21.4.13

Un Lac

Philippe Grandrieux
Francia, 2008
85 minuti

Una fitta foresta imbiancata dalla neve, un gelido lago, un'unica casa, una sola famiglia isolata dal resto del mondo: Alexi, giovane tagliaboschi che soffre di epilessia, (soprav)vive in quel luogo imprecisato nella storia (ma in realtà girato in una località della Svizzera) con la sorella Hege, il fratellino, il padre e la madre cieca. Alexi è morbosamente attaccato alla sorella (c'è un legame ambiguo) ed è l'unica con cui riesce a confidarsi, solo lei è a conoscenza del progressivo aggravarsi della malattia del fratello. L'arrivo improvviso di Jurgen, un giovane in cerca di lavoro come taglialegna, sarà l'elemento di separazione...
Terzo lungometraggio di Philippe Grandrieux (Sombre / La Vie Nouvelle) presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 65, ed ormai è una certezza; la sua cinematografia naviga nell'oscurità più totale, sia per ottica (illuminazione al limite del visibile, specialmente per le sequenze in interni), che per semantica (la lettura dal libro durante la cena - 1), dove diventa un'impresa tentare di estrarne qualcosa di consistente al di fuori delle pure sensazioni. Ma è proprio quì la forza innegabile del cinema di Grandrieux, tanto impenetrabile, quanto potente ed emozionale sotto l'aspetto percettivo. Un Lac riconferma lo stile intrapreso dal regista, al limite della sperimentazione (grande attesa per White Epilepsy): un film di respiri e sussurri, composto da lunghi e profondi silenzi, buio che avvolge volti e mani (soprattutto le mani, dettaglio costante, quasi maniacale), immagini convulsive e sfocate. L'incipt ha un impatto fortissimo; il silenzio del bosco rotto dal rumore dell'ascia che spezza gli alberi, la crisi epilettica in mezzo alla neve, la cinepresa che accompagna ritmicamente i sussulti del giovane, poi lo sfinimento, l'offuscamento della vista, il cavallo bianco che sembra osservare l'accaduto, l'occhio del cavallo, un sussurro nel suo orecchio....


Un Lac è cinema invisibile e sensoriale, la visione è negata a favore della percezione. In Un Lac tutto risulta cupo, ovattato e straniante, vissuto in uno stato di semicoscienza dove gli ambienti sono circondati dal grigiore della densa nebbia che avvolge il bosco al mattino, dove i personaggi appaiono immersi in un mondo distante e surreale. Eppure, nonostante ciò, il cinema di Grandrieux affonda nella realtà come non mai, le emozioni, le paure e i sentimenti che i protagonisti vivono sono realmente percepibili e palpabili: la neve che fiocca sul viso, il respiro della fatica dopo aver abbattuto un albero, assaporare una bevanda calda per scaldarsi dal freddo. Tutto si può sentire e toccare, come le mani di Liv (la madre), che immersa nella sua oscurità tocca il volto di Jurgen e abbraccia la figlia, in procinto di abbandonare quelle terre innevate. Alexi l'aveva intuito, mentre la sorella cantava: "la tua voce, non è come prima". E il lago del titolo fa da tramite; è il mezzo che allontanerà Hege dal nucleo famigliare e soprattutto dal fratello, che osserva l'orizzonte, prima di scomparire nuovamente all'interno del bosco...

(1) "Come la morte dell'uomo, così la morte dell'animale. L'anima, una sola. Nessun uomo può fermare il vento."

Bellissimo, ma per pochi eletti!

13 commenti:

  1. A me è piaciuto. Molto. L'ambientazione, la fotografia, la trama rarefatta, tutto bellissimo. Ma di una bellezza distante, algida, un po' opprimente.

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    1. Potevi non essere tra gli eletti? ;)

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    2. Ora mi fai sentire come si poteva sentire un mezzadro nel 1200 :(

      Comunque, ne avevo sentito parlare dal tipaccio qua sotto e mi sembrava mi prendesse bene, poi credo di essermene scordato (o Dio sa dov'è finito il file .avi). Metto in dl.

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    3. Non dire così dai, era già scontato che una chicca del genere attirasse la tua attenzione! Recuperare immediatamente sennò ti espello dagli eletti :)

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  2. Ecco, Grandrieux. Uno dei tanti recuperi da fare.

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    1. Vai sul sicuro anche con gli altri, è terreno fertile per le tue analisi.

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  3. Manca anche a me. Sarà ora che mi dia una mossa.

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    1. Cinema difficile quello di Grandrieux, ma se in futuro dovessi parlarne, sarò molto curioso di leggerti.
      Devo decidermi a passare nel tuo saloon a spulciare un pò tra gli archivi!

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  4. Pian piano li sto recuperando tutti. A breve vedrò Flandres, stamattina mi son rivisto questo. Il primo effetto, onestamente, mi era parso peggiore. Come bombus, ho apprezzato moltissimo l'ambientazione, la fotografia e, aggiungerei, la recitazione del protagonista. Sulla trama sarei un po' scettico, cioè probabilmente sono rincoglionito io, ma credo che diverse cose mi siano sfuggite, che in un certo qual modo la trama volesse essere ermetica, il che è apprezzabilissimo, certo, perfettamente incastrata nella fotografia, nell'ambientazione e, insomma, nell'economia del film, ma la facilità con cui la sorella si abbandona al boscaiolo mi è parsa un po' forzata, poco sviluppata. Impressione mia, eh. Del resto, mi pare palese che questo sia un film che punta più sugli aspetti tecnici che sulla trama, anzi che semplifica al massimo la trama per giocare tecn(olog)icamente.

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    1. Tranquillo caro Yorick, la "trama" (tra virgolette perchè come per Sangre) effettivamente rifugge nell'oscurità che invade non solo Un Lac, ma tutto il cinema di Grandrieux. Hai già visto gli altri suoi film oppure questo è il primo?
      Comunque anch'io l'ho apprezzato maggiormente la seconda volta.
      Aspetto con molta curiosità il tuo parere su Flandres, ma lì si parla di Dumont! Sai che a distanza di oltre un anno vorrei rivedere Hors Satan, ma non ne ho il coraggio. Sono giunto alla conclusione che Dumont e Reygadas rappresentino in assoluto le vette del cinema "arthouse" contemporaneo.

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    2. "Sono giunto alla conclusione che Dumont e Reygadas rappresentino in assoluto le vette del cinema "arthouse" contemporaneo." E son d'accordo! Dumont, l'ho fatto vedere a un'amica, che l'ha odiato ("Flandres" è un film terribile, angosciante, disperato) e amato (e questo non serve spiegazioni). Io stavo pensando di rivedermi i suoi film, come vorrei pure recuperare quelli di Reygadas, ma appunto anch'io sono bloccato.

      Di Grandieux, questo è il primo, ma ha una filmografia sterminata! Tu cosa mi consigli di vedere?

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    3. Son rimasto di stucco, io pensavo che a parte le video-installazioni avesse girato solo 5 film, ma hai ragione, su wikipedia vengono segnate molte cose che su MUBI sono assenti, bisognerà approfondire questa strana differenza, molto strana conoscendo la precisione di MUBI...
      Comunque con "La Vie Nouvelle-nuova vita" (curiosamente edito in dvd anche da noi) e "Sombre", vai pure sciolto, sono più estremi di "Un Lac" però.

      Riguardo Dumont, il pensiero di rivedermi cronologicamente i suoi film sfiora spesso anche me...

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    4. Grazie, recupero immediatamente!

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