23.4.14

Wendy and Lucy

Kelly Reichardt
USA, 2008
80 minuti

Wendy e la sua inseparabile cagnolina Lucy sono dirette in Alaska. La possibilità di trovare un lavoro sicuro è più alta che nello stato dell'Oregon, dove la crisi economica si fa sempre più pressante. Non tutto però procede per il verso giusto, una serie di circostanze impreviste (l'auto in panne, l'arresto, la scomparsa di Lucy, la carenza di denaro) porteranno Wendy a prendere una decisione sofferta...
Come già suggerisce il titolo, ci troviamo innanzitutto di fronte a un profondo legame affettivo; talmente intenso da sacrificarne i propri sentimenti per amore di colui, che da sempre, è considerato il migliore amico dell'uomo e in questo caso: "unica e fedele compagna di viaggio, di vita". Ma è anche un film piccolo Wendy and Lucy, è non di certo per la sua durata attorno all'ora e venti scarsa (compresi i titoli di coda). Lo è perchè procede con estrema discrezione, in modo pacato, come una sorta di road-movie della solitudine, silenzioso e prosciugato di qualsiasi eccesso che possa in qualche modo alterarne il naturale evolversi degli avvenimenti. Nonostante il suo ritratto prevalentemente urbano (escluse le lunghe carrellate in quel bosco che Wendy sembra ricercare come una sorta di ventre protettivo, ignara delle insidie che in esso possono celarsi), la regista opera controtendenza, rifiutando la chiassosità tipica di certe produzioni americane (d'altronde, siamo in pieno territorio indie) per rivolgersi con interesse a uno stile nettamente più europeo, tanto d'ammiccare quasi al cinema dei Dardenne, edulcorato però dall'instabilità della camera a mano. E' un film scarno e senza grosse pretese, ma che nella sua essenzialità riesce come pochi a penetrare in fondo al cuore, per colmarlo d'emozioni. A mirabile esempio, straordinariamente toccante è il momento dell'ultimo saluto tra Wendy e la sua affezionata "ragazza" (come spesso chiamava Lucy durante i loro giochi); una relazione di sguardi accorati, che oltremodo sconfina dal recinto della sfera privata per estendersi attraverso una lucidissima indagine che coinvolge tutta una società delusa, ormai indotta alla sopravvivenza e che silenziosamente (in maniera quasi inamovibile, direi: il guardiano - il meccanico - i clochard) popola le vie di quei piccoli centri dove il lavoro scarseggia, le fabbriche chiudono, e persino acquistare una scatoletta di cibo per cani diventa problematico. A maggior ragione, quando a mancare è il sostegno di una vera famiglia, come nel caso di Wendy (una Michelle Williams dai tratti quasi androgini) della quale poco ci viene svelato (oltre allo scopo e all'itinerario prestabilito), se non l'esile emergere di una condizione parentale sicuramente difficile (la telefonata alla sorella lascia alquanto dubbiosi sulle reali motivazioni del viaggio: forse una fuga?). E sotto quest'ottica, il lavoro di Kelly Reichardt sembra formarsi proprio sulla ricerca di una stabilità "famigliare" che, assente nella vita di Wendy, può al contrario prospettarsi nella futura vita di Lucy, grazie al generoso atto d'amore della ragazza. Ma ora, per Wendy non resta che un viaggio quanto mai carico d'incertezze, destinato a continuare in solitudine, e clandestinamente all'interno di quei vagoni merci che già nel prologo scorgiamo alternarsi in direzioni opposte, quasi a simboleggiare un ciclico movimento di vite, alla definitiva ricerca di un approdo.

12 commenti:

  1. Questo, lo ricordo poco ma, quel poco, lo ricordo con piacere. Un film discreto, senz'altro, e anche particolarmente intimo - un gioiellino da rivedere assolutamente. Lei, poi, è una delle poche registe americane che seguo con piacere. Il suo "Old joy", più che una folgorazione, è stata una vera e propria illuminazione. Peccato che quello che presentò a Venezia, con la Fanning, non mi piacque per niente.

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    1. Di Kelly Reichardt ho visto solo questo, vedrò di rimediare recuperando "Old joy", visto che ne parli bene. Comunque il produttore esecutivo di questo film è Todd Haynes, che sembra un altro dei pochi americani meritevoli. L'avevo già apprezzato con "Safe", che non è niente male.

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  2. mi è piaciuto molto.
    avevo scritto:

    bel film, Wendy fa davvero tenerezza, sembra la cuginetta di Chris/Supertramp, speriamo la vada meglio.
    come fai a non fare il tifo per lei e il suo viaggio?
    così sola e indifesa, ha l'amore di Lucy, dentro, il sogno del viaggio, fuga da una vita amara e triste, e la solidarietà della guardia notturna, l'unico che sembra capirla.
    cercatelo, all'inizio sembra un po' così, poi non smetti fino alla fine, e magari ti commuovi anche.

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    1. Io invece ne sono rimasto catturato fin dalle prime inquadrature ed è vero, non lo lasci più. Senza contare che è stato impossibile non commuoversi :)

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  3. Splendidi, sia questo che Old Joy. Sempre scarno, essenziale, senza pretese come scrivi (così è anche Night Moves, anche se concordo con il giudizio di Poor Yorick). Minimalista? Starei cauto ad azzardare una tale etichetta, specie su questo blog. Il mio preferito è Meek's Cutoff, ti consiglio fortemente di recuperarlo.

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    1. Ah, non ricordavo fosse suo "Night Movies". Seguirò il consiglio per "Meek's Cutoff" e anche per "Old joy" allora, visto che dopo Yorick, sei il secondo che me ne parla bene. Riguardo all'azzardo, effettivamente ero indeciso se inserirlo "anche" in quella etichetta ma alla fine, vista l'essenzialità della storia (pochi personaggi, messa in scena scarna, etc) credo che comunque un pò minimalista lo sia. Ovviamente non è contemplativo, sia chiaro, in quel caso il discorso cambia.

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  4. mmmh sembra triste, ma mi ispira, lo cercherò :)

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    1. E' molto commovente, ma soprattutto è un film semplice, girato con onestà :)

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    2. allora lo metto in lista, mi ispira xD

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  5. Recensione perfetta Frank, immensamente più completa e sentita della mia.
    Io l'ho visto da tutt'altra prospettiva, come un film a tesi sulla subdola distruzione che ricevi dal sistema.

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    1. Come ho appena commentato da te, la tua osservazione mi piace molto e trovo che attualmente, sia di sicuro più azzeccata della mia. Il sistema e la burocrazia ti annientano, verissimo, a partire dalle più piccole cose e questo film lo dimostra alla grande. Ottima recensione la tua, altrochè!

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    2. E' anche per questo che non leggo mai niente prima, probabilmente se ti avessi letto prima anche io avrei battuto di più su altre strade, le tue.
      E il vantaggio di leggere dopo non è solo quello di scrivere "puro" ma anche di scoprire solo poi visioni diverse dalle tue, il che è molto bello.

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