27.2.13

La Vie Nouvelle (Nuova Vita)

Philippe Grandrieux
Francia, 2002
100 minuti

Tra Sombre (1998) e Un Lac (2008) emerge La Vie Nouvelle, forse, al momento (ma molti dubbi restano ancora nell'attesa di una revisione con Un Lac), la miglior pellicola di Philippe Grandrieux. Cinema imperscrutabile fatto di ombre e luci offuscate, dettagli fuori fuoco, urla che esplodono soffocate dai volti tormentati degli attori, sonoro ossessivo ed ovattato.
La "Nuova Vita" del titolo è quella che il giovane militare Seymour, vorrebbe per Melania, prostituta che lavora all'Hotel Rodina, una sorta di bordello di stato in Bulgaria. Ma la ragazza appartiene a Boyan, un imprenditore che controlla il continuo traffico di prostituzione... Come dicevo, cinema imperscrutabile, dove l'occhio e la ragione umana vengono ostacolati da una tremolante barriera su cui è impedito vedere e comprendere oltre. l'esile storia infatti si riesce a seguire fino a circa metà film, poi diventa puro terreno fertile per le sperimentazioni visive di Grandrieux, quì, spinte all'eccesso: La Vie Nouvelle è un inarrestabile terremoto di sensazioni, tra il cinema french-extremitly di Gaspar Noè, alla forza visionaria di David Lynch. Tra sesso limite (la scena della masturbazione in out-focus, i frammenti di una vagina in dettaglio) e visioni che sfiorano il surreale. Il climax viene raggiunto nella indimenticabile e lunga sequenza in negativo, dove una massa di corpi alla forsennata ricerca del piacere più estremo invadono lo schermo. I personaggi sono attirati come animali dall'odore del sangue, come i cani che verso la fine sbranano Roscoe, il negoziante di "corpi". Il caos del degrado che domina quel luogo, alla fine prende possesso anche di Seymour, e la sua impotenza per non essere riuscito a salvare Melania, si sfoga nell'inquietante urlo di follia che esplode dalla più nera oscurità! Curiosamente questa è anche l'unica pellicola di Grandrieux ad avere al momento una distribuzione in Italia, grazie alla sempre attenta Bim.

3 commenti:

  1. Adoro Grandrieux, ma solo di recente ho avuto la forza di recuperare gli altri lavori, oltre "Un lac", e magari a breve scriverò su "Sombre" o su Grandrieux in generale, perché il suo modo di fare cinema credo sia entusiasmante, fondamentalmente perché Grandrieux non fa cinema: come giustamente dici tu, il suo è un "cinema imperscrutabile", e hai ragione da vedere, ma il che cozza terribilmente con l'idea stessa di cinema, col valore dell'immagine, della visività eccetera. Film interessante come pochi, regista scandoloso come pochi.

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    1. Non avevo dubbi che ti aggiudicassi anche questo. Gli insistiti riferimenti a Grandrieux nel tuo post su "Pulp fiction" quindi, scaturiscono anche da questa riconferma, presumo... Comunque hai già visto anche Sombre?

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    2. Soprattutto "Sombre"! Anzi, è proprio "Sombre" che mi ha fatto riflettere sul suo modo di fare cinema, di proporre un linguaggio dell'imperscrutabilità nel cinema, quasi a cozzare... che dico? a cozzare proprio contro l'idea di visibilità che ammorba il cinema.

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