomo moderno in una società conformista che tutto assimila ed annienta: sentimenti, aspirazioni, certezze, le vite stesse.

14.2.14

Tracce #15 | C'erano una volta tre porcellini... The films of Konstantina Kotzamani #1

Pigs (Konstantina Kotzamani)
Grecia, 2011
14 minuti

Restando in tema alquanto surrealista, viste anche le "macellazioni bovine" presenti nell'ematico finale di Viva la Muerte, è obbligatoria qualche annotazione su questo fantasioso Pigs e sul percorso della sua autrice: l'emergente Konstantina Kotzamani, tra le nuove promesse (si spera) dell'ormai inarrestabile new-wave greca, all'attivo dal 2011 con cinque cortometraggi dei quali, l'ultimo Washingtonia, presentato in questi giorni alla Berlinale.

12.2.14

Viva la Muerte

Fernando Arrabal
Francia, Tunisia, 1971
86 minuti

"Fernando Arrabal è autore di un teatro geniale, brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio. Un potlatch drammatico in cui i rottami delle nostre società avanzate si carbonizzano nel festoso recinto di una rivoluzione permanente. Eredita la lucidità di un Kafka e l’umore di un Jarry; per la sua violenza viene paragonato a Sade o ad Artaud. Ma probabilmente è l’unico ad aver portato lo scherno così lontano. Gioiosamente ludica, ribelle e boema, la sua opera è la sindrome del secolo del filo spinato: una forma di rimanere in guardia" - Dictionnaire des littératures de langue française (Edizioni Bordas)

9.2.14

Echi #14 | Surrealismo italico

Si è ancora parlato poco di cinema surrealista in questo spazio, nonostante la sezione surrealia. Negli ultimi giorni, la (re)visione di alcune pellicole memorabili per quello che il sottoscritto considera il secondo, grande periodo surrealista (quello seventies di Arrabal, Jodorowsky, Cavallone, Borowczyk, giusto per intenderci) dopo "il manifesto" di Andrè Breton, ha riacceso stimoli apparentemente assopiti (mai dimenticati, sia chiaro) per i quali è giunto il momento di rimediare approfondendo. Nell'attesa di un post su Viva la Muerte (Fernando Arrabal, 1971), rinfreschiamoci la memoria con l'estratto di un articolo di Davide Pulici pubblicato sul dossier n°81 (Il rasoio e la luna) della rivista Nocturno cinema. Giusto per ricordarci che in passato, anche la nostra Italia (e forse più che mai, la nostra Italia) cercava di fare, o faceva, magari involontariamente... surrealismo!
  

7.2.14

Rivoluzioni #3 | Acéphale

Patrick Deval
Francia, 1968
56 minuti

Parigi: col divampare dei fuochi del maggio '68, anche nell'arte in celluloide proliferavano nuovi gruppi di cineasti, fermamente intenti a sovvertire le comuni regole della cinematografia classica. Si rifiutava la narrazione convenzionale a favore della sperimentazione e, possibilmente, si evitava di girare in 35mm, formato considerato "di lusso" preferendo di gran lunga il vecchio 8mm o al massimo, il sedici. Tra i registi oggi, maggiormente noti anche al pubblico più popolare c'era Philippe Garrel, coinvolto direttamente nel movimento contestatario, ma in modo più apolitico, e autore in quel periodo di opere avanguardiste quali Le Revelateur e La Cicatrice Interieure.

4.2.14

Avviso ai commentatori anonimi

Due righe a malincuore: ormai è noto, visto che l'obiettivo di Visione Sospesa è sempre stato quello di informare su un cinema alternativo a quello più popolare e mainstream, altresì invisibile, se non per pochi spazi meritevoli in rete, il sottoscritto non ha mai voluto erigere restrizioni ai possibili commentatori (fastidiosi codici captcha, moderazione commenti, etc.), dando quindi la possibilità a CHIUNQUE si fosse soffermato a leggere queste pagine, di poter anche lasciare una sua libera opinione. Ho sempre risposto ai commenti anonimi che ritenevo appropriati, e posso affermare che alcuni di questi si sono inoltre rivelati parecchio soddisfacenti.