7.6.17

Tracce #35: Tenemos la carne (We Are the Flesh)

Emiliano Rocha Minter
Messico, Francia, 2016
80 minuti

Giusto due annotazioni a caldo sull'esordio al lungometraggio di Emiliano Rocha Minter dopo l'interessante Dentro (2013), poichè mi sento già di condividere le medesime impressioni/sensazioni riportate qui, nell'esaustivo articolo di Oltre il fondo: il consiglio è quindi di leggerlo. Qui, invece, mi limito a segnalare relazioni, una manciata di fotogrammi e una possibile origine scatenante al caleidoscopico sottomondo messo vistosamente in scena dal giovane Rocha Minter.


Ovvero, l'infernale universo di Josè Mojica Marins (Zè do Caixao) trasportato nel cinema contemporaneo, in sostanza: questo è Tenemos la carne. E a mio vedere, è questa la basilare e complessiva fonte d'ispirazione. Dopo di che, è palese che all'autore nativo di Città del Messico piaccia giocare con altri citazionismi che possono far storcere il naso (e in un modo che può anche sembrare autocompiaciuto) ma chi se ne frega, alla fine. I vari Grandrieux, D'Agata o Zulawski tirati in ballo, se guardiamo a quell'aspetto, sono solo alcuni tra i molteplici riferimenti che ognuno di noi può cogliere. Visivamente parlando allora si potrebbero fare altrettanti paralleli, allargandosi a nomi quali Doillon, Yuzna o Dolan. Si, il Dolan di Tom à la ferme se proprio vogliamo puntualizzare: per quel rapporto-aspetto che si modifica nel corso del film, stringendo e soffocando in questo caso sui sessi, fulcro centrale di morte e rinascita su cui in sintesi ruota tutto. Ma se al contrario guardiamo al globale contesto scenico, al décor nel quale sono inseriti, i citati riferimenti poco ci azzeccano, e credo invece vada riconosciuta a Rocha Minter una creatività sovversiva e impudica non da poco, in tempi come questi. Il messicano vuole semplicemente abbattere la razionalità per inscenare un chaos parodico-visivo del quale, permettetemi, raramente si può ormai fruire, dove follia e surrealismo si compenetrano con violenta efficacia; un averno gravidico celato agli occhi del benpensante mondo esterno. Una bolgia che sarà anche fumo sparato negli occhi, ma padroneggiata da un Noé Hernández a far d'autentico villain e predisposto a reincarnare una figura carismatica come quella, appunto, del brasiliano Zè do Caixao, artefice dello stesso inferno visivo ancora a partire dai lontani Sessanta. E personalmente, è una bolgia dalla quale non sono riuscito a sottrarmi ma bensì, farmi travolgere con soddisfazione, come poche altre volte durante il corso dell'anno. E per ora mi accontento.



2 commenti:

  1. grazie per la citazione Frank. e grazie per avermi fatto conoscere questo Josè Mojica Marins che mai avevo sentito nominare. Sul film mi sembra di capire che sortisca un po' sempre lo stesso effetto: esagera, straripa, si autocompiace, però lo si guarda sempre fino in fondo.

    Ne approfitto anche per dire la mia sul film di Coté che hai commentato sotto. Qui sono molto più caustico di te: a me è risultato inguardabile. :)

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    1. Figurati Eraserhead, mi sono sentito in dovere di condividere le impressioni in comune, visti altri pareri non proprio positivi su questo film, peccato. Inoltre, il pensiero in apertura al tuo articolo ("le possibilità che possa diventare un cult sotterraneo") ha attraversato anche me al centro della visione. E sono quasi certo, che nel tempo, TLC possa diventarlo. Così com'è successo proprio per i film del brasiliano citato, che generavano da quel sottobosco marginale in contrapposizione al "cinema novo" durante quegli anni di vitale sovvertimento. Se, quando riuscirai, tra i film di Marins getta uno sguardo in particolare a "O despertar da besta (1970): sorvolando ovviamente su ingenuità e difetti cui peccava quel tipo di cinema, una volta subentrato nell'inferno visivo scatenante da metà film, il tuo occhio attento non potrà che cogliere anch'esso similitudini con l'opera di Minter.
      Un caro saluto, anche se in silenzio, ti leggo sempre con piacere!

      P.S. Su Cotè non so spiegarmi nemmeno io il perchè, di un, seppur tenue, apprezzamento. Schegge di post-visione incanalate inconsciamente, ma se devo razionalizzare credo di più a te ;)

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