9.7.13

Bestiaire

Denis Coté
Canada, Francia, 2012
72 minuti


Ne cinema di finzione, ne puro documentario, ma un acuto riflesso del mezzo cinematografico. Bestiaire, presentato nella sezione Forum della 62a Berlinale e al Sundance, è un'opera di reciproche osservanze; l'occhio dell'uomo/cinepresa esplora il regno animale catturando lo sguardo dei suoi esemplari e l'animale ricambia secondo la sua indole: incuriosito (lo struzzo) o sonnolento (il bovino). Un'introspezione ricca di raffinatissimi dettagli quella di Cotè, che sveste la bestia mettendone a nudo oltre che l'istinto, le emozioni, aprendo così un varco percettivo nella mente dello spettatore che lo obbliga a chiedersi, osservando l'animale che lo osserva, cosa stia pensando in quel preciso istante.
Con quest'indagine contemplativa, tassativamente a camera fissa, le angustie gabbie e recinzioni nel reparto allevamento del Parco Safari di Montreal diventano barriere fragili sotto lo scalpitio delle zebre, perchè trapassabili della loro sofferenza e del loro desiderio di libertà, come quello dell'airone ferito che inutilmente tenta di spiegare le ali. E l'occhio di Cotè stringe con classe sui particolari: le corna dell'antilope, le zampe del bisonte, diventano dettagli scultorei accuratamente intassellati tra lucchetti e muri grezzi, o come più umanamente giusto, forme viventi incorniciate dal loro ambiente naturale.
Bestiaire è il sorprendente ritratto di un mondo a cui siamo indissolubilmente legati sin dall'inizio dei tempi e, nei tempi, intimoriti o attratti dal suo campionario, ne studiamo i comportamenti e stabiliamo con esso un rapporto; attraverso i tratti di una matita che ne riproduce i lineamenti, l'osservazione in massa nelle aree zoologiche o la più discutibile "arte" della tassidermia. Ciò che conta è immortalare l'animale perchè continui ad essere testimonianza della sua utilità al genere umano, molto spesso gretto ed insofferente allo sguardo che dall'altra parte ci viene posto e allora, come non farsi intenerire dalla tristezza palese in quella scimmietta che trova conforto nell'orso di peluche. O come non comprendere quell'elefante che che stanco di osservare, ci volta le spalle e e se ne va a passo lento, libero all'orizzonte. Con Bestiaire, Cotè è forse riuscito ad annullare temporaneamente l'incomunicabilità tra due mondi che, nonostante la netta distinzione di ruoli, sono comunque destinati a convivere. Oltre l'apprezzabilità quindi, la speranza è che per qualcuno, l'intelligente lavoro del regista possa fungere anche da specchio della propria coscienza.

12 commenti:

  1. Grazie! messo immediatamente in lista. Una vera chicca, decisamente originale e coinvolgente (anche se le gabbie del Parco Safari di Montreal mettono davvero una tristezza infinita).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...restando in tema di docu-fiction ;)

      Elimina
  2. Ah, ecco, questo dovevo vederlo pur'io, ne avevo letto qualcosa, solo che poi mi sono dimenticato persino della sua esistenza. Cerco, guardo e ripasso per commentare. Nel frattempo, credo che stasera vedrò "Sangre".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ha uno stile molto curato questo Cotè, apprezzerai di sicuro.
      Ultimamente sono a corto di novità, ne approfitto per revisionare qualcosa. In nottata penso di gettarmi su Aita, un film spagnolo molto misterioso...!

      Elimina
    2. Come non detto, alla fine - troppo caldo per far altro, anche solo per dormire - mi son visto questo bestiario. Sei stato bravo a scriverne, io non ci sarei riuscito: il film, se così si può chiamare (meglio sarebbe "immagini in movimento", anche se, pur d'impianto bestiario, di quel bestiario medievale che fu la catalogazione delle bestie, va al di là della semplice catalogazione, del semplice accostare immagini, e insomma si intravede un fil rouge, che non è solo tematico), è raffinatissimo, curato e contemplativo all'ennesima potenza. Quello che però manca, secondo me, è una vera e propria presa di posizione da parte del regista, perché è vero che "le angustie gabbie e recinzioni nel reparto allevamento del Parco Safari di Montreal diventano barriere fragili sotto lo scalpitio delle zebre, perchè trapassabili della loro sofferenza e del loro desiderio di libertà, come quello dell'airone ferito che inutilmente tenta di spiegare le ali", però non so, è come se mancasse una sostanza di fondo, qualcosa che rendesse questo bel film un gran film. Parere personale, ovviamente.

      Elimina
    3. Ci saresti riuscito dai, il tuo commento ne è la prova :) Hai fatto anche riferimento alla catalogazione medievale che a me non era minimamente passata per la testa ;) Comunque non hai torto, sarebbe stato ancora migliore se Cotè avesse spinto con più fermezza sul pedale della denuncia. Tecnica sopraffina però!

      Elimina
    4. Quella della catalogazione medievale, l'avevo sbirciata, a essere onesti :P
      Comunque, non c'è dubbio: tecnica sopraffina, infatti voglio cercarmi qualche altro suo lavoro.

      Elimina
    5. Infatti, dopo la visione di questo bestiario sono andato alla ricerca della filmografia di Cotè, ma al momento ho recuperato solamente "Curling", il lavoro precedente e devo dire però, che mi ha abbastanza deluso...

      Elimina
  3. Veramente notevole questo Bestiaire,dici bene nel dire che a tratti la distanza fra i 2 mondi sembra azzerata, la scena della scimmietta col peluches è da cuore in mano *_* !! Di cotè sono riuscito a recuperare ( e a tradurre in ita, a tal proposito ti comunico che a breve sarà disponibile su AW :) ) CARCASSES, e penso che un'occhiata dovresti davvero dargliela caro frank :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Dries, e io ti rispondo che Carcasses mi interessa da tempo, eccome! Solo che i fiumi finora percorsi non sfociavano da nessuna parte. Ottima notizia quella della traduzione, ma se magari, gentilmente mi potessi indicare una via giusta per trovare anche il film, te ne sarei grato ;)
      Scrivimi una mail, ovviamente...

      Elimina