30.3.14

Drawing Restraint 9

Matthew Barney
Usa, Giappone, 2005
145 minuti

Il progetto di 'Drawing Restraint' può essere descritto come una sorta di fecondazione trasversale tra il desiderio di creare e la fatica di continuare a creare: un tentativo di rafforzare l'energia creativa senza permettere alla propria pratica di assumere una forma concreta. Alla base di 'Drawing Restraint 9' vi è un ciclo in tre fasi ('Situazione', 'Condizione' e 'Produzione') chiamato 'Sentiero', che è una meditazione sul processo creativo.
La 'Situazione' potrebbe essere descritta come una spinta naturale, un desiderio. la Condizione' diventa la rappresentazione di un imbuto disciplinante in grado di captare l'energia naturale e ancora senza meta per incanalarla verso qualcosa di utile. Nella fase di 'Produzione' inizia a emergere una forma." - Matthew Barney

Lui: Matthew Barney. Regista, fotografo, scultore. Rigoroso esponente dell'arte contemporanea, noto nell'ambiente soprattutto per il ciclo del "cremastere", Cremaster Cycle (in anatomia, un muscolo scheletrico che ricopre i testicoli), un progetto composto da cinque pellicole che variano dal medio al lungometraggio, distribuite dal 1995 in ordine non cronologico.
Lei: Bjork. La più eclettica cantante/artista/compositrice "avant-pop" del pianeta. Instancabile ricercatrice di nuove sonorità e nuove espressioni musicali, l'album Medulla (2004) può essere considerato l'apice delle sue sperimentazioni. Due Artisti (con la A maiuscola) così dovevano per forza incontrarsi, e dalla loro unione (non solo artistica) nasce Drawing Restraint 9, opera surreale, minimalista e profondamente poetica, che definire esclusivamente cinematografica è alquanto riduttivo. Per l'occasione, Bjork compone le undici tracce musicali che andranno poi a costituire l'omonimo album. E Barney sceglie il Giappone, dove a bordo della baleniera Nisshin Maru (giunta alla sua quarta "evoluzione") da sfogo alle sue visioni continuando nel ricercatissimo processo creativo intrapreso con il primo esperimento della serie Drawing Restraint (1988)*. DR9 è l'acme di questo processo; instancabile e ciclico (d'altronde i riferimenti a Cremaster sono tangibili, nella scultura di vasellina denominata The Field che domina sul ponte dell'imbarcazione), e destinato a riformularsi in un'immensa esperienza sensoriale di quasi due ore e mezza nelle quali la parola è annullata (eccetto sedici minuti nella parte centrale), lasciando spazio ad un'assenza che è pura generazione di rumori meccanici, stimolazioni uditive, percezioni visive che ergono dall'oscurità di una stiva. I due ospiti occidentali (gli stessi Barney e Bjork) intraprendono un viaggio (probabilmente, anche metaforico della loro relazione di coppia) che li porterà ad unirsi in un matrimonio di tradizione sciontista, attraverso precisi rituali di vestizione e degustazione del tè, fino all'evolversi (durante un temporale che esplode improvviso sulle note dell'inquietante Storm) in una vera e propria cerimonia di automutilazione (e mutazione) dove la rispettiva "morte" della carne, e dei sensi, origina semplicemente un varco "amniotico" atto a una futura palingenesi artistica (non a caso, la stessa Bjork, riguardo all'album ha dichiarato di come il progetto sia stato il più ambizioso della sua carriera). Ma oltre a questa fase di "Produzione" in cui la forma emerge, in maniera quasi palese, il film è talmente carico di simbolismi ermetici dal far desistere a ulteriori tentativi di decifrazione (tra i più ostici: il bambino che vomita, le pescatrici di perle, il midollo gelatinoso) se non si dispone almeno di una vasta conoscenza dell'operato complessivo dell'autore (Cremaster compresi) e per i quali si rischierebbe di scivolare facilmente in interpretazioni scorrette, visti anche i prevalenti riferimenti alla cultura giapponese. L'opera di Barney è chiaramente un viaggio, indubbiamente faticoso, ma che come tale va vissuto e per chi ha costanza di approdare alla riva, sarà un'esperienza indimenticabile. Il consiglio quindi, per evitare di premere il tasto stop dopo soli venti minuti di visione, è semplicemente quello di lasciarsi trasportare: visivamente e, uditivamente, dalle ipnotiche sonorità del "folletto islandese", solcando assieme all'imponente imbarcazione, l'Oceano della metamorfosi. DR9 è il "canto della sirena" che alla fine del percorso, attirerà i due protagonisti (artisti), mutati in cetacei, dirigendoli verso la spiaggia della "nuova rinascita" (fase creativa).
Menzione d'obbligo, infine, per il making of del film: No Restraint, che oltre a mostrare le varie fasi di lavorazione, approfondisce sulla realizzazione del progetto completo di Drawing Restraint, con filmati dei primi esperimenti, e su come Barney abbia sviluppato questa idea.

