21.8.16

69° Festival del Film Locarno: resoconti personali (parte 2)

S'interrompeva tra i ghiacciai montuosi de L'immense retour (il cortometraggio premiato con il Pardino d'Oro), la prima parte di questi resoconti locarnesi. E per restare in tema, sempre nella sezione Pardi di domani, è opportuno proseguire dalle stesse alture e conformità geologiche segnalando velocemente An Aviation Field, di Joana Pimenta, dove il cratere di un vulcano di un'ignota periferia brasiliana diventa il centro sperimentale per la costruzione (e successiva distruzione) di una base d'aviazione modello.
Il teleobiettivo sgrana le superfici territoriali, tracciando rapidamente segni che conducono ad una riflessione sull'immagine attraverso il tempo. Un processo di disintegrazione pressochè simile a quello mostratoci, con inatteso stupore, nel finale del taliandese Dao Khanong (By the Time It Gets Dark) di Anocha Suwichakornpong. Partendo dal massacro studentesco avvenuto il 6 ottobre del 1976 nell'università di Thammasat, la regista di Mundane History (2009) finisce con l'intessere un'intricata ragnatela dove le esistenze (e i cicli della vita) si moltiplicano, si confondono. Indubbiamente l'opera più enigmatica (e a conti fatti, contemplativa) del festival ma al contempo, anche quella per cui il pensiero ricorre di continuo. Come se da quel momento avesse subito i magici influssi dello stesso fungo che la protagonista trova nel bosco, o ancor di più, fosse rimasto intrappolato nel cortocircuito cromatico di pixel digitali che ne frammentano, appunto, l'immagine (il cinema stesso nel corso della sua evoluzione) nell'indimenticabile epilogo. Resta oltremodo memorabile, la straniante sequenza sulle esperienze di telecinesi raccontate direttamente in camera dalla protagonista. 
Esperienze, che toccano anche l'inconscio del mondo animale in Animals Under Anaesthesia: Speculations on the Dreamlife of Beasts, originale, a suo modo poetico lavoro sperimentale della coppia Melanie Shatzky & Brian M. Cassidy, i quali depongono sul tavolo operatorio quattro animali domestici (un cane, un gatto, un maiale e un coniglio), sotto azione anestetica, per farci penetrare nel loro immaginario onirico. Un universo di sogni caotici che in ognuno di essi prende forma attraverso i nostri occhi, rappresentandone situazioni variabili per presunta associazione all'indole e agli stati d'animo vissuti in quei determinati frangenti. Dal punto d'osservazione dell'animale, alla stessa altezza si pone anche la cinepresa della francese Maud Alpi con Gorge Cœur Ventre (Still Life); film lodevole nelle intenzioni, ma alquanto soporifero infine nell'esecuzione, che narra di un giovane addetto alla sorveglianza notturna in un mattatoio. L'aspetto più interessante è il profondo rapporto di costui con il suo cane, un labrador che sembra avere un atteggiamento molto più umano di certi uomini, e dal cui sguardo traspare tutta l'emotività in relazione al destino dei propri simili. In particolare, nell'istante in cui una mucca in procinto di partorire viene brutalmente privata della vita, dalla cieca furia di uno sparo (sequenza capace di generare un'empatia fuori dal comune), mentre il cane è lì di fronte, immobile ad osservare l'accaduto con occhi affranti. E noi con lui, nel partecipare emotivamente al suo dolore.

Dao Khanong - Animals Under Anesthesia - Still Life

"Il sole, in quel momento mi accecò": si polarizza in codeste parole (rivelate da un uomo durante il processo che lo vede reo dell'omicidio di un immigrato), l'attenzione per il lungometraggio del duo Anka & Wilhelm Sasnal, ispirato a Lo straniero, di Albert Camus. The sun, Sun Blinded Me, titolo fenomenale per un film le cui aspettative erano certamente troppo alte, riesce comunque a mantenersi su una discreta media privilegiando un'accurata estetica che in definitiva, nonostante la fonte letteraria, si compone essenzialmente dei fondamentali del cinema quali luce, angolature volte a ritagliare corpi (richiamando in parte lo stile lanthimosiano agli albori dell'ultima new-wave ellenica), a stringere volti nel dettaglio, sfumati nei lineamenti dall'accentuato utilizzo del fuori fuoco (nella singolare sequenza del tribunale). Resistono voci che si affastellano simultaneamente, e che paiono provenire dallo stesso aldilà popolato dei "fantasmi" che si materializzano davanti al vecchio Silva, l'eccentrico e romantico protagonista di Rio Corgo (Sergio Da Costa e Maya Kosa). La sua è un'esistenza sul viale del tramonto, della quale seguiamo gli ultimi e faticosi passi; l'incessante e solitario vagabondare da un villaggio all'altro del Nord del Portogallo. Terre mutabili, come i propri abitanti, alle quali Silva pare non riuscire più ad adattarsi, poichè il suo tempo è quello inalterato che affolla la sua mente, satura dei ricordi del passato, di cimeli che lui custodisce con commovente affezione. La sua vita finisce per essere un uniiverso al confine tra il reale e il fantastico, che solo i trasognati occhi di una bambina sono in grado di penetrare, perchè nelle favole è ancora possibile crederci. Se la mente di Silva però riesce ad arrestarsi sulla soglia dell'alienazione, decisamente più inquietante è la condizione in Compêndio da Vida de um Homem Gasto e o Seu Último Desejo Perante Ela, il cortometraggio di Eugenio Puppo e Ricardo Carioba, che vede un invalido su una sedia a rotelle (interpretato da Jean-Claude Bernardet, protagonista dell'accoppiato, in proiezione, documentario A Destruição de Bernardet) rinchiuso in quella che possiamo dedurre una clinica, sprofondare velocemente in una spirale di follia scatenata da una palla rossa che l'uomo inizia lanciare ripetutamente verso l'alto. L'ossessione per l'ipnotico gioco finisce con l'identificarsi visivamente tramite una serie di inversioni al negativo dell'ambiente, e del volto dell'uomo stesso, smarrito nel suo delirio...

Continua con la terza ed ultima parte, comprendente la personale top 10. 
Stay Tuned !

The Sun, Sun Blinded Me - Rio Corgo - Compendium

2 commenti:

  1. Molto interessante la selezione, spero proprio che un giorno, il qualche modo, riuscirò a vederne qualcuno.
    AW

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    1. Ti ringrazio, facile già che nell'arco di un anno qualcosa inizi a anche circolare.

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