4.6.16

Tracce #33 | Possession Subway Scene: il dettaglio mancante

Da tempo, era mia intenzione compendiare in un post le curiosità raccolte. Spinto da un interesse inesauribile verso quella che, a distanza di anni e nonostante il cinema visto, rimane a tutti gli effetti la mia opera del cuore. Ed è innegabilmente il motivo per cui non ne ho mai steso una critica/riflessione, poichè impossibilitato veramente dal farlo, per un film di tale immensità. Una particolare informazione (corredata di qualche aneddoto) però sono spinto a condividerla, per tutti quelli che ancora non ne siano a conoscenza, ma anche per coloro che magari, essendo in "possesso" (passatemi il termine) di ulteriori notizie inerenti al contenuto, o informazioni più esatte, possano quindi contribuire nell'esporle, intervenendo direttamente in questo spazio.

Allora, al capolavoro "maledetto" di Andrzej Zulawski, Possession, manca una breve scena, o meglio: la celeberrima sequenza della metropolitana (che valse a Isabelle Adjani si, una Palma d'oro per l'immensa l'interpretazione, ma anche uno sconvolgimento emotivo non indifferente*), sarebbe priva di una manciata di fotogrammi che probabilmente in pochi hanno finora avuto modo di vedere, poichè trattasi di un frammento non presente nella versione ufficiale da 123 minuti. Versione che, giusto per ripercorrere un pò di storia e sciogliere ulteriori dubbi, corrisponde a quella originale voluta dal compianto Zulawski, presentata al lontano Festival di Cannes del 1981, successivamente trasmessa in tv alla fine degli anni Ottanta e ad oggi, reperibile nei vari formati dvd/blu-ray (import, ovviamente, eccetto l'edizione Rarovideo per l'Italia, che comunque ha un doppiaggio differente da quello realizzato per l'uscita nelle sale all'epoca).
Questa, è comunque quella che si presuppone, essere, la versione integrale. Qualcun'altro invece, sarà già a conoscenza che la famigerata edizione in vhs della Mondadori edita per il nostro mercato (stessa versione inoltre distribuita in America) negli anni Novanta, altro non fu che una riprovevole operazione commerciale (quando si dice, "da cassetta", proprio) che, mediante tagli per la durata di circa quaranta minuti e un (ri)montaggio insensato, mirava a stravolgere totalmente il concetto sostanziale di un film (la disgregazione della coppia all'interno del contesto socio-culturale convenzionale, e la sua possibile ricomposizione, sotto un'ottica nichilistica) talmente stratificato e metaforico, e quindi, già per sua natura non proprio d'immediata analisi. Anche l'audio (comprensivo di un ulteriore doppiaggio) fu completamente modificato, dove le suggestive musiche composte da Andrzej Korzyński furono sostituite da effetti sonori (ed ottici oltretutto, di pessima fattura) atti ad enfatizzare l'aspetto orrorifico, trasformando in definitiva il tutto e privando l'opera zulawskiana della sua densità, facendola passare per un mero film di "possessione demoniaca" mutilato a soli 74 minuti... il che non è, ovviamente, così.
Come accennato all'inizio, c'è però un dettaglio a suo modo interessante (nonchè di un certo impatto visivo) paradossalmente, presente in questa pasticciata versione ma assente in quella originale, ovvero: l'impressionante istante in cui Anna, durante il "parto" nell'umido sotterraneo di quella metropolitana, apre i palmi delle mani, dai quali possiamo facilmente scorgere l'emergere di due bulbi oculari. Pochissimi frame (nella foto C), ma che dalle attente visioni effettuate è possibile ricollocare nella versione originale, in un punto (foto A) abbastanza preciso e che si presume corrispondere al momento culmine dell'intera sequenza (nella foto B, il confronto con un frame mancante della stessa inquadratura).


