6.3.13

The Corridor (Koridorius)

Sharunas Bartas
Lituania, Germania, 1994
82 minuti


The Corridor segna l'inizio di una variante di percorso nella filmografia di Sharunas Bartas, un percorso che continuerà in maniera ancor più evidente con il successivo The House (1997); i due film potrebbero infatti costituire un dittico, in quanto essi si svolgono completamente in luoghi chiusi, fatiscenti, affollati da abitanti dal passo bradipo, assenti, svuotati e sospesi in un tempo popolato di ricordi.
Il Corridoio del titolo è quello che un giovane Bartas attraversa passando da una stanza all'altra di una palazzina decrepita situata in un quartiere della città di Vilnius (Lituania), ma è anche quello dei suoi ricordi; l'infanzia macchiata del fango di una pozzanghera, in quei frammenti di esterni, tra macerie e degrado, segni di un passato sofferto, una ferita è ancora aperta per il popolo lituano, pronto però ad assaporare quei primi momenti d'indipendenza, danzando, cantando e accendendo improvvisati falò sui giardini innevati. All'interno dell'edificio, reso ancora più decadente da un bianco e nero ad elevato contrasto, il Corridoio attraversa un campionario d'umanità segnato dal tempo e dalla sofferenza, un'umanità assente, un sovrapporsi di esistenze che vagano intrappolate in una dimensione astratta, con l'incapacità d'incrociarsi e di potersi esprimere; la parola è persa, ogni vita è sospesa nella propria stanza, davanti ad una finestra cadente, con un bicchiere di vino in mano, avvolta dalla fitta nebbia dell'incomunicabilità. Il silenzio dei pensieri è spezzato solamente dai sordi mormorii che risuonano attraverso i muri scrostati e dai rumori dell'ambiente esterno. Solo con l'avvicinarsi dell'esplosiva ballata finale (che ricorda molto le atmosfere di Tarr), vero apice della pellicola, e di un momentaneo ritorno al presente, la nebbia si dirada e sulle suggestive note di Puerto Rico, i corpi si ritrovano, riappropiandosi della loro vitalità...
Ma il corridoio che conduce alla porta d'uscita è ancora lungo e Bartas si trova solamente a metà del suo claustrofobico percorso; A Casa, ci arriverà tre anni dopo!

7 commenti:

  1. Recuperato anche questo, e non ho voglia di ringraziarti nuovamente perché, fondamentalmente, non smetterei più: un regista davvero magistrale, profondo e portatore di una poetica tutta personale, magari anche con qualche accenno a un certo cinema cui ora non siamo più abituati a godere o vedere. Voglio scriverne qualcosa anch'io, perché tra stanotte e ora l'ho visto tre volte (ah, le vacanze estive!), intervallandolo a letture artaudiane, quindi puoi supporre da te che razza di giornata abbia passato :P Battute a parte, anche a me ha ricordato Béla Tarr, parecchio, ma ha anche ricordato il primo Aristakisjan, quello di "Ladoni" (di un anno precedente), per intenderci.

    Tra l'altro, solo io trovo curioso questo accostamento di due elementi così agli antipodi come sono il memoriale (soggettivo) e il documentario (oggettivo)? E leggo solo ora che la Ilona Ziok, produttrice assieme allo stesso Bartas della pellicola, non ha prodotto altro che documentari.

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    1. Oh, ma te sei un tipo da maratone festivaliere :D Ammiro la tua costanza e resistenza, sei un vero cinefilo!
      No, sinceramente non avevo pensato a questo accostamento, ora che ho letto la tua profonda recensione, effettivamente hai ragione. Non sapevo nemmeno della llona Ziok...
      Comunque è verissimo, molto "Ladoni", d'altronde me lo avevi consigliato (e passato) te :)
      Grazie!

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    2. Devo farmi le ossa, sai che non ho il tuo occhio, e se non vedo un film un fracco di volte o centrato dentro la filmografia di un regista lo capisco a metà.

      Comunque fine l'hai visto, "Ladoni"! Piaciuto?

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    3. Eh si.. se tu lo capisci a metà, io non ci capisco proprio nulla :) Guarda che solo ultimamente mi sto sforzando di recensire cose viste una volta sola, solitamente anche a me servono più revisioni prima di centrare un film, vai tranquillo.
      Per farti un esempio appropriato, Ladoni l'ho apprezzato moltissimo e come vedi, nessuna recensione per il momento, quello è un film da approfondire più e più volte. Mi manca ancora "Meso na zemple" e ora, con sto problema al pc mi tocca veramente armarmi di pazienza...

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    4. "Mesto na zemle" è un capolavoro assoluto, tranquillo, non ti deluderà, ma anche quello va visto e rivisto ;)

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  2. Io una versione di Ladoni super becera credo rippata da nastro e senza sub che devo ancora affrontare (Mesto na zemle comunque era già una bella mazzata e l'avevo apprezzato)..mica qualcuno di voi ha avuto modo di vedere il dvd della RaroVideo?
    (Ah frank..i 3 corti sei riuscito a scaricarli?)

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    1. Capiti a proposito: volevo avvisare anche te che proprio ieri sono sorti problemi col pc (ora scrivo da un portatile provvisorio), la diagnosi purtroppo non fa presagire nulla di buono e per i prossimi giorni dovrò adattarmi così, quindi niente animali e torrenti... Comunque "Born from Pain" era partito, inoltre anche il quadrupede aveva dato i suoi risultati.

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