*Il progetto DR è attualmente composto da 17 opere non-filmiche (l'ultima, del 2010 e realizzata in Svizzera) che il regista concepì originariamente nel 1988, attratto dall’idea della rottura del tessuto muscolare dovuto ad eccessivo sforzo, dalla sua rigenerazione cellulare e applicando (attraverso una serie di performance fisiche) questo concetto alla creazione artistica.


13 commenti:

  1. Va be', questa non è una recensione: è un atto d'amore. Incommensurabile e bellissimo, con ogni probabilità uno dei pezzi più belli che tu abbia mai scritto. Il film, l'ho rivisto giusto ieri, e dubito si possa esprimere altro rispetto a quello che tu già qui sei andato a scrivere: più che una visione, per quanto sospesa sia, DR9 è un'esperienza di vita. Materica, fluida, suggestiva, embrionale - gli aggettivi si sprecano, e nonostante la prima volta che lo vidi mi diede l'impressione che, in alcuni tratti, si compiacesse troppo di se stesso ora è una di quelle pellicole che entrano di diritto tra le inestimabili.

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    1. Sicuramente la mia passione per Bjork ha giocato a favore. Comunque mi fa piacere che tu abbia apprezzato, perchè a dire il vero, rileggendolo mi dava l'impressione di uno scritto poco convincente nella seconda parte. Sei gentilissimo e ti ringrazio, anche perchè quei quattro termini, azzeccatissimi: "Materica, fluida, suggestiva, embrionale", paradossalmente sono proprio quelli che avrei voluto esprimere collegandomi al "lasciarsi trasportare"... Ora si, che la recensione può definirsi completa. E sono contento che anche per te, questo DR9 rientri tra gli inestimabili. Grandioso!

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  2. Concordo, recensione super!
    L'ho visto alcuni anni fa e non ricordo praticamente nulla Sicuramente avrei fatto bene a seguire il tuo consiglio e "lasciarmi trasportare: visivamente e, uditivamente, dalle ipnotiche sonorità del "folletto islandese", solcando assieme all'imponente imbarcazione, l'Oceano della metamorfosi". E, dato che il film il film "è talmente carico di simbolismi ermetici dal far desistere a ulteriori tentativi di decifrazione", non mi resta che rivederlo. Grazie!!

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    1. Eh, un filmetto giusto per questo periodo allora, potresti approfittare di revisionarlo al tuo rientro dal mare, così, giusto per rimanere in sintonia con la tua breve vacanza. Qui però mancano gli squali, in compenso ci sono le balene ;)
      Bando agli scherzi bombus, grazie per l'apprezzamento!

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  3. impatto "visivo / uditivo" semplicemente devastante !

    visione sospesa , GRAZIE !

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    1. Figurati! Grazie a te Davide, per essere passato da queste parti :)

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  4. Seguo spesso i tuoi post , chiedevo: sai dove posso trovare Pleasant Days di Kornél Mundruczó ?

    questo , il mio ind.mail: ihacki@libero.it

    ;)







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    1. Azz..La tua domanda è per me una sorpresa, perchè non lo conosco! Mundruczó però mi piace, ho visto "Delta" e "Frankenstein Theory", ora mi sento obbligato a informarmi su questo "Pleasant Days". Grazie :)

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    2. se vi interessa ancora SZEP NAPOK ( pleasant days) l'ho appena finito di tradurre in ita per AsianWorld, penso che i sub me li faranno rilasciare per metà maggio :)

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    3. Certo che si! Fammi sapere quando sono pronti e grazie per la tua disponibilità Dries :)

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    4. non so dirti quando me li pubblicheranno ufficialmente ma se vuoi dammi la tua email che te li invio in anteprima :)

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    5. Sei gentile, grazie! Scrivimi pure qui: visionesospesa@gmail.com

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