18.6.13

Echi #4 | Il viaggiatore herzoghiano

Nosferatu, il principe della notte (Werner Herzog)
Francia, Germania, 1979
103 minuti


"Io ora al sole non attribuisco più nessuna importanza, né alle scintillanti fontane che alla gioventù piacciono tanto. Io adoro solo l'oscurità e le ombre, dove posso essere solo coi miei pensieri. Il tempo è un abisso profondo con lunghe infinite notti, i secoli vengono e vanno... Non avere la capacità di invecchiare è terribile. La morte non è il peggio: ci sono cose molto più orribili della morte. Riesce a immaginarlo? Durare attraverso i secoli, sperimentando ogni giorno le stesse futili cose." - Klaus Kinski

Il regista Werner Herzog ha sempre affermato che "Nosferatu" (1922) di Friedrich W. Murnau, è probabilmente il miglior film mai realizzato in Germania e la sua reinterpretazione, nasce dalla volontà di ristabilire un rapporto con quello che tuttora è considerato il periodo più importante del cinema tedesco prima dell'avvento del nazismo e soprattutto, della codificazione hollywoodiana del racconto originale. Sinceramente, non sono mai stato particolarmente attratto dalle iconografie vampiriche, in generale e ancor di più dal Dracula di Stoker, ma quì si parla di Herzog e di tutta la sua magnificenza visiva, riversata in un'opera che trascende in sconfinati paesaggi naturali e che non può quindi essere etichettata unicamente come "film dell'orrore", anzi. Se tralasciamo la comunque ottima interpretazione di un Klaus Kinski cereo e scavato, ideale nel ruolo dell'eterno non-morto e delle sue tramutazioni notturne, dove "i lupi fanno la loro musica", ciò che risulta maggiormente interessante nel film di Herzog è tutto l'impianto estraneo alla figura del vampiro: dai titoli di testa, notevoli con quella sfilata di corpi mummificati, all'invasione dei topi nella città di Wismar, con la memorabile sequenza della gente in piazza, che danza e cena in attesa della morte.


Ma Nosferatu, il principe della notte è principalmente un viaggio della solitudine, per certi aspetti anche herzoghiana (nel 1974 il regista ha affrontato realmente un viaggio a piedi, da Monaco a Parigi, per raggiungere Lotte Eisner) e ad Herzog, interessa quindi delineare al meglio il personaggio di Harker, esplicitandone la sua volontà. Un'evasione dalla meschinità dell'ambiente borghese, da quella città "i cui canali ritornano sempre al punto di partenza", per incamminarsi lì, "dove la luce improvvisamente si divide e la terra si alza verso il cielo, per poi sprofondare in un grande abisso che inghiotte chiunque". Un viaggio interminabile ed eterno, scandito dai corsi d'acqua, dalle cascate che separano imponenti rupi montuose, dal buio che avvolge le rovine di un castello "che forse, esiste solo nell'immaginazione degli uomini..."
E nel finale, la strada viene ripercorsa sotto le spoglie della malattia e dal febbrile desiderio di continuare l'opera di diffusione, quella strada che nuovamente scomparirà "nel paese del silenzio e dell'oscurità".

8 commenti:

  1. Non mi è mai piaciuto, granché, la versione vampiresca di Herzog, ma c'è da dire che lo vidi parecchio tempo fa, senza sapere nulla di cinema e, soprattutto, confrontandolo con l'originale. La tua lettura (il percorso della solitudine, sulla solitudine) mi ha, però, entusiasmato (come se non avessi già abbastanza arretrati da recuperare!), e appena torno a casa rimetto quel polveroso DVD nel lettore.

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    1. Infatti ho voluto riguardarlo proprio perchè all'epoca, ne consideravo solo gli aspetti orrorifici. Ora lo vedo decisamente con occhi diversi però, a differenza tua, nel suo complesso il film mi è sempre piaciuto. Direi che è l'unica trasposizione del Dracula che apprezzo veramente.

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    2. Io di Herzog ricordo con piacere solo il mitico krautrock dei Popol Vuh :P

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    3. Aguirre, il furore di Dio?

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    4. No, no, mi riferivo all'inquietanto "Nosferatu"! Se non hai ascoltato quell'album, recuperalo perché è fenomenale: evocativo, oscuro...

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    5. Ora ho capito, scusami ma pensavo fosse l'album relativo all'altro film di Herzog, sempre con Kinski...

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  2. Anch'io sto rivedendo in questi giorni un po' tutta la filmografia di Herzog. Nosferatu non lo ricordo bene, ma la scena che citi (la gente che danza in piazza in attesa della morte) mi è rimasta bene impressa in mente, così come l'immagine di Klaus Kinski, vampiro indimenticabile.

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    1. E' vero, Kinski è un signor vampiro e come per il film stesso, è l'unico in questo ruolo che sia riuscito realmente ad affascinarmi.

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