16.11.14

Apicula Enigma

Marine Hugonnier
Uk, Spagna, Brasile, Belgio, 2013
26 minuti

"La natura non racconta storie"  
Come in Alberi, di Michelangelo Frammartino, in principio emerge il suono, la voce inconfondibile della natura che espandendosi dal buio dello schermo ci avvolge, stimolando la nostra uditività, per poi lasciare spazio al chiarore dell'immagine: lo splendido paesaggio della Carniola (antica provincia austriaca, posta sulla via naturale che dal medio Danubio porta lungo la Sava alle Alpi della pianura veneta) che vede un apicoltore all'opera, mentre depone con cura le arnie una sopra l'altra fino a formare una sorta di torretta colonica.
A suo modo un simbolo prospettico, eretto a bilanciare l'imponenza delle Alpi Carniche. Tale "scultura", immortalata per quel tempo necessario alla contemplazione delle naturali variazioni della luce ambientale (a un certo punto, le arnie sembrano addirittura svanire all'ombra degli alberi, dissolvendosi tra essi) rappresenta l'enigma, appunto; l'occhio in trentacinque millimetri (la locandina stessa del film, qui, ne ritrae la metafora) dell'estatico cinema di Marine Hugonnier (classe 1969), bravissima, nel riconsegnarci senza manipolazione o artifizio alcuno* il reale andamento della natura e i misteri della sua progenie. L'alveare si designa quindi come il basamento iniziale per molteplici punti d'osservazione su questa colonia di api (per l'esattezza, l'Apis mellifera carnica, sottospecie originaria della succitata regione), riprese a distanze diverse nel loro svolgimento quotidiano: dall'assunzione del nettare, sequenza girata in un leggero slow-motion, giusto quel tanto per offrire un movimento più dettagliato, al processo di mellificazione (che a pieno schermo, assume fluidità pittoriche da mozzare il fiato), fino al manifestarsi di uno sciamare impetuoso che per progressiva intensità e concomitanza acustica, già da solo varrebbe tutti i ventisei minuti di pellicola. E come dichiarato dalla regista, Apicula Enigma si fonda innanzitutto sul concetto di distanza adottato come metro di misurazione fondamentale tra l'uomo e la natura, fino alla sua diretta interazione (la mansuetudine che contraddistingue l'ape carnica, può infatti spiegare il poetico momento in cui la mano dell'apicoltore si accinge ad accarezzare lo sciame d'insetti abbarbicato sul tronco di un albero). L'artista francese, riesce così a catturare con lo stesso sguardo di un entomologo durante la sua ispezione naturalistica, adottandone le metodiche (lo specchio, il metro) da costui abitualmente usate nel monitoraggio dello spazio floreale da diversi punti di vista. In questo caso, l'utilizzo dello specchio è esemplificativo, in quanto contrappuntistico a quella che è la misura razionale delle distanze perchè in qualche modo, lo specchio, riflettendo ricrea, amplifica lo spazio generando automaticamente nuove e svariate prospettive. L'immagine restituita da Apicula Enigma nei suoi istanti più iridescenti, è dunque quella di una florealità scissa, obliqua, invertita come quello specchio (il riflesso del cinema) che la stessa regista capovolge allo scoccare dei titoli di coda. Immagine in continua evoluzione che alla fine, non può che lasciare ammaliati dalle luminose rifrangenze che attraversano il nostro sguardo. Solenne!          

*"Ci sono momenti di attesa molto lunghi per aspettare che le api sciamino verso un'altra colonia, quindi, le riprese hanno richiesto moltissimo tempo e pazienza. Perchè appunto, niente è stato manipolato ma tutto è avvenuto naturalmente." - Marine Hugonnier

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