Ora, dopo svariate ricerche effettuate nel corso del tempo senza infine risalire a particolari aneddoti, resta la sola ipotesi plausibile, che suddetto dettaglio facesse semplicemente parte di materiale poi scartato dal montaggio originale (oltretutto, il taglio netto che separa le inquadrature D / E, riportate qui sotto, al sottoscritto hanno sempre fatto presupporre che di materiale in più, c'è ne fosse molto). A conti fatti, un dettaglio che certamente Zulawski evitò infine d'inserire, comprensibilmente, per mantenere una sorta di mistero sul susseguirsi della vicenda. Ma se da un lato è certo che esibita in questo modo, abbastanza esplicito, tale scena tende a rafforzare l'ipotesi sul processo generativo della creatura (prodotto della repressa frustazione della donna), svelandone in parte quella che sarà la futura metamorfosi (la copia oscura del marito Mark, o più precisamente, come Anna ha idealizzato Mark nella sua mente), d'altro canto però, penso sia evidente che suddetto dettaglio restituisca comunque, un'incisività oltremodo maggiore, alla memorabile sequenza integrale, almeno per il sottoscritto.

 
Per concludere, è importante infine sottolineare che nella versione Mondadori, la scena della metropolitana non segue la linearità di montaggio concepita da Zulawski, ed oltre ad essere accorciata, viene ripetuta a frammenti almeno due volte (il primo addirittura a soli diciotto minuti dall'inizio), creando oltremodo confusione essendo già, tale scena, un flashback di Anna che ricorre nel momento in cui, seduta sul divano con Mark (foto F), gli racconta quanto accaduto, appunto, nel tunnel della metro.

  
*Dopo aver recitato in quella scena, Isabelle Adjani restò per tempo turbata in maniera profonda, tanto che dichiarò che per lei fu un'esperienza sconvolgente e mai, avrebbe più recitato in un ruolo simile. Altra curiosità: le riprese furono effettuate alle cinque del mattino (e anche con una certa fretta), orario in cui la metropolitana era ancora vuota.

6 commenti:

  1. Anonimo14:23

    Zulawski, credo ha una preferenza per gli occhi, che si incontrano molto spesso, On the Silver Globe. In Possession per me gli occhi partoriti da Anna e’ il materializzarsi e cosi’ diventare visible dell’invisibilità del male/evil, il male diventa tangibile, prende una forma corporea e diventa visibile (the embodiment of power/evil). Penso che il regista si riferisca al male della sovietizzazione dell’est europeo, il male inteso come al sottomettersi al potere e allo stesso tempo convincersi della sua importanza. Anna e’ sottomessa alla propria passione per Mark creandone una versione idealizzata, che pure difende durante il suo processo generativo con la morte di altre persone. Conoscevo la versione realizzata per il mercato americana ma non avevo mai notato questo importante dettaglio. Forse rimosso dalla versione integrale perché come hai tu detto troppo rivelatorio e rischierebbe di restringere l’interpretazione e i significati del film. Questa ultima frase mi fa’ pensare a l’interpretazione dei sogni di Freud!
    AW

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    1. È un'osservazione interessante quella che fai. Aggiungerei infatti che il suo cinema è comunque un atto catartico (nel caso di questo film, riflette indubbiamente la necessità di liberarsi della vicenda coniugale che lo aveva recentemente travolto, il divorzio dalla prima moglie), attraverso dinamiche primordiali che mirano a una nuova iniziazione sia per l'individuo (Anna) che per l'umanità/società. Il muro di Berlino è ossessivamente presente, ad esempio, e la scritta che scorgiamo a inizio film (il muro deve cadere) è già da subito un indizio: la divisione tra Bene e Male che diviene tessuto essenziale per il rito di Anna. Come appuntato, sapevo che la versione per il mercato americano era la stessa edita per il noleggio qui da noi, ma si parla comunque di edizioni vecchie, è quindi assai probabile che nelle successive riedizioni abbiano poi eliminato la scena.

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  2. Anonimo20:02

    Anche a me ha fatto pensare a una iniziazione un processo dove Anna crea un qualcosa che gli da' piacere per superare il dolore.
    Hai visto gli extras from the German Bildstörung DVD release? molto interessante.

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    1. Non ho visto gli extra che citi, conosco però il making of diretto da Daniel Bird.

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  3. Anonimo16:25

    Si, infatti mi riferivo a The Otherside of the Wall the Making of Possession, non sono stato molto preciso alla mia domanda iniziale.

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    1. Ne scrissi qui di quel documentario: http://visionesospesa.blogspot.it/2013/03/the-otherside-of-wall-making-of.html

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