14.5.13

Paraisos Artificiales

Yulene Olaizola
Messico, 2011
83 minuti


Chiusa la parentesi "case possedute", meglio ricatapultarci in paesaggi imperturbabili, sicuramente più appaganti.
Luisa, una giovane donna affetta da dipendenza da Chiva (eroina), prende alloggio in un piccolo hotel situato sulla costiera ecologica di Los Tuxtlas (Veracruz),  con la speranza che la tranquillità di quel luogo possa condurla verso la via di un tentato recupero, cosa che non è riuscita a portare a termine a Città del Messico. Tra i pochi abitanti che popolano la zona conosce Salomon, un contadino sulla sessantina, vedovo, dedito ad alcol e marijuana e con cui la ragazza instaura subito un rapporto di complicità...
Luisa e Salomon: due provenienze, due classi e due generazioni differenti che, a modo loro, si ritrovano a condividere lo stesso problema esistenziale. La dipendenza dunque, è la sola connessione per queste due anime disperse nel paradiso artificiale delle droghe, a sua volta parte di quell'immenso paradiso naturale che, imponente, domina l'intero quadro. Come le verdeggianti distese delle fiandre nel cinema di Bruno Dumont, l'ambiente, magistralmente catturato da Lisa Tillinger (premio per la miglior Fotografia al Tribeca Film Festival), diventa ancora una volta elemento indispensabile per rappresentare esili intrecci di vite e più dettagliatamente, soffermandosi in modo particolare su alcuni passaggi (il campo quasi lunghissimo dove si può scorgere a malapena Luisa e un bovino al pascolo, sequenza oltremodo visivamente accostabile a quella della preghiera naturalistica di David Dewaele e Alexandra Lemaitre in Hors Satan), ci si può affidare a quanto analizzato dal filosofo Gilles Deleuze in rapporto al primo cinema di Philippe Garrel (La Cicatrice Interieure), evidenziando come lo spazio assorba totalmente i corpi, impressi come minuscoli punti immobili al suo interno. Figure in questo caso, del cui passato non sappiamo nulla, se non un accenno sulla morte della moglie di Salomon (anche lei di nome Luisa) e che potrebbe fungere da indizio chiarificatore del rifugio dell'uomo attraverso quelle sostanze, con cui a modo suo convive serenamente e in maniera spensierata (le simpatiche improvvisate canore), evitando inoltre di oltrepassare certi limiti. Punto d'appoggio (un certo aiuto ci sarà) e di confronto quindi, per una Luisa, in cui viceversa possiamo solamente osservare il combattuto tentativo di redimersi e l'ansia persistente che l'attanaglia; nemmeno la temporanea immersione in quell'oasi olimpica riesce a distoglierla dai buoni propositi ripromessi che, immancabilmente, si sgretolano ogni volta tra le caduche mura di quella stanza d'hotel, memore di riferimenti pedrocostiani (No Quarto da Vanda) e covo fumogeno di una reiterata arrendevolezza ai piaceri artificiali.
Pacifico!

4 commenti:

  1. Grazie per il consiglio, sembra proprio un film che fa per me. Unica pecca: sono riuscito a trovare solo sottotitoli in portoghese.

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    1. Io l'ho trovato con i sottotitoli in inglese già impressi... fa una cosa, vai sul mio profilo e mandami una email così ti linko il file.

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  2. Questo va diretto in download, grazie Visione: il film sembra valere moltissimo, ma credo che la stoccata che mi ha fatto sbavare è stata quell'appunto sul grandissimo Deleuze. A ogni modo, bellissima segnalazione.

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    1. Bentornato Poor! Diciamo che è una pellicola piacevolmente distensiva, non aspettarti grandissime cose, l'interesse stà soprattutto in quei momenti in cui ho citato Deleuze, ma con Dumont e Garrel siamo su un livello nettamente superiore. Ci sono comunque delle panoramiche stupende, impossibile non venirne catturati.